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Di che razza siamo?

Ieri sera Davide Spreafico, il nostro amico musicista degli Ouroborus, che ha collaborato con noi per le musiche originali della rappresentazione teatrale di “Io sono la mia opera”, ha scritto sulla sua pagina Facebook un lungo racconto di quanto gli era appena accaduto.

Dopo averlo letto ho chiesto a Davide il permesso di pubblicarlo perché credo possa essere uno spunto di riflessione di cosa siamo e come viviamo.

Davide mi risponde “Ciao Sergio! Mi farebbe piacere divulgarlo perché il fatto mi ha lasciato talmente sconcertato che stento ancora a crederci… Quindi pubblicalo senza problemi.”

Ecco allora il suo racconto e, se lo ritenete opportuno,  dite la vostra.

 

 

Leggete cosa mi è accaduto un’ora fa tornando, dal lavoro. L’indifferenza delle persone mi ha lasciato ancora una volta senza parole…

 

Tornando da Monza, sulla statale che passa da Osnago, ho notato un rallentamento, insolito per l’orario, e un uomo in abiti casual, sulla cinquantina, che corricchiava a bordo della strada. Non so perché, ma il mio sesto senso mi ha avvertito di qualcosa che non andava per il verso giusto e infatti poco avanti, proprio nella mia carreggiata, c’era un cagnolino bianco, sembrava un barboncino, che correva disperato.

Le macchine nella mia corsia lo superavano, attente a non investirlo, ma senza fare il minimo tentativo di fermarsi e prenderlo, quelle della corsia opposta procedevano quasi come se niente fosse. Intanto il padrone, disperato, era salito sulla sua macchina parcheggiata a lato della strada e proseguiva in auto, con la moglie, tentando di avvicinarsi al suo cane.

Io ero in ansia per il cane e ogni macchina che vedevo superarlo trattenevo il respiro sperando che non lo investisse.

Quando, procedendo a rilento, ero sempre più vicino al cane (che nel frattempo avevo capito essere proprio un barboncino) ho preso la mia decisione: ho accostato la macchina al primo spiazzo libero, sono sceso, ho tolto la giacca, chiuso la macchina, e mi sono lanciato all’inseguimento del cane. Ero di fronte alla Toyota di Osnago quando ho iniziato a correre.

Ho superato molte macchine correndo a più non posso e ho inseguito il cane che nel frattempo, spaventato dalle macchine dietro e di fronte, non ne voleva sapere di fermarsi. Raggiunto il cane ho cercato di prenderlo ma lui mi è scappato, veloce e impaurito, così ho ricominciato a inseguirlo.

Molte volte l’ho raggiunto e lui mi è sempre scappato perché, da solo, non ero in grado di bloccare la bestiola. Mi bastava l’aiuto di una sola persona tra le decine che mi hanno seguito lungo la mia corsa ma nessuno, nessuno, si è degnato di scendere un attimo dalla macchina e aiutarmi a prendere il cane.

Alla fine, superato il Decatlon di Osnago non ce l’ho più fatta e ho dovuto cedere. Ero stremato e con più di 2 km di strada da fare per tornare alla macchina.

Il cagnolino nel frattempo si è infilato in una stradina secondaria che portava al paese. Da solo non ce l’avrei mai fatta ad acchiapparlo ma con l’aiuto di una sola persona, una soltanto, sarei riuscito a riconsegnare sana e salva la bestiola al suo padrone! Invece niente! Le macchine che mi avevano seguito per quei due km mentre io raggiungevo e mi facevo scappare il cane mi hanno superato come se niente fosse, grati con me solo perché finalmente qualcuno aveva liberato la strada senza sprecarsi a investire il cane.

 

Oltre alla delusione personale per aver fallito, sono rimasto schifato dall’indifferenza delle persone e dai loro sguardi. Il disprezzo che avevano negli occhi quando guardavano in faccia quel pirla che si è preso la briga di correre dietro a uno stupido cane troppo impaurito per lasciarsi prendere.

 

L’unica consolazione me l’hanno data i padroni del cane che hanno assistito al tutto da lontano in coda… Mi hanno ringraziato sinceramente ma io gli ho detto di non perdere tempo e di andare nella direzione che aveva preso il loro cane.

Vorrei avergli lasciato il mio numero per sapere se sono riusciti a ritrovarlo ma purtroppo mi sono dimenticato.

 

Mi rimarranno sempre impressi nella mente gli sguardi: quello disperato dell’animale in pericolo di vita e quello indifferente e sprezzante dell’uomo annoiato perché uno stupido cane ha deciso di provare a sopravvivere.

 

Un pensiero su “Di che razza siamo?”

  1. unico commento che sento di esprimere non con le parole, ma con il cuore che urla é: restiamo umani!, non lasciamoci abbruttire da chi ci spinge all’indifferenza ed al cinismo. Oggi si parla di un cane, domani magari di un bimbo, di un vecchio, di una donna, …….di noi

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