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Quando la biblioteca produce cultura

Matteo ha sapientemente atteso che il silenzio fosse completo, non solo che si fosse spento anche l’ultimo brusio nel buio della sala. Al cenno di Elisa ha atteso ancora un poco. Ha atteso che il silenzio assumesse uno spessore quasi fisico, che divenisse consapevolezza di tutti i presenti, prima di farci cominciare.

Poi il conto alla rovescia sullo schermo 5, 4, 3, 2…

Così  è iniziata la serata che la Biblioteca di Monte Marenzo ha organizzato per ricordare la giornata della memoria.

Con Matteo alle luci e al mixer che scandiva i tempi di buio e di luce, decisi dalla regia di Elisa, e riversava sullo schermo le immagini scelte per la serata.

E poi Angelo, Sergio e la stessa Elisa ad alternarsi nelle letture.

Una serata densa ed emotivamente partecipata, senza nessuna introduzione a spiegare quello che avremmo visto ed asccoltato.

Le spiegazioni sono arrivate alla fine, dopo che l’ultima poesia letta da Elisa chiudeva lo spettacolo “Non esistono eroi anonimi”, interamente pensato e prodotto dalla Biblioteca, titolo tratto proprio dall’ultima poesia letta da Elisa: “Per non dimenticare”di Julius Fucik, eroe e dirigente della Resistenza Cecoslovacca, impiccato a Berlino l’8 Settembre 1943.

 

Vi chiedo una cosa sola: se sopravviverete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per Voi. Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze, e il dolore dell’ultimo fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone che avete conosciuto come membri della Vostra famiglia, come Voi stessi”.

 

Questo ha cercato di evocare lo spettacolo di ieri sera. Cercare di dare un nome ed un volto ad alcune di queste “persone”. 

La Biblioteca, o meglio, Elisa, Andrea e Cristina, hanno costruito uno spettacolo partendo dalla loro ricerca che è diventata una mostra . Una mostra esposta ieri sera per la prima volta e che sarà visibile fino al 9 febbraio negli orari di apertura della biblioteca. Una mostra e uno spettacolo nati per necessità.

L’idea di proporre un film o di uno spettacolo di attori professionisti ha avuto difficoltà di realizzazione e allora i volontari della Biblioteca si sono messi in gioco, producendo in proprio uno spettacolo  riuscito e coinvolgente.

Ed è stato veramente utile che, a fine serata, Elisa, Andrea e Cristina ci abbiano condotto idealmente per mano a guardare questa mostra, in una singolare “visita guidata” che ha ripercorso quello che gli spettatori avevano appena visto e ascoltato durante lo spettacolo.

 Spettacolo iniziato con la riproposizione del video “Nuvole” di Laura Ravasio, Angelo e Roberto Gandolfi, che potete sempre rivedere con l’apposito link dal nostro spazio video su youtube e che oggi conta più di 2600 visualizzazioni (200 solo negli ultimi 10 giorni).

Si continua con le leggi razziali, con Elisa che legge il “Manifesto della razza”, firmato da alcuni scienziati, scritto quasi interamente da Mussolini nel 1938 e che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle leggi razziali in Italia, e poi con Angelo che dà lettura delle Leggi di Norimberga.

Ad introdurre il successivo spazio sull’immane tragedia nella tragedia, quella dei bambini morti nella Shoah, è stato letto da Sergio ed Elisa un brano tratto da “La Vita è bella” di Roberto Benigni: le regole del campo, gridate dal soldato tedesco, venivano tradotte con le regole di un grande gioco inventato dal padre per proteggere il figlio dalla follia dei lager.

Il video di un minuto di silenzio per i bambini della Shoah ha fatto vedere invece alcuni dei loro visi con la didascalia della loro breve esistenza e la loro fine.

A quelle immagini sono seguite tre delle sessantasei poesie scritte dai bambini rinchiusi a Terezìn, uno dei campi di concentramento nazista più tristemente famosi. Erano in 15.000: non ne sono sopravvissuti nemmeno 100. Avevano tutti un’età compresa tra i 12 ed i 16 anni. Alcuni dei disegni fatti dai bambini nel campo di concentramento di Terezìn sono stati riprodotti sui pannelli della mostra.

Di questi bambini ci resta questa memoria, scritta e disegnata, preziosa, che spazia dalla vita quotidiana del campo al desiderio di ritornare a casa.

Lo spettacolo è continuato con il video su Fossoli, uno dei tanti campi di concentramento sul suolo italiano, e la lettura della testimonianza di Primo Levi, partito proprio da Fossoli per essere deportato nel campo di sterminio di Auschwitz.

L’ultimo video, scelto da Angelo, è stato un frammento di “Shoah” di Claude Lanzmann, film-fiume della durata di nove ore. A partire dall’estate del 1973 il regista comincia a lavorare a Shoah, al quale si dedicherà per dodici anni, cinque e mezzo dei quali utilizzati per il montaggio delle oltre 350 ore di materiale girato.

La pellicola è girata in Polonia nei luoghi dove fu realizzato il genocidio nazista all’interno dei campi di sterminio. Claude Lanzmann intervista i sopravvissuti (compresi i membri del Sonderkommando), ex SS e gente del luogo. “Shoah” non è un semplice documentario sullo sterminio di sei milioni di ebrei, ma un’opera filosofica sulla morte e sul non senso dell’agire umano.

 

Durante la “visita guidata” alla mostra gli spettatori hanno interagito con i curatori, arricchendo il racconto con le loro impressioni.

Significativa la storia narrata da Cristina che ha spiegato la presenza dell’unico oggetto messo in mostra: la gavetta di un soldato lecchese internato. Sulla gavetta erano incise le date ed i luoghi di detenzione del soldato. Il difficile lavoro di decifrare quelle incisioni ha permesso di ricostruire un viaggio durato anni e che ha attraversato mezza Europa.

La Biblioteca, con questo lavoro, ha dimostrato di saper produrre cultura in maniera originale.

Bravi tutti. E grazie.

 Nelle foto di Adriano Barachetti, alcuni momenti della serata.

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2 pensieri su “Quando la biblioteca produce cultura”

  1. Purtroppo sabato non ero presente alla serata;però ho avuto modo di visitare ieri sera la mostra e ne son rimasto colpito.
    Anche senza spiegazioni m’ha toccato l’animo;nonostante siano cose ed argomenti già trattati in passato (dalla scuola in poi…);non riesco mai ad abituarmi al pensiero degli orrori ed atrocità che sono state commesse…e la domanda è sempre la stessa:
    PERCHE’???

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