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Monte Marenzo, o il fascino discreto della normalità

Sui media e nei bar il mantra è questo: la politica è la rovina di tutto, lo Stato quando non è inutile è vessatorio, tutti quelli che occupano un posto di potere non lo mollano mai e fanno solo i propri interessi, e via questionando. Probabilmente è un modo per scaricare rabbia e ansia di brancolare nel buio, peccato che a sparare nel mucchio con l’artiglieria pesante si finisce per ammazzare anche degli innocenti.

Ovviamente non è vero che tutti sono marci, ma la realtà perde vigore di fronte a un gran numero di persone che invece percepiscono chi fa politica come una banda di mascalzoni.

E questo, credetemi, è un gran peccato, perché la politica, a distanza di millenni e sotto qualsiasi cielo, è l’unica forma che siamo riusciti a trovare per far vivere insieme persone tra loro diverse, senza che si sbranino e si distruggano a vicenda. Lo prova il fatto che quando la politica viene meno (il primo sintomo è la morte della democrazia) è il trionfo della disumanità, di cui il secolo scorso ne è stato un tragico esempio.

Forse l’unico sistema in grado di ribaltare queste convinzioni è fare degli esempi, dei buoni esempi. Mezzo millennio fa si smise di credere che la terra fosse piatta non tanto per le teorie di alcuni filosofi e cartografi (pure valorosi e geniali, quanto inascoltati), quanto per la circumnavigazione del globo da parte di Ferdinando Magellano.

Una prova pratica, dunque, che tutti possano sperimentare toccare con mano.

Se proviamo a ripercorrere la storia degli ultimi decenni di Monte Marenzo, è possibile rintracciare dei buoni esempi di come sia possibile avere dei comportamenti pubblici creativi e corretti.

Un sindaco (Angelo Gandolfi) dichiarò che non sarebbe andato oltre i due mandati. Poteva farne un terzo, ma decise di non candidarsi più come primo cittadino.

Tutti gli amministratori comunali che si sono succeduti, magari saranno stati in alcune circostanze anche un poco imbranati, ma nessuno ha mai coltivato dei propri interessi ai danni, o in concorrenza con l’interesse generale della comunità.

Diversamente dal clima generale e da alcuni comuni con noi confinanti, l’antagonista politico qui da noi non è un nemico, ma un soggetto rappresentativo di una parte degli elettori. C’è dialogo con i componenti di minoranza e rispetto dei loro diritti. Tutti i consiglieri comunali, indipendentemente dal ruolo svolto, hanno completa agibilità di mandato, di accesso e di uso delle strutture pubbliche.

C’è una rapporto diretto tra gli amministratori, i servizi comunali e i cittadini, con pochissime formalità e il massimo di disponibilità. Il sindaco, gli assessori e i consiglieri sono l’antitesi della casta: di frequente li si vede in giro per il paese a fare lavori di fatica e di volontariato per il comune.

Potremmo continuare con esempi di questo genere, ma basta questi per farsene un’idea.

Gran parte del merito va alla gente di Monte Marenzo. Nella nostra comunità c’è un clima dove si coltiva con profitto il benessere delle persone e dell’ambiente, dove la solidarietà e i diritti li respiri, come il rispetto delle regole di convivenza e la buona amministrazione.

Quindi, prima di cedere allo sconforto per il degrado e l’abbruttimento che avvertiamo minacciosi attorno a noi, guardiamo alle tante esperienze positive che pure ci sono, anche se invisibili all’inossidabile credo dei media: “Dacci oggi il nostro orrore quotidiano…”.

3 pensieri su “Monte Marenzo, o il fascino discreto della normalità”

  1. Mi inserisco nel dibattito con una annotazione personale.
    Oggi pomeriggio, con altre centinaia di persone, mi sono trovato a Calolzio per dare l’ultimo saluto al compagno Tonioni Pasquino.
    Pasquino per me e per molti della mia generazione è stato un esempio di quello che significa essere al servizio della politica nel senso nobile del termine (come dovrebbe essere sempre).
    Negli anni ’70 noi giovani studenti o giovani lavoratori abbiamo conosciuto Pasquino, un operaio che veniva da Arezzo, col suo bell’accento toscano. Un operaio che concepiva la politica come servizio per i più deboli, per migliorare le cose, in modo assolutamente disinteressato.
    Il suo rigore morale era proverbiale e lo è stato per tutta la vita.
    Ecco, quando parlo di buona politica ho l’esempio di Pasquino e di tanti (veramente tanti) come lui che concepiscono la politica in questo modo.
    Quindi non posso dire che sia tutto uguale e sono d’accordo con il ragionamento di Luciana.
    Ancora un ricordo di oggi al funerale civile di Pasquino: dopo la bellissima orazione di Renato Bonati c’è stato l’invito della famiglia a prendere un garofano rosso da due grandi mazzi (il fiore più amato da Pasquino). Ovviamente non sono bastati per tutti i presenti. Poi tutti lo si è accompagnato al cimitero e lì, con un gesto spontaneo, tutti coloro che avevano quel fiore (ma proprio tutti) lo hanno restituito a Pasquino.
    In quel gesto abbiamo riconosciuto che il suo esempio ha segnato noi tutti e, in qualche modo, gli abbiamo detto grazie restituendogli il “suo” fiore.

  2. Io la fiducia ce l’ho ancora perché vedo attorno a me, non solo nella mia famiglia, non solo a Monte Marenzo, o a Milano dove lavoro, ma tra tante persone che conosco da tempo o con cui mi capita di entrare in contatto, vicine e lontane, giovani e meno giovani, tante persone di valore, che credono e lottano per migliorare non solo le proprie condizioni di vita ma quelle degli altri, di altre persone.
    La politica è solo uno degli strumenti con cui si può fare del bene (ma anche del male), è assurdo demonizzarla perché lo strumento non ha colpa se viene usato in modo improprio. E’ legittimo però sentirsi sconfitti e traditi da una classe dirigente che non ha trovato in vent’anni un modo per risolvere o contenere almeno una delle storiche piaghe italiane: l’evasione fiscale, gli sprechi del denaro pubblico, la disoccupazione giovanile (a cui si è aggiunta invece quella non più giovanile), le innumerevoli complicazioni burocratiche per svolgere una qualsiasi onesta attività, la mancata valorizzazione del made in Italy, della cultura e della ricerca, del patrimonio storico e artistico italiano, eccetera eccetera.
    Ma non è da ieri e non è da Berlusconi che abbiamo le baby pensioni, i vitalizi e gli altri benefit dei parlamentari, e tutto il resto di cui sopra.
    Purtroppo in Italia prevale ancora l’etica dei “furbi” e spesso molti italiani si lasciano affascinare dall’uomo forte, potente, più che da quello onesto che ha passione per il proprio lavoro e cerca di farlo meglio che può semplicemente perché è giusto e non per tirare la fine della giornata, la fine del mese o la pensione.

    Io la fiducia ce l’ho perché conosco tante persone che appartengono a questo secondo tipo, e sono abbastanza persuasa che ce ne siano anche in politica. Quelle di Monte Marenzo ho la fortuna di conoscerle, ma ce n’è anche una che ci rappresenta tutti e che mi fa ben sperare: il nostro Presidente della Repubblica, garante della Costituzione Italiana e della nostra bella e sofferta democrazia.
    Non so quale formazione voterò alle prossime elezioni, ma una cosa è certa: sono italiana, e nel rispetto della costituzione e della democrazia, che abbiamo conquistato a caro prezzo e che faticosamente cerchiamo di conservare, andrò a votare.

  3. Apprezzo la tua fiducia nella politica Angelo, ma guardando allo scenario nazionale a chi dai la fiducia? Proprio ieri, e non è l’unica volta, ascoltavo i commenti di alcune persone di estrazione sociale diversa: chi lavorava in ospedale, chi operaio in cassa integrazione, chi lavoratore della scuola, io che sono una ex statale ora imprenditrice e tutti eravamo concordi su questo punto: a chi dai la fiducia??? OK si dimette il Berlusconi e poi??? Ci illuderemo ancora? Qualcuno proponeva di scendere in piazza ma con quale bamndiera? Io che ho sempre creduto nelle istituzioni e nell’impegno sociale, e che ritengo il voto un diritto dovere come prescrive la legge non so oggi a chi dare la mia fiducia perchè come quella di tanta gente onesta è preziosa. Gi avversari di Berlusconi mi danno molto l’impressione di essere solo lì a darsi le gomitate per aspettare il morto ma loro cosa propongono per un governo equo e giusto? Quando compilo il modulo F24 per pagare le tasse mi chiedo sempre dove andranno questi soldi, a pagare quale privilegio o vitalizi o sostenere quale baby pensione o quale auto blu.

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