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Suor Rosa: la passione di una missione

Questa sera alla Festa Missionaria sapevo di trovare Don Renato, volevo salutarlo e ancora una volta ringraziarlo per il suo aiuto nella mia ricerca sulla chiesetta di Santa Margherita.

Intanto vado al bar per prendermi un gelato, arriva Luigi che mi presenta Suor Rosa Cassinari e mi dice: “E’ tutta tua, intervistala”. E se ne va…

Rimango imbambolato con il cono ancora incartato. So che è una suora missionaria che festeggia il suo 50° anniversario di professione religiosa, ma non ho la prontezza per pensare alle domande da fare in quel momento, non so da dove cominciare.

Suor Rosa non ha bisogno di domande, è già partita a raccontarmi della sua esperienza di missione in Albania, a Shengjin. E’ un fiume di parole inarrestabile. Racconta di episodi incredibili di vita avventurosa.

Sono quasi frastornato, mi accorgo di non avere neppure una penna ed un foglio per cercare di annotare qualche fatto, qualche data. Sono lì, ancora con il mio gelato incartato, come se fosse un microfono inutile, ad ascoltare questa vecchietta e a guardare i suoi occhi penetranti.

Impossibile scrivere qui, in poco spazio, quello che Suor Rosa mi ha raccontato. Ci vorrebbe un libro per farlo.

E Suor Rosa lo ha veramente scritto un libro, con la prefazione di Don Giuseppe, il nostro parroco.

Ma questo ancora non lo so, lo apprenderò solo in seguito, intanto sono ancora lì, col mio gelato in mano che comincia a sciogliersi e Suor Rosa che parla della sua comunità Albanese, dei bambini della sua scuola, della povertà di quella gente, dei tanti episodi straordinari che ha vissuto in 15 anni in Albania.

Finalmente riesco a farla mettere seduta, le chiedo se posso mangiare il mio gelato, ma è una scusa per poter prendere fiato (io che sono stato zitto ad ascoltare, non lei che ha continuato a parlare continuamente) e finalmente porre qualche domanda.

Allora comincio dalla prima, come mai è venuta proprio qui a Monte Marenzo a festeggiare il suo 50° di Consacrazione?

Suor Rosa si illumina in viso. “Per Don Giuseppe”, mi risponde. Mi spiega che ha conosciuto il nostro parroco una decina di anni fa e che Don Giuseppe, durante la sua permanenza di 5 anni nei periodi estivi nella sua Comunità in Albania, è stato uno dei più tenaci promotori per la realizzazione della sua scuola in Albania. Per la sua Comunità un fatto importante. Per questo gli sarà eternamente riconoscente.

Le chiedo da quanti anni vive questa missione e quali altre esperienze ha fatto in questi 50 anni di vita religiosa. Mi risponde che molte cose sono scritte nel suo libro “Lasciatemi andare”, un titolo che viene spiegato nella sua presentazione: “ho sempre preferito ‘andare’ che tornare”.

Ma ho ancora una domanda da fare. Nella sua attività frenetica, piena di tanti avvenimenti e di cose da fare, dove e come trova il momento per fermarsi a pregare e a meditare come uno si immagina dovrebbe fare una Suora “Figlia del sacro Cuore di Gesù”?

Suor Rosa si illumina di nuovo. E’ proprio nei momenti difficili, in quelli più impensabili e straordinari che ha sentito il sostegno del Signore. Proprio in quei momenti ha sentito pienamente il suo essere religiosa, di fare qualcosa di utile per gli altri.

Suor Rosa si lascia fare qualche foto con lo sfondo di Monte Marenzo e del monte di Santa Margherita e poi la congedo perchè deve andare sul palco a dire qualcosa insieme a Don Renato che ha fondato il Gruppo Missionario di Monte Marenzo 17 anni fa.

Don Renato ricorda quei giorni, con la solita modestia e ha parole di elogio per il Gruppo Missionario di oggi, per Luigi, per Franco, per tutte le persone che collaborano e lo tengono vivo e lo sprona a continuare il lavoro di questi anni.

Suor Rosa parla brevemente della sua Albania di quel popolo segnato dalla storia e dalla povertà. Parla delle baracche dove vivono i suoi bambini e conclude con un episodio commovente. Intorno alla pista da ballo è calato il silenzio, tutti seguono con attenzione le parole di questa piccola-grande suora.

Chiedo il libro di Suor Rosa a Don Giuseppe che corre (letteralmente, allenato com’è) in canonica a prendermelo, e mi racconta del carattere e della forza di questa suora.

A casa sfoglio il libro, leggo qualche episodio (una vita realmente avventurosa).

Spero che Suor Rosa (che mi ha detto di inviarle il mio scritto alla sua mail in Albania) non abbia nulla in contrario se riporto qui un breve passo della sua presentazione e che dà il senso, più di questo mio articolo, dello spirito di questa suora straordinaria.

In questo anno 2010 celebro il 50° anniversario della mia professione religiosa. Non ho simpatie per le date, in genere non le ricordo e non faccio nulla per fissarle, a cominciare dalla mia data di nascita. I documenti che riportano il 9 settembre 1934 sono sbagliati; la mamma mi ha sempre raccontato che sono nata nel 1935, con buona pace delle mie consorelle che non perdono occasione per ricordarmi che ho già 76 anni e che dovrei comportarmi meglio e stare un po’ più tranquilla, come una normale vecchietta.

Suor Rosa, non dia retta alle sue consorelle. Continui così, ancora per tanti anni, con la sua grande passione e il suo impegno.

E Auguri!

suor Rosa

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