Browse By

Diossina a tavola: è sempre colpa degli altri? Domanda di Marilena

Osservo dalla  finestra la speranza di primavera. L’aria sembra fresca e pulita.

Ad un tratto un fumo passa davanti ai miei vetri.

Perché mi agito, perché non volgo altrove lo sguardo? Perché non sono un “essere normale” che se ne sbatte dell’ambiente e della salute?

Se vedo bruciare qualcosa all’aperto io mi agito e guardo più da vicino. Cartoni, scatole e rifiuti di imballaggio, nascosti sotto legname vario, anche dipinto,  un attimo e via, tutto finisce in un bel falò. Ed io mi agito e  neanche la direzione del vento che porta lontano il fumo  calma il mio senso di impotenza:  vado su internet e mi documento.

Diossina, è sempre colpa degli altri?

La diossina non esiste se non la si crea. Si produce bruciando.

La diossina si espande con il fumo e la si respira. Si deposita. La si compra e la si mangia.

Il pericolo cancerogeno  è l’accumulo lento anche a piccole dosi nei tessuti grassi. Per questo nella catena alimentare la si può assumere maggiormente mangiando la carne di maiale, di pollo, il latte intero, le uova, il patè d’oca.

Noi possiamo agire contro i grandi inquinamenti dell’industria evitando di cedere alla tentazione di mangiare un cibo anonimo, senza interrogarci sulla sua qualità, sulla sua provenienza, su come si sono alimentati e sono vissuti gli animali. Se, per esempio, i mangimi provengono da farina di pesci cresciuti in mari contaminati, o se nei mangimi entrano oli non alimentari noi compriamo e mangiamo diossina.

Possiamo però anche agire direttamente nel paese dove viviamo evitando pratiche dannose che producono notevoli quantità di diossina

  1. se si bruciano all’aperto pezzi di plastica, copertoni, gomme per innaffiare, vasetti e contenitori vari di plastica, imballaggi,  cartoni  si produce diossina
  2. se si bruciano i sacchi contenenti mangimi e prodotti fertilizzanti, si produce diossina
  3. Se si bruciano legni trattati e verniciati si produce diossina
  4. Se i polli poi razzolano nelle ceneri e le mangiano avidamente, la diossina entra subito in circolo e sai quello che mangi, cioè uova e polli alla diossina..
  5. Se si fa una festa nel bosco e si  bruciano piatti, bicchieri, sacchetti di plastica si produce diossina.
  6. Ma anche se si bruciano stoppie e paglie di cereali trattati con concimi chimici, diserbanti, e quant’altro si produce diossina
  7. Se si bruciano all’aperto residui di potatura di piante da frutto o di siepi irrorate in precedenza con sostanze chimiche, si produce diossina.

Quindi sono di fondamentale importanza le pratiche agricole corrette soprattutto da parte degli agricoltori, ma anche da parte di chi possiede un pezzo di terra, un  piccolo orto  e degli animali.

Cosa se ne pensate? E’ finito il  bel tempo in cui si poteva godere di una salamella e di un bel fuoco all’aperto con felice incoscienza? Quale sarà mai la soluzione per evitare di ingurgitare quel cocktail di  sostanze chimiche, diserbanti, insetticidi, acaricidi,  additivi e quant’altro, che  comunque paghiamo  a caro prezzo quando li  compriamo ben  impachettati e ben serviti dalla pubblicità.  E non ditemi che l’aria è tutta uguale. Senza quel fumo oggi sarebbe stata migliore.

 

E per saperne di più io ho visitato diversi siti e ho trovato molto interessante questo:

http://www.termovalorizzatore-anagni.it/index.php/2010/04/diossina-e-sempre-colpa-di-altri/

 

 

diossina

Un pensiero su “Diossina a tavola: è sempre colpa degli altri? Domanda di Marilena”

  1. Confermo è faticoso appartenere a quella parte del genere umano che si fa domande su tutto, ogni tanto invidio un po’ “le persone facili che non hanno dubbi mai”. Ma penso anche che è finita da un po’ l’età dell’innocenza, quando non si sapeva e non si poteva conoscere e che quindi è basilare interrogarsi su cosa comportano i nostri comportamenti e le nostre scelte, Non possiamo farne a meno, ricadono su di noi .

Rispondi a Cinzia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.