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“Effeta”: il libro di Luciana Pagnin tra il ricordo e la lotta contro il silenzio

La prima cosa che mi dice Luciana Pagnin, quando la incontro in Biblioteca, è un atto d’amore per Monte Marenzo.

Confessa di essersi innamorata del nostro paese, la prima volta che lo vide, quando ci capitò per caso durante una gita con il marito Vittorio Barizza nel 1972.

Da allora la sua vita, nella fortuna e nella sfortuna, nella gioia e nel dolore, è stata legata al nostro paese.

Conoscevo già la sua passione per le cose, i costumi, le attività del mondo contadino e popolare, il suo pallino per il collezionismo di oggetti che richiamavano la storia e la cultura del nostro recente e lontano passato.

Con Luciana e con Cristina Melazzi abbiamo collaborato alla stesura del libro Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria, il volume edito dal Comune e dalla Biblioteca nel dicembre del 2000. Fondamentale fu il suo contributo, come scrivemmo nel libro, per le immagini che corredarono il volume: “il lavoro di raccolta ed ordinamento delle fotografie delle famiglie avviato nel 1996 con un invito al prestito dalle pagine di Cronache, è stato curato con costanza e passione da Luciana Pagnin” che convinse molti cittadini di Monte Marenzo ad aprire gli album di famiglia o le scatole da scarpe contenenti le fotografie in bianco e nero che ritraevano volti e lavori di persone e che hanno così contribuito a costruire “il ritratto di Monte Marenzo”.

Conoscevo Luciana per il suo impegno a Monte Marenzo, animatrice e motore di diverse iniziative culturali e di laboratorio (qualcuno si ricorda senz’altro le attività del “Club Lo Scoiattolo”) e nelle attività sociali (è stata segretaria dell’AIDO).

Da qualche anno la sua passione per l’etnografia è diventata anche un fondamentale aiuto per il Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB) di Galbiate dove svolge un lavoro di guida e guida didattica durante le visite al museo ed ai laboratori del MEAB ed ora Presidente dell’Associazione Amici del Museo.

Passione che viene da lontano, fino dai tempi della sua infanzia in terra Padovana.

Passione interrotta drammaticamente nel 1995, quando il terzo figlio Alberto, a 16 anni, ebbe un incidente sulla strada che da Monte Marenzo porta a S. Gregorio.

Alberto andò in coma e rischiò di morire. Incidente che ha lasciato conseguenze fisiche pesanti nella vita di Alberto, prima fra tutte la sordità, una disabilità che colpiva un ragazzo che aveva una passione speciale per la musica. Alberto seguiva corsi di pianoforte dalla quinta elementare e, a 12 anni, suonava già l’organo nella nostra chiesa.

Dal 9 giugno 1995 tutta la famiglia di Luciana si trova immersa in molti problemi dovuti alla sordità e Luciana rivive, stavolta sulla pelle sua e su quella del figlio, l’esperienza della sua infanzia e giovinezza all’Istituto Valmarana di Noventa Padovana per cento ragazze sordomute, con la quale Luciana aveva condiviso giochi ed esperienze e aveva imparato lo speciale linguaggio dei segni che permette di comunicare con chi è sordo.

Le vicende cliniche di Alberto e della lunga riabilitazione diventano ora un libro “Effeta”, edito dalla casa Editrice Padovana “Panda Edizioni”, una storia che si intreccia con quelle dell’infanzia di Luciana in quella villa dove il papà era custode e la mamma portinaia. Storia che parte dalla descrizione delle origini della sua famiglia e della sua vita a Valmarana, la descrizione delle tradizioni di quella terra. Un libro pieno di scatti fotografici che segnano la vita di Luciana e quella della storia della sua famiglia.

Luciana ha fatto diversi tentativi di scrittura del suo libro, poi, l’anno scorso, dà ordine ai suoi pensieri e ai suoi ricordi. Luciana aveva inizialmente pensato di titolare il libro “Qui portineria Valmarana”, ma il fratello pittore la convince a cambiare il titolo in “Effeta”.

Nel Vangelo di Marco si racconta che Gesù va nel territorio della Decapoli e cura un uomo sordo e muto. Dapprima Gesù tocca gli orecchi dell’uomo e tocca con la saliva la sua lingua e poi dice la parola “Effatà”, che in aramaico significa “apriti” (cfr. Vangelo secondo Marco’, 7,31-37).

Luciana vede finalmente che il miracolo si ripete per il figlio ed ora Alberto, con l’impianto cocleare, ha potuto riprendere gli studi, frequentare l’Università, continuare a suonare il pianoforte…

Ringrazio Luciana per avere fatto una lunga chiacchierata ed avermi rivelato tanti particolari della storia che è diventata libro, presentato in anteprima lo scorso 19 giugno a Villa Valmarana nel cui giardino, dal 1909, c’è ancora una siepe che  riproduce la parola “Effeta”.

Il libro ha una bellissima prefazione di Massimo Pirovano, Direttore del Museo Etnografico dell’Alta Brianza che potete leggere qui: Presentazione Massimo Pirovano

Un libro che consigliamo di leggere e che cercheremo di presentare in Biblioteca dopo l’estate.

Intanto se volete acquistarlo potete ordinarlo:

PANDA EDIZIONI – via P:Micca, 48   35027 Noventa Padovana (Pd)

Tel.             049 8955097        fax o49  629840       web  http://www.pandaedizioni.it/

Oppure ordinatelo attraverso la vostra libreria di fiducia.

Buona lettura.

5 pensieri su ““Effeta”: il libro di Luciana Pagnin tra il ricordo e la lotta contro il silenzio”

  1. Vi ringrazio per l’affetto che mi dimostrate, certo che da Marina ho avuto ottimi insegnamenti per quanto fa dalla nascita dell’Aido a Montemarenzo. A lei il merito di tante cose fatte assieme fino al giorno dell’incidente che mi ha allontanato dal Paese per risolvere momenti,giorni e anni lunghi e difficili.E come le fiabe finiscono quasi sempre bene, auguro a tutte le famiglie che soffrono e lottano per risolvere problemi di sofferenza quotidiana e giorni lunghi e tristi, di credere e lottare perchè si possano risolvere.
    Ritengo che la famiglia sia il pilastro di questa società, e il nostro Paese sia l’insieme che dà forza a chi ne ha bisogno.
    Le amicizie e i vicini di casa, sono stati preziosi, e ci hanno sempre accompagnati in un percorso difficile e lungo. Anche se siamo l’ultima casa del Paese, non ci siamo mai sentiti soli.
    A tutti i lettori del libro, un GRAZIE sincero.

  2. Grazie Luciana per il bel regalo che ancora una volta hai saputo fare a tutti noi.
    … E chi non se lo ricorda il Club Lo Scoiattolo!!! 🙂

  3. Aggiungo le mie congratulazioni per questo suo lavoro a Luciana, fedele ‘compagna di museo’ ormai da diversi anni: anche questo impegno, benchè fuori comune, porta i colori di Monte Marenzo, peraltro felicemente mescolati agli altri colori delle nostre diverse origini…

    Già che parliamo di museo, segnalo che proprio al MEAB di Camporeso(Galbiate)è in corso una insolita e ‘freschissssima’ mostra, dedicata ai teli augurali per gli sposi d’oggi, dove sono esposti anche due teli provenienti da Monte Marenzo: vedere, anzi andare a vedere, per credere! info in http://meab.parcobarro.it/

    Un encomio a Sergio per la bella intervista all’autrice…

    Cristina M.

  4. Cara Luciana, la tua vita e la tua storia sono sempre state intrecciate alla vita di Monte Marenzo, vissuta con amore e passione, nel mio ricordo fin dai primi anni dell’AIDO dove non sei stata solo “segretaria” come ti definisci, ma preziosa e sensibile collaboratrice, feconda di idee che abbiamo concretizzato specialmente per i giovani e la scuola.
    Dal 1993 diverse edizioni di “Caccia al tesoro” per le scuole elementari, nel 1994 la squadretta di Calcio e Basket con le magliette dell’AIDO; ho sott’occhio le foto d’archivio che mi fanno tanta tenerezza. Pensavamo intensamente ai giovani ed agli adolescenti perché non restassero per strada da soli, come dicevi. E ancora nel 1993 per il 5° Anniversario dell’AIDO, la bellissima mostra da te allestita in Sala civica dal titolo “Donne di ieri e di oggi”.
    E poi “Feste della Donna” e altro, altro ancora.
    Sono stati bellissimi anni di lavoro insieme, unite dalla stessa passione di fare e lasciare qualcosa.
    Ora tu hai scritto un libro che sarà bellissimo e che certamente leggerò, bello perché racconta la vita, le esperienze e le fatiche tue ma soprattutto, lo so, il coraggio di “andare avanti” da sola e sempre.
    Ti ringrazio per quanto mi hai lasciato e che come vedi, non ho dimenticato.
    Marina Mazzola

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