Browse By

Sulle nuove province pochi ragionamenti e molta demagogia

Il 4 ottobre l’Amministrazione comunale di Monte Marenzo ha rilasciato il seguente comunicato sulla questione del riassetto delle province previsto dal decreto legge sulla Spending review.

Nel merito delle questioni che riguardano il nuovo assetto delle province la posizione dell’Amministrazione comunale di Monte Marenzo è la seguente.

Riteniamo l’intera discussione sulle nuove aggregazioni delle province partita con il piede sbagliato e, di conseguenza, a nostro parere sono assolutamente inadeguati i provvedimenti contenuti nel D.L. legge 6 luglio 2012, n.95.

Più che condurre un ragionamento complessivo sulla natura e funzionalità delle istituzioni della Repubblica, è nostra convinzione si sia voluto dare un contentino demagogico ad una opinione pubblica giustamente indignata, anche se non sufficientemente indignata, dalla disonestà e dalla mancanza di responsabilità di tanti politici e alti burocrati che imperversano ad ogni livello.

A nostro parere bisognava prima di tutto fare una analisi critica implacabile delle condizioni complessive in cui versano le nostre istituzioni pubbliche, dal Parlamento sino al più piccolo dei comuni, passando da consorzi, parchi, comunità e organismi vari, e stabilire che devono esistere solo i livelli coerenti col principio costituzionale di far star bene i territori e le loro genti.

I livelli ottimali per la gestione della cosa pubblica devono rispondere ai principi fondanti di uno stato libero e democratico, non agli umori del momento o agli interessi di pochi privilegiati. I nodi che ci strangolano sono numerosi e complicati da sciogliere, ma cerchiamo almeno di individuare il senso dei punti che dovrebbero essere irrinunciabili per una autentica rivoluzione istituzionale.

–        I livelli istituzionali nazionali devono dotarsi di una forte capacità di governo e nel contempo essere compiutamente rappresentativi delle nuove complessità che innervano il Paese.

–        I livelli territoriali devono costituirsi in reti e valorizzare tutte le istanze delle comunità locali.

–        Gli organi politici rappresentativi e la struttura degli apparati tecnico-amministrativi devono avere il massimo della leggerezza nei costi e nelle procedure, il massimo di respiro nella progettualità e il massimo di incisività nelle azioni verso l’esterno.

–        La politica e suoi attori devono sentirsi appagati dall’onore di essere al servizio della comunità. Le indennità di carica devono essere parametrate al salario medio di un operaio, stabilendo, per esempio, un compenso fino a un massimo di due/tre volte quanto percepito da quest’ultimo per le cariche più importanti, senza ulteriori benefit e compensi accessori.

–        Definire senza alcuna sovrapposizione, o dubbi interpretativi, le competenze proprie di ogni livello istituzionale. Per fare un esempio non deve più esistere, come accade ora, che lo Stato si occupi di scuola, poi le Regioni erogano il buono scuola, poi la provincia eroga il buono libri, poi al comune resta tamponare i bisogni non soddisfatti dai precedenti istituti. Attualmente questa duplicazione di competenze è diffusissima e assolutamente insostenibile rispetto alla spesa pubblica e origine di intollerabili lungaggini.

–        Ogni livello istituzionale deve avere una capacità impositiva propria che consenta loro di assolvere alle rispettive competenze;

–        I vari livelli hanno l’obbligo istituzionale di contribuire alla tenuta sociale e civile delle comunità.

Premesso tutto questo ne consegue che il livello territoriale più vicino al cittadino deve essere un’area all’interno della quale si compiono i riti sociali fondamentali e dove si riconoscono gli elementi fondativi del territorio.

Perseguire queste finalità significa non correre il rischio di essere travolti dal solo richiamo dell’appartenenza partitica, o orientati a solleticare un deleterio populismo sostanzialmente antidemocratico e di corto respiro.

La discussione deve approdare a risposte concrete di problemi reali, che possono essere:

–        alla mattina, quando si muovono migliaia di lavoratori e di studenti, verso dove sono diretti e come organizzare i trasporti e i servizi per rendere agevole queste funzioni fondamentali?

–        un livello territoriale intermedio si identifica per l’esistenza di luoghi di grande attrattiva e dove si compiono relazioni decisive della vita pubblica, quali quelle tra strutture economico-produttive e istituzioni scolastiche e di ricerca, tra reti di servizi sanitari e socio-assistenziali con i luoghi per i tempi di vita e culturali, tra aree urbanizzate e spazi naturalistici;

–        per definire un ambito territoriale intermedio non è anche importante ragionare sull’accessibilità verso le articolazioni e le istituzioni statali (tribunali, istituti previdenziali, presidi per la sicurezza, ecc.)?

–        inoltre, come s fa a non mettere in primo piano dei ragionamenti qual è l’ambito territoriale intermedio ottimale per la gestione del ciclo dell’acqua? o per il trattamento dei rifiuti? o per delle forniture di energia? o per riorganizzare e manutenere le reti viarie?

Queste sono i temi che dovevano stare al centro dei ragionamenti, ma per ora sono rimasti al margine. Se si continua con questa vacuità alla fine si arriverà ad una riaggregazione delle province e conseguire il solo risultato di sopprimere qualche consiglio provinciale e qualche presidenza. Ben poca cosa.

Probabilmente se si fosse imboccata una strada meno convulsa, si sarebbe arrivati a soluzioni migliori.

A nostro parere si poteva, con serenità, anche pensare alla soppressione definitiva delle province se prima si fosse affrontato il nodo della necessità di aggregare, unire, mettere insieme i comuni piccoli e medio-piccoli, per creare delle aree che per dimensione, abitanti, elementi del territorio, possano interloquire direttamente con le Regioni (ovviamente con Regioni profondamente moralizzate e riformate). Soprattutto è necessario riportare queste ultime alla loro vocazione costituzionale di organi legislativi e di programmazione, lasciando le competenze di governo ai comuni e all’ente intermedio (province) per le questioni intercomunali.

Ribadiamo la nostra posizione. Le caratteristiche identitarie della comunità nazionale è storicamente segnata dai piccoli comuni, ma l’unico modo per garantire la loro sopravvivenza e la sopravvivenza dei valori che esprimono, è necessario promuovere la loro aggregazione per migliorare la qualità di vita dei cittadini e garantire, non solo il mantenimento dei servizi propri di ogni comunità civile e progressista, ma favorendone l’evoluzione verso modelli uniformi e stabili nel tempo.

A questo punto, se le province riformate devono comunque continuare ad esistere, non è prioritario ora decidere se per Monte Marenzo è meglio aderire ad una nuova provincia, o andare con Bergamo: l’importante è che la Valle San Martino sia una realtà istituzionale unica capace di “contrattare” la sua appartenenza ad un territorio, piuttosto che ad un altro.

Spieghiamo. Se ci fosse l’unione della Valle San Martino questa chiederebbe al livello intermedio un Piano d’area strategico che la riguardi, con indicati obiettivi, risorse, strumenti, tempi di attuazione, con lo spirito e le finalità proprie degli elementi costitutivi indicati in precedenza. Il livello intermedio che meglio saprà interpretare e sostenere questa progettualità condivisa sarà quello che ci “meriterà”, sarà quello che noi potremo scegliere. Senza ideologismi, senza retropensieri partitocratici e di interesse di bottega.

Noi la vediamo così e cercheremo di operare in questo modo anche nei prossimi mesi.

3 pensieri su “Sulle nuove province pochi ragionamenti e molta demagogia”

  1. …in effetti.
    Propongo come Provincia di appartenenza Stoccolma o Gotheborg o qualche altra città svedese.
    Questo perché in Svezia, con lo stesso livello di tassazione che abbiamo in Italia, i cittadini hanno p.e.:
    – Per ogni nascituro la madre (svedese o no purché risieda in Svezia) riceve circa 300 € mensili fino al compimento del 18° anno del figlio
    – L’università é del tutto gratuita e se stai in corso con gli esami ti danno anche un piccolo stipendio
    – Hanno realizzato molti alloggi apposta per i giovani per i quali paghi un affitto ridicolo
    e via di questo passo.
    Sono praticamente sconosciute le auto blu. Chi fa il politico ritiene di essere un cittadino che sta lavorando per tutti gli altri cittadini. Burocrazia praticamente zero.
    Lo scorso anno, a Stoccolma, mi hanno rubato il portafoglio e al ritorno in albergo l’addetto alla reception ha telefonato alla polizia facendo la denuncia per telefono e on line. La polizia ha comunicato che potevo ritirare la denuncia la mattina successiva in un qualunque ufficio di polizia! Proprio come da noi….

  2. Il dibattito che si fa nelle istituzioni e sui giornali tra gli addetti ai lavori (molti di loro interessati) sulle Province non mi appassiona.
    Qualcuno dibatte se è meglio la nuova Provincia o tornare a far parte di quella vecchia…
    Qualche ex ministro della Lega (Castelli) cavalca l’onda e i giornali titolano: Monte Marenzo vuole diventare bergamasca.
    Per far cosa? Per alimentare con denaro pubblico il sottobosco politico di questo o quel partito?
    Intanto Castelli continua indisturbato a viaggiare in auto blu o grigia che sia a spese di Roma ladrona, quindi a spese nostre, di lavoratori dipendenti e di pensionati che le tasse le pagano tutte.
    Si taglian le Province (poco) e un pochino le Regioni con la spending rewiev. Ma il Governo Tecnico (sostenuto da tutti quanti gli altri Partiti) si guarda bene da tagliare TUTTE le auto blu o grigie e la Consigliera Minetti fra qualche giorno avrà il diritto di percepire una pensione maturata a 27 anni!!
    Basta, se no mi arrabbio.
    Eppure i tencici e i supertecnici del governo (manco a dirlo strapagati e stra-anziani che potrebbero lasciar posto a qualche giovane) ci avevano chiesto come e dove tagliare (non avevano idee poverini). Risultato se ne sono bellamente infischiati dei nostri suggerimenti.
    Anche della tua proposta Graziano. Perché io, la tua riforma costituzionale l’ho mandata ai supertecnici dicendo: “leggete cosa dice il mio amico Graziano. Confido si tenga conto di un suggerimento che, oltre a snellire la burocrazia, farebbe risparmiare un bel po’ di euro.”
    Niente!
    Caro Graziano e cari voi tutti di UPper, quando sento se dobbiamo decidere tra Bergamo e Monza Brianza rispondo: e perché non Siena?, o meglio, perché non Akershus? (sta in Norvegia, dove il nuovo ministro della cultura, è donna, ha 29 anni ed è musulmana! E va a lavorare in bicicletta come il Primo ministro e il Re!)

  3. Condivido la riflessione. Condivido che si ragioni in astratto.Da queste stesse riflessioni ho dedotto:
    L’Italia che potremmo amare

    1. L’Italia è una Repubblica formata da Distretti Amministrativi.

    2. I Distretti sono di due tipi: Distretto metropolitano (DM 10 le città superiori a 300.000 ab.) o Distretto di territorio (DT circa 200) (scompaiono REGIONI,Regioni Autonome, PROVINCE, Province Autonome, COMUNI, COMUNITÀ MONTANE, PREFETTURE)
    3. Il Distretto è un’unità territoriale ed amministrativa con un minimo di 300.000 abitanti o di 1500 Kmq. di superficie. (L’Italia e 302.000 Kmq e ha circa 59 milioni di abitanti)
    4. Ogni distretto ha un Consiglio di Distretto e un Presidente del Distretto che ha anche funzioni di rappresentante locale del governo centrale (con funzioni anche di prefetto ecc)
    5. Il Distretto ha competenza su tutto quanto riguarda l’Amministrazione del territorio(DT) o della Città (DM). Dalla pianificazione alla gestione.
    6. Fornisce tutti i Servizi della Pubblica Amministrazione (anche Ufficio del Registro, e delle Entrate). Raccoglie tasse e Imposte e ne destina il 12,5% (+ o -) del totale allo Stato Centrale. Emana norme secondo le direttive impartite dallo Stato Centrale.
    7. Può istituire tasse di scopo con limite temporale definito. Su tali tasse non viene calcolato quanto dovuto allo Stato. (Se i cittadini sono d’accordo di fare una strada, o un nuovo acquedotto, e le finanze pubbliche non lo permettono)
    8. Ogni Distretto Territoriale elegge un Membro del Parlamento centrale (MP che diventano circa 200-250 in tutto) che dura in carica 4 (o 5) anni. Ogni Distretto Metropolitano elegge un Membro del Parlamento ogni 300.000 abitanti.
    9. Altri 10 o 20 Membri del Parlamento possono essere nominati tra la coalizione vincente per dare stabilità ai Governi.
    10. Lo Stato Centrale ha competenze esclusive in materia di Difesa, Giustizia e Rapporti Internazionali che può delegare all’Unione Europea. Recepisce le direttive Europee e le trasforma in leggi Nazionali.
    11. La Giustizia è ad ordinamento autonomo e amministrata con sedi territoriali in coincidenza dei Distretti.
    12. Lo Stato Centrale emana direttive nazionali in materia di Cittadinanza, Sanità, Istruzione, Ambiente ed Energia, Tasse ed imposte di carattere generale (I.V.A., Imposte Dirette ecc).
    13. Detta norme ai Distretti per quanto riguarda Porti Marittimi o su Bacini di Confine, Aeroporti, Strade Nazionali e Internazionali e per ogni materia che riguardi due o più distretti e sulla quale i distretti interessati non si mettano d’accordo.
    14. Lo Stato Centrale riceve, su base annuale ed entro l’anno successivo, il 12,5% delle entrate lorde di ogni distretto.
    15. Fino al rientro nei parametri europei (60% del PIL) ogni Distretto versa un ulteriore 2,5% delle entrate destinato ad abbattere il Debito Pubblico. (che divora, ogni anno, 80/90 miliardi in interessi)
    16. Lo Stato Centrale amministra per conto dei Distretti un fondo di solidarietà tra i Distretti medesimi.

    Manca ovviamente quasi tutto ma mi pare che la struttura, negli assi portanti possa essere sostanzialmente così.
    Mettiamo al lavoro i Costituzionalisti ma teniamo fermo l’obiettivo che resta quello di conquistare una macchina nuova che funzioni meglio da lasciare ai nostri figli.

    Maggio 2007
    Giugno 2010
    graziano morganti

    e se volete approfondire:
    http://www.partell.it/2010-%20giugno%20Riforma%20amministrativa%20base.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.