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Le parole e le immagini del 4 novembre 2014

Cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale. Il 4 novembre festeggiamo la ricorrenza della fine di quel conflitto. Da allora ancora guerre, ancora morti.

Stamattina a Monte Marenzo, durante la cerimonia di commemorazione i richiami alla ferocia della guerra e alla necessità di pace ha avuto diversi momenti significativi. A cominciare dall’omelia pronunciata in chiesa da Don Giuseppe Turani, che oggi, in concomitanza con la ricorrenza religiosa della commemorazione dei defunti, ha ricordato in modo particolare le vittime della prima guerra mondiale e di tutte le guerre. L’ennesima occasione, per Don Giuseppe, per parlare con grande passione di pace, giustizia e fratellanza.

Poi, durante la cerimonia dell’alzabandiera e della posa di corone al Monumento dei Caduti, Elio Bonanomi, capogruppo degli Alpini di Monte Marenzo, ha letto i nomi di tutti i soldati di monte Marenzo deceduti durante i conflitti.

Infine Paola Colombo, Sindaco di Monte Marenzo,  ha pronunciato il suo discorso davanti ai cittadini, ricordando che “la strada da seguire è quella dell’incontro, della condivisione, del dialogo. Così si costruisce la pace, così si onora la loro Memoria, così si dà senso compiuto alla Patria come fulcro della nostra coscienza civile e democratica.”

Qui le immagini nel fotoracconto di Adriano Barachetti. Più sotto il testo del discorso pronunciato dal Sindaco Paola Colombo.

Commemorazione del 4 novembre 2014

Saluto cordialmente i cittadini, le associazioni, il parroco don Giuseppe, che sono presenti a questa cerimonia del 4 novembre con la quale ricordiamo oggi, solennemente, il sacrificio dei militari italiani nella guerra del ‘15-‘18. La prima guerra mondiale è stato uno dei conflitti più sanguinosi dell’umanità. Nei quattro anni e tre mesi di ostilità considerando tutte le nazioni coinvolte persero la vita circa 9 milioni e 700.000 soldati di cui 650.000 italiani.

La ricorrenza del 4 novembre rappresenta il simbolico richiamo a un passato che non dobbiamo dimenticare, l’occasione di celebrare l’unità nazionale rendendo omaggio al valore e alla dedizione delle nostre Forze Armate che, oggigiorno, indossano con coraggio e fierezza le divise dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri.  Questa ricorrenza, esprime la doverosa gratitudine a quanti hanno pagato con la vita quei diritti di libertà e democrazia che abbiamo la fortuna di poter oggi considerare come acquisiti.

Qualche decina di anni fa la presenza dei cittadini a questa commemorazione contava molti reduci che ci hanno lasciato nel corso degli anni, ma che ci hanno chiesto di continuare a celebrare questa giornata perché è necessario fare memoria della tragedia della guerra e rendere onore a chi per la causa della pace ha sacrificato la propria esistenza, i propri affetti ed i propri sogni. La guerra non è quella dei generali e delle gloriose battaglie, la guerra è nella sofferenza e nella paura dei soldati mandati al fronte. La guerra è sempre un orrore e un inutile strage e nessun ideale può giustificare un sacrificio così grande di vite umane.

Noi e i nostri figli abbiamo avuto una vita facile, libera da soprusi e tirannie e facciamo molta fatica a capire che libertà e democrazia non sono scontate. Cerimonie come quella odierna hanno il dovere di ricordare, non solo per non dimenticare, ma anche perché ognuno di noi faccia veramente proprio il desiderio e la voglia di pace e la metta in pratica a partire dal proprio ambito familiare e lavorativo.

Viviamo in una realtà cosmopolita e multietnica, nella quale le distanze e i confini sono annullati dalle tecnologie della comunicazione. Siamo parte di una società aperta che deve salvaguardare la libertà e la pace con impegno e coscienza di tutti non solo delle persone che hanno una responsabilità politica, ma ciascun singolo cittadino non deve sottrarsi nel far valere e comunicare giusti valori e principi agli altri. Il lavoro è lungo e impegnativo, ma non dobbiamo mai stancarci o diventare indifferenti a quello che succede intorno a noi.

La prepotenza dell’uomo non ha fine e in decine di luoghi nel mondo violenza e guerra sono all’ordine del giorno da decenni e non fanno quasi più notizia: interessi economici, piani geopolitici, avidità di denaro e potere, l’industria delle armi portano alcuni uomini a pensare solo a se stessi ignorando il resto dell’umanità in balia dei loro capricci. Inoltre viene utilizzata la religione per giustificare i conflitti, ma chi lo fa non lo fa perché è credente, ma per dominare altri popoli. Numerose sono le nazioni coinvolte nei vari conflitti che spesso si svolgono nelle aree più povere e bisognose del mondo e le prime vittime sono i bambini e le donne sempre ignorate nelle grandi decisioni.

Uno dei motivi per cui andare davvero fieri della nostra nazione è essere stati tra i soci fondatori del progetto europeo. Grandi personaggi in tutt’Europa, ma anche grandi italiani hanno sognato prima ancora che costruito un’Europa senza guerre. Come diceva Jean Monnet  “meglio litigare intorno ad un tavolo che su un campo di battaglia”.

Alle giovani generazioni dobbiamo lasciare non solo le conquiste politiche e civili che sono state realizzate in questi anni, ma anche la memoria delle ferite laceranti che hanno segnato il percorso delle nazioni europee verso la cultura della giustizia, della pace, della tolleranza e della libertà.

Dobbiamo tutti insieme lavorare per la pace e la stabilità con fermezza e tenacia perché mai più debba ripetersi un passato di violenza. Le gesta generose di quei combattenti, provenienti dal Sud, dal Nord, da ogni regione d’Italia, non devono restare una muta testimonianza, ma devono essere un esempio di dedizione al dovere, di altruismo, di solidarietà con i propri compagni e con gli stessi avversari e rispetto per i valori dell’uomo.

Tocca a noi oggi tenere vivo un gesto di affetto, vicinanza e gratitudine per quegli stessi militari che morirono nell’adempimento dei loro compiti. Il loro sacrificio, che oggi ricordiamo commossi,sia vivo in ciascuno di noi quale segno concreto della disponibilità a spendersi per gli altri.

Ed è proprio questo che i Caduti cui dedichiamo la nostra commemorazione sincera ci hanno mostrato: che la strada da seguire è quella dell’incontro, della condivisione, del dialogo. Così si costruisce la pace, così si onora la loro Memoria, così si dà senso compiuto alla Patria come fulcro della nostra coscienza civile e democratica.

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