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La pace e la libertà

Ieri pomeriggio ero a Lecco con Giorgio Toneatto per due motivi. Per seguire la Marcia della Pace “Non più schiavi ma fratelli”, organizzata  dal decanato di Lecco e da numerose Associazioni che è partita da Acquate e si è conclusa nella Basilica e per partecipare all’iniziativa “Libere matite”, organizzata spontaneamente dal mondo civico lecchese, da Elena Scolari e Luca Radaelli di Teatro Invito in solidarietà con la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e contro il terrorismo che ha colpito al cuore di Parigi.

La pace e la libertà, quindi. Due temi complementari, due diritti fondamentali. Ne scrivo in ordine cronologico come li abbiamo visti ieri.

 

La pace.

La Marcia della Pace si svolge a Lecco in occasione della giornata mondiale della Pace. Come ogni anno è costruita su un tema, per quello di quest’anno ci si è riferiti al messaggio lanciato da Papa Francesco “Non più schiavi ma fratelli”.

Sono tantissime le persone dietro gli striscioni che percorrono le vie del centro e salgono le scale che portano sul sagrato della Basilica. C’è il Prevosto di Lecco, il Sindaco Brivio, Padre Cupini della Comunità di via Gaggio.

Nel cielo azzurro sono stati lanciati palloncini colorati che sostengono uno striscione con una sola parola: Pace. E poco prima, In piazza Garibaldi è stato compiuto il simbolico gesto di liberarsi dalle catene invisibili dell’indifferenza.

Davanti alla Basilica di San Nicolò abbiamo assistito  all’esibizione dei ragazzi della “Compagnia dello specchio” dell’oratorio di Valmadrera, che hanno cantato e ballato alcuni brani tratti dal musical sulla vita di San Francesco.

 

La libertà.

In Piazza Garibaldi su una panchina ci sono delle matite appoggiate e dei cartelli con la scritta “libere matite” che si mischia ad altre parole per comporre altri slogan. Sotto ci sono alcune candele accese.

Le persone qui sono meno, ma tante se si considera che il tutto è nato dal passaparola. Qualche richiamo sui social network e molti sono arrivati qui. Molti non hanno potuto farlo per diversi impegni e molti di noi sono qui anche in rappresentanza di tanti amici che non hanno potuto venire. Come Don Giuseppe, il parroco di Monte Marenzo, che mi ha detto “vai anche per me”, o Angelo, influenzato, o Cristina che mi ha telefonato dalla Svizzera dicendo “sono con voi”.

Tra la folla ci sono alcuni amici di UPper, Cinzia e Sergio, Pina e Lidano, passa anche Andrea con alcuni adolescenti dell’Oratorio.

Al microfono si alternano gli attori-lettori che leggono pagine di Giordano Bruno, Cesare Beccaria, Charles Darwin, John Milton, John Stuart Mill.

L’Assessore alla cultura Michele Tavola non avrebbe voluto intervenire ma, dice, sentendo al mattino le dichiarazioni di Jean-Marie Le Pen, che si è dissociato dalla solidarietà nazionale sulla strage nella redazione del periodico francese, estrae dallo zaino un cartello nero e lo mostra alto al pubblico: “Je suis Charlie”, io sono Charlie.

Ma è Albert Bagno, l’amico parigino di Calolzio, mezzo armeno e mezzo ebreo, che scuote il pubblico presentandosi con il tricolore francese al collo e uno dei suoi burattini con una matita tra le braccia anziché il bastone. Cita il suo concittadino Voltaire che si batteva per la libertà di espressione: “ Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu possa esprimerla”.

Albert si avvicina poi a Giorgio e gli chiede alcune foto perché possa mandarle ad un giornale francese (vedi link http://www.unpaeseperstarbene.it/2015/lecco-est-charlie/ ) e subito dopo al microfono si avvicina un ragazzo algerino, musulmano che vuole dire con forza che questi atti di terrorismo non c’entrano nulla con la sua religione. L’islam è pace, ribadiscono subito dopo un altro ragazzo di colore della Costa d’Avorio e l’Imam in rappresentanza della Comunità islamica di Lecco che sottolinea la lettera “p”, ovvero che essere musulmani vuol dire perdonare e perfezionarsi: il Profeta invitava al perdono e alla conoscenza.

Anche una donna velata si avvicina al microfono, anche lei a condannare il terrorismo e dire che la religione deve unire, non esiste uccidere per la religione.

Interviene anche un vignettista (perdonatemi mi è sfuggito il nome, anzi mi sembra non si sia presentatato), che ha conosciuto personalmente alcuni colleghi di Charlie Hedbo e la sua commozione non gli permette di continuare.

Con voce flebile invece, ma precisa, prende la parola Alfredo Chiappori, grande vignettista lecchese, anche lui amico di alcuni redattori uccisi dai terroristi, a dire che con la satira, l’arte si è schierata contro il potere e ha concorso alla conquista delle libertà civili.

C’è anche un rappresentante della Cellula Coscioni di Lecco, che si presenta con un cartello con una stella di David disegnata. “Sono ateo”, dice, “ma questa stella vuole ricordare anche i morti ebrei del supermercato di Parigi.”

Tanti volti e tante voci, intorno a quella panchina, così diversi tra loro per storia, religione ed opinione. Ma tutti a dire “no al terrorismo, sì alla libertà e alla pace”.

 

Le immagini delle due gallerie fotografiche sono di Giorgio Toneatto.

2 pensieri su “La pace e la libertà”

  1. Elogiando la manifestazione di Lecco e complimentandomi Sergio e Giorgio per la cura con cui è stato realizzato l’articolo, gradivo riportare il pensiero del Circolo Partito Democratico di Monte Marenzo e dei propri iscritti circa gli episodi di Parigi.
    Il circolo del Partito Democratico della Valle San Martino, comprendente Monte Marenzo, Carenno e Torre de Busi, è solidale con il popolo francese e vicino alle famiglie delle vittime del terribile attentato terroristico che ha insanguinato Parigi.
L’Europa intera e le persone libere di ogni parte del mondo devono sentirsi colpite e di conseguenza rispondere in maniera unitaria a chi alimenta odio e violenza con simili barbari attacchi.
Quanto avvenuto non centra nulla con la religione: è un atto terroristico crudele e violento. Colpire la libertà di stampa e di espressione significa minare le basi della democrazia e della tolleranza. La libertà e la tolleranza sono bandiere da adottare senza alcuna ambiguità, il diritto di critica si può esercitare solo rispettando il diritto di libertà di tutti, soprattutto nell’informazione. L’Europa che abbiamo scelto di vivere e costruire si fonda sul rispetto reciproco delle diversità ed oggi più che mai è necessario bloccare chi sfrutta una tragedia simile per alimentare le differenze. Libertà, uguaglianza e fraternità sono i principi cardine della Rivoluzione Francese, quali si basano tutte le democrazie. Non possiamo rinnegare proprio oggi questa storia secolare, dobbiamo, invece, stringerci nel momento del dolore per studiare una strategia comune in grado di isolare i violenti senza generare inutili discriminazioni.
Occorre adesso aumentare la vigilanza promuovendo una seria azione di prevenzione e controllo. L’Europa è un obiettivo per questi fanatici che non rispettano la volontà delle persone.
Ora è importante che l’Islam alzi la voce in modo netto contro questo attentato e tutti noi dubbiamo tutelare quanti vivono pacificamente nelle nostre comunità, altrimenti si finirà con l’alimentare una guerra senza fine. Così come è necessario che il nostro Governo, d’intesa con l’Unione Europea, gli Stati Uniti e le altre parti del conflitto, avviino progetti in grado di risolvere con spirito di pace le guerre in corso nell’area Medio Orientale, non solo per il numero esorbitante di vittime innocenti, ma per rappresentare pericolosissimi focolai volti ad alimentare le multinazionali del terrore.

  2. Ringrazio Sergio e Giorgio di avermi fatto partecipe della manifestazione di Lecco. Tra le foto ho riconosciuto molte persone con le quali ho condiviso momenti importanti, ma che da tanto tempo non ho più avuto occasioni di incontro.
    Che splendida sensazione scoprire che, pur percorrendo ognuno di noi cammini diversi e sperimentando esperienze differenti, in alcuni passaggi cruciali della nostra storia ci si ritrovi fianco a fianco con lo stesso spirito e pensiero, per la libertà, per la giustizia, per la solidarietà e la tolleranza.
    Se riusciamo a rimanere umani nonostante le atrocità degli accadimenti, c’è speranza, c’è grande speranza.

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