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In Biblioteca per fare “Memoria”

Andrea inizia a leggere alcune pagine tratte da Pippo vola sulla città di Antonio Quatela. Sono testimonianze di alcune persone che hanno trascorso la loro infanzia a Milano durante la seconda guerra mondiale. A quel tempo erano bambini, eppure alcuni ricordi sono limpidissimi. “Pippo” era il nome con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, gli aerei da caccia notturna che compivano solitarie incursioni nel nord Italia.

Andrea legge ad alta voce a noi, seduti intorno a due tavoli dove sono sparse riproduzioni di documenti d’epoca sulla guerra e sull’olocausto. Dietro di noi ci sono alcuni pannelli allestiti appositamente per la “Giornata della Memoria”, il 27 gennaio.

La Presidente della Biblioteca, Virginia Vitali, ha voluto riproporre, insieme a noi dell’Associazione Culturale UPper, questo piccolo spazio e momento in Biblioteca in ricordo di questa Giornata. “Troviamoci a pagina 27” è il pretesto per incontrarsi a leggere, ascoltare e fare memoria.

Così Andrea ha cominciato a leggere, e poi è proprio Virginia a proporre altre letture: Il bambino di Noè di Eric-Emmanuel Schmitt e poi Intenso come un ricordo di Jodi Picoult.

Il tentativo dei lettori-ascoltatori presenti mercoledì sera, è stato quello di proporre cose nuove. Molti i titoli e gli Autori che abbiamo ascoltato per la prima volta. Come Il nazista e il barbiere di Edgar Hilsenrath, Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer, La notte di Elie Wielsel, le poesie e le canzoni di Ilse Weber a Theresienstadt, dove erano stati deportati e sterminati moltissimi bambini. E poi un canto dell’emigrante del profugo Mahmoud Darwish.

Si fa memoria per non dimenticare e perché, soprattutto, non accada mai più. E invece sono avvenuti ancora tante vicende di discriminazione e massacri di persone. E’ accaduto, accade ancora. Cosa possiamo fare? E’ la domanda.

E’ Virginia a citare un libro che apparentemente non c’entra nulla con la Giornata della Memoria: Nascere di Nuovo, un libro del vicepriore di Bose, Luciano Manicardi e del filosofo Roberto Mancini. Virginia legge la pagina finale perché forse seguendo questa via ci sia una speranza: Percepire la realtà e pensare avendo fermo il concetto di dignità umana… Creare zone franche dove contano più le persone che il denaro, il potere… Lo si può fare nelle città, nei paesi, nelle scuole, nelle comunità religiose; lo si deve fare innanzitutto nelle famiglie, nei legami di amicizia, nelle relazioni educative. Se si bonifica il tessuto quotidiano della società, se essa diventa una ‘comunità di comunità’, allora vengono rigenerate le basi per una società equa, solidale, democratica. Occorre esprimere un impegno politico collettivo e diverso, deciso a portare al centro sistematicamente la dignità, i diritti, la giustizia sociale, la lotta alle diseguaglianze, la costruzione di un modello di società decente, per cui nessuno potrà essere offeso o escluso.

memoria

Ofra Amit e Nadia Terranova – Bruno, il bambino che imparò a volare

 

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