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Un pensiero su “Amarcord”

  1. Se guardo la cronaca e la politica e il costume di questa Italia del 2011, e se guardo l’Italia degli ultimi anni, mi vien voglia di andarmene (“Io vado, vieni via con me…”).
    Vien voglia di non essere italiano, poi, citando Gaber, per fortuna (o purtroppo) lo sono.
    Per fortuna perché la cultura del mio Paese è quella che ha prodotto un patrimonio artistico straordinario (e purtroppo si taglia la cultura perché non si mangia…).
    Per fortuna perché il paesaggio italiano è unico al mondo (e purtroppo lo abbiamo devastato…).
    Per fortuna leggo nella lingua di Dante e dei grandi poeti e scrittori, narratori e saggisti che hanno formato la nostra cultura (e purtroppo troviamo in classifica Federico Moccia e Bruno Vespa…).
    Per fortuna gli uomini e le donne di questo Paese, le casalinghe e gli operai, i contadini e i buoni maestri, mi hanno insegnato i valori della misura, dell’educazione, dell’onestà, della laborisità, dell’accoglienza, il senso della politica e la lotta per i diritti (e purtroppo tanta gente oggi ha valori ben diversi, disgraziatamente il contrario di questi valori…).
    Per fortuna perché la nostra storia è quella del Risorgimento e della Resistenza (e purtroppo in entrambi i casi è una storia tradita…).
    Forse non c’è bisogno di esporre bandiere per sentirsi “italiani” (anche se simbolicamente lo faccio il 25 aprile e il 2 giugno e il 4 novembre e forse sarebbe bello vederne tante esposte per tutto il 2011), ma continuare ad afermare quotidianamente quei valori che sono il patrimonio della nostra storia.

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