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…se non vedevo non credevo

Il mese scorso mi telefona Annibale Casati (nella foto) per salutarmi prima di partire, destinazione Malawi. Annibale, un caro amico di Caprino che conosco da anni (e che frequenta il nostro sito), è medico chirurgo responsabile di una unità funzionale presso una clinica di Bergamo. In Malawi è stato chiamato da un missionario per valutare la possibilità di aprire lì un reparto di chirurgia generale.

Solitamente quando ci incontriamo ragioniamo prevalentemente sulle questioni pulsanti del nostro Paese: la crisi economica, lo stato sociale in declino, le anguste visioni della politica nostrana e così via. Argomenti che ovviamente offrono innumerevoli spunti per esternare indignazione e critiche, alle quali non ci sottraiamo mai. Eppure non mi è mai capitato di vedere Annibale così indignato e sconvolto come dal suo rientro dal Malawi.

Il motivo lo troviamo tutto nella mail che mi ha inviato pochi giorni fa e che di seguito pubblico, dopo averne ottenuta l’autorizzazione.

Propongo questo post per diverse ragioni. Perché penso sia esemplare circa le condizioni in cui versano gran parte delle popolazioni del continente Africa che sta proprio dietro l’angolo del Mediterraneo, perché le responsabilità di noi mondo opulento, sprecone e colonialista per storia, ci costringe a fare i conti con questa realtà, perché si racconta di persone del nostro territorio che per scelta esistenziale si fanno carico, per quanto possibile, di ripagare qualche torto e lenire qualche sofferenza.

Angelo Gandolfi

 

Ciao Angelo, sono rientrato 3 giorni fa dal Malawi e dire che sono sconvolto è poco.

Non pensavo che nel 2012 ci fossero situazioni simili nel mondo (e mi dicono che vi è anche di peggio).

15 milioni di abitanti e solo 4 ospedali con medici su tutto il territorio. L’ospedale della città di Balaka, dove io ero, bacino d’utenza 120.000 persone, non ha medici ma solo “medical official”, che sono infermieri professionali abilitati ad operare, ma non vi sono anestesisti…si va avanti alla viva il parroco.

AIDS endemico, come malaria e colera. Mortalità da parto elevatissima. Per un appendicite ti mandano a 300 km di distanza, se vi arrivi ti va bene altrimenti muori.

Ogni notte arrivano in ospedale 40 /50 bambini con problemi. Ne muoiono 5/6 al giorno! e la malaria è il killer maggiore.

Sono sconvolto, se non vedevo non credevo.

Per fortuna che vi sono gli aiuti internazionali e i missionari, che per me sono già santi per quello che fanno.

Ho conosciuto una ex infermiera di Erve, tal Rita Milesi di ormai 70 anni, che da sola con l’aiuto di persone generose ha costruito un orfanatrofio con 50 bambini. Sta spendendo la sua vita per questi bambini, per nutrirli e crescerli. Da nodo in gola….

Tornato a casa mi sembra di essere in un altro mondo. Adesso imparo a fare l’anestesista e appena posso…se riesco…ritorno.

Mi passa in secondo piano anche la politica italiana, che in confronto è poca cosa.

Per vivere in Malawi bastano 5 sacchi di farina all’anno a persona e la metà per un bimbo. Costo 50 € ALL’ANNO! Per chi lavora lo stipendio mensile è di circa 20 € (quest’anno hanno avuto una svalutazione del 50%).

Incredibilmente i cinesi hanno invaso anche il commercio…povero. I negozi(!) estranei a 2 catene presenti su tutto il territorio (metro e peoples) sono in mano ai cinesi, che evidentemente guadagnano anche su questa gente. Ai locali restano solo miserrime bancarelle spontanee ai lati della strada principale.

Gli indiani sono noti nel paese per i prestiti di denaro che fanno ad interesse di favore (15% al mese se sei raccomandato!)

Come faranno a rialzarsi non lo so.

Padre Mario, nella missione dove io ero, si occupa di istruzione e del sociale. Oltre alle scuole ha formato una cooperativa che ha ormai 32 attività con lo scopo di educare i Malawiani ad avere un futuro. Attualmente occupa più di 600 persone. Ha costruito scuole professionali con segherie, officine, impresa di costruzioni, ecc. E’ un vulcano…finché regge, perché va avanti con un defibrillatore……ma è fatalista. Adesso vuole fare un ospedale!

I missionari cattolici, per quel che ho visto, non guardano alla religione e trattano allo stesso modo mussulmani, cristiani, animisti, ecc. Addirittura a Nemwera, al confine est con il Mozambico dove vi è l’orfanatrofio di Rita Milesi, i mussulmani sono il 95% e i suoi bimbi sono quasi tutti di gruppi mussulmani (per fortuna gli orfani non hanno religione!).

Scusami se mi sono d’istinto dilungato.

Annibale.

P.S. Una cosa bella. Ho trovato moltissimi volontari giovani che passavano così le loro vacanze. Ragazzi fantastici che mi fanno essere ottimista (vi era anche un folto gruppo di ragazzi di Sala di Calolzio).

4 pensieri su “…se non vedevo non credevo”

  1. Il Dott Casati Annibale che conosco, con la sua preziosa testimonianza toccante, vissuta in Malawi, ci aiuta a riflettere
    come dei popoli dimenticati dal mondo, possono essere presi in considerazione solo da volontari e missionari cattolici.
    Proviamo ogni tanto a fermarci dagli egoismi e torniamo umili,
    pensando che su questo mondo grazie a queste persone straordinarie danno speranza di vita.CONTINUIAMO A FAR VEDERE
    PER CREDERE .Grazie Annibale della tua testimonianza.

  2. Parole sante Don Giuseppe! (e non è una battuta).
    La storia ha dimostrato i mali del comunismo, ma dei mali del capitalismo che dire?
    Le speculazioni finanziarie, la logica del profitto e dell’autoaffermazione, l’ arricchimento e l’incremento dei consumi (non sempre quello dei livelli di benessere sociali), sono un male altrettanto grande, anzi più grande perchè sta distrugendo il pianeta.
    I lodevoli aiuti prestati dai volontari e dai missionari non potranno mai risolvere il problema alla radice. Devono impegnarsi i governi ed i popoli cambiando il modello di vita. Non dico che gli aiuti non servano, anzi, per quelle popolazioni anche lenire una singola sofferenza è necessario. Quindi ogni aiuto è necessario.
    Purtroppo sono un pessimista (o forse un realista), nessuno è disposto (io compreso) a rinunciare ad una briciola del nostro benessere.
    Il modello imposto è: tutti vogliamo di più. Più ricchezza, più proprietà, più lusso, più sicurezza, più affermazione sociale, più potere ecc… Il capitalismo è il modello della “rincorsa” sempre più rapida e senza fine. Se io prendo sempre di più, rimarrà sempre di meno per gli altri. E per dirla semplicemente, poi le cose da prendere finiranno. Il giorno dopo, bisognerà essere ancora più scaltri, competitivi, aggressivi, potenti e senza scrupoli fino a che, per qualcuno, nell’ultimo gradino della scala gerarchica di potere, non rimarranno nemmeno le risorse essenziali. (vedi il nostro post sull’overshoot day http://www.unpaeseperstarbene.it/2012/oggi-e-lovershoot-day-siamo-ufficialmente-in-debito-con-il-pianeta/)
    Il tutto a scapito dei popoli del sud del mondo, diventati anche i continenti spazzatura dei nostri rifiuti tossici.

  3. Leggendo la testimonianza del dott. Annibale, che non conosco, anche a me piange il cuore. Ci sono state alcune volte in Malawi, l’ultima nel 2007 nella missione di Namwera perchè conoscevo due suore sacramentine e un missionario di Verdello che ora sono in paradiso. Ho conosciuto anche Rita e mi ricordo di aver battezzato, con il nome di Stefano,un bimbo da lei curato che stava malissimo e purtroppo non è riuscito a vivere!La presenza dei missionari è una ricchezza e un aiuto grande a livello umano. Ciò che è veramente grave che noi europei siamo solo preoccupati per la crisi economica (ma quale crisi, quella economica o quella morale?), pensiamo solo al nostro domani (anche se stiamo sempre bene!) e non ci curiamo di coloro che non hanno il necessario per vivere. Quando terminerà questa disparità? Quando condivideremo di più ciò che noi possediamo e in parte abbiamo tolto all’Africa? E’ incoraggiante conoscere tante persone e giovani che sanno donare del tempo,l’intelligenza e la propria professione agli altri. Che questo cammino non abbia mai fine!

  4. Della situazione del Malawi e dell’impegno del gruppo di sala parlavamo anche in questo post

    http://www.unpaeseperstarbene.it/2011/malawi-un-sostegno-per-una-scuola-di-vita/

    Certo che se ti fermi a pensare, la sitazione è veramente assurda. E poi ci vengono a parlare di PIL, crescita e spread. Ma cosa significa crescita? Significa che noi bravi consumatori occidentali dobbiamo continuare a consumare l’80% delle risorse del pianeta, mentre interi continenti muiono soffocati? Mah…

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