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I rosoni di Miriam

La nostra amica Miriam Ravasio racconta di avere in programma una installazione artistica: “sistemerò i miei ultimi lavori (rosoni dipinti su reti da giardino) sugli alberi”.

Poi ci spiega: “L’installazione si è svolta alcuni giorni fa al Lago Vecchio di Calolziocorte (l’area boschiva paludosa che si trova dopo la Prim).

I Rosoni si possono anche usare per delle installazioni in altri boschi e in altri luoghi; il bello della faccenda è quello di fotografarli (in controluce sono semi-trasparenti). Queste foto le ha fatte Fiorenzo Valsecchi. Gli stessi rosoni appesi qui nel mio giardino acquistano tutto un altro aspetto…sembrano pizzi”

Perché i rosoni?

La simbologia del Rosone è unitaria e universale, ritualizzata fin dai tempi più antichi in tutte le culture. L’origine è fra il Sole e il nome della Rosa; la grande Ruota di fuoco che regna i tempi e i cicli della vita; la Rosa associata ad Iside e poi ad Afrodite che indicava l’inizio, l’avvio di una spiritualizzazione, successivamente adattata alla Vergine Maria, la Rosa Mistica del rosario.

La Ruota-Rosone è affine al Mandala dei monaci buddisti che, in sanscrito significa “cerchio” che racchiude il loto, il cui corrispettivo occidentale è appunto la rosa.

I magnifici rosoni che decorano le nostre chiese e cattedrali hanno la loro origine nel Fiore della Vita, simbolo mitraico (vedi Basilica di San Clemente) chiamato anche sesto giorno della Genesi. Sei petali in un cerchio, disegno geometrico che nella sua forma estesa rappresenta la struttura interna del creato (vedi l’Albero Sephirotico della tradizione ebraica). Conosciuto e rappresentato anche dai cristiani copti, dagli etruschi, dai cinesi e dai celti, il Rosone vive ancora oggi in infinite evocazioni. I Kolam, per esempio, sono disegni circolari propiziatori eseguiti dalle donne indiane sulla strada, davanti alla loro abitazione, nei giorni di festa o in particolari ricorrenze ( vedi Google immagini: kolam).

Quindi, il Rosone è da sempre manifestazione di spiritualità, di vita di luce e serenità espressi con l’armonia (ma leggiamo amore) delle migliori abilità, sia che si tratti di una vetrata, un tappeto, un dipinto, un canto o la danza di un derviscio roteante.

Per questo sistemo i miei rosoni nei boschi, realizzati fra l’altro con una tecnica complicata e complessa) li porto lì, con l’aiuto degli amici, per comunicare alla Natura l’avvenuto distacco (il mio) con la cultura dominante e decadente che ci porta ad inseguire e ad amare, nella letteratura come nell’ arte tutta, i soggetti oscuri, interpreti spenti di produzioni limacciose. Conosciamo il torbido, l’azione del male ci è purtroppo nota, ma ignoriamo il luminoso. Lo devo, lo dobbiamo, ai ragazzi, alle figlie, ai nipoti e alle vite che verranno.

E ricordiamo: i bimbi conoscono le discariche ma non il nome degli alberi!

Miriam Ravasio

6 pensieri su “I rosoni di Miriam”

  1. a Sergio: proprio così, la nostra infanzia godeva ancora di un faber “inconscio” e storico. incollo qui un link che “narra” la realizzazione di un’opera particolarissima UNA CATTEDRALE VEGETALE nelle Orobie…..Se non riuscissi a postarlo, vai e prendilo dalla mia bacheca. Ciao a tutti, Miriam e un caro saluto alle donne del mercoledì e del giovedì 😉
    http://www.youtube.com/watch?v=yZ87fBf41y8

  2. Segnaliamo che sul sito http://www.criticart.it/?p=10555A il servizio su Upper si è guadagnato la certificazione di qualità dell’arte (sono tutti docenti del DAMS che stanno perlustrando l’Italia alla ricerca dei veri talenti).
    Sono delle belle soddisfazioni per noi e per Miriam.

  3. Miriam ha avuto un’idea originale che, con la riconosciuta ed apprezzata tecnica pittorica, ha reso in modo esemplare.
    Mi è piaciuto soffermarmi sulle analogie tra la precisione delle sequenze geometriche di un rosone e il ripetersi matematico dei “rosoni naturali”, i frattali (conchiglie, foglie, ecc), oppure anche il loro opposto rappresentato dalla caotica esuberanza del bosco.
    Ne parlo a ragion veduta: ieri ho contemplato il rosone della facciata del duomo di Orvieto, merletto in pietra di Andrea di Cione. Buon Ferragosto a tutti.

  4. Purtroppo le dimensioni delle foto sul sito non rendono giustizia alle originali di Fiorenzo Valsecchi (sarebbero state troppo pesanti da inserire, ora vedrò di rimediare se riesco) e soprattutto non rendono la dimensione e la bellezza dei rosoni di Miriam e l’azzeccata installazione nei boschi.
    Gli alberi sembrano divenire colonne di una cattedrale, tempio naturale che avvicina l’uomo allo spirito (anche un non credente). Chissà che effetto farebbero i rosoni sospesi in alto (bisogna provare Miriam…)
    Leggendo la spiegazione di Miriam mi sono ricordato di un gioco che si faceva da piccoli (i giochi non erano molti e ci si doveva sbizzarrire con la fantasia): si prendeva un pezzo di carta quadrato, lo si piegava in quattro e poi più volte in modo da ottenere quasi un triangolo. Si prendevano le forbici e si iniziava a fare dei tagli fantasiosi, cerchi, triangoli, quadrati, mezze lune e così via. Distendendo poi il foglio di carta ogni volta ti stupivi di questi piccoli rosoni che apparivano nelle tue mani, sempre diversi tra loro..

  5. Ma grazie!Rileggendomi così, mi sembro un po’ fuori di testa (smile che sorride) ma la follia cura è medicina contro la pazzia (vera e malefica) del procedere del mondo che è virus contaminante e distruttivo. Grazie di cuore a Sergio per la sua sensibile attenzione e grazie, ancora di cuore a Marilena per il suo commento. L’Arte è viva! ciao

  6. ma che meraviglia! Sono senza parole. Grazie per questa boccata di spiritualità vera, che affonda le sue radici nella natura, nelle mani silenziose dell’uomo, e sale verso l’alto, o meglio, va in tutti gli angoli del creato e del mistero in una forma circolare, sospinta da un vento misterioso…. Ci ricorda che non bisogna avere fretta, volere ricercare sempre l’efficienza e la durevolezza delle cose, ma sentire a volte la vita come la leggerezza di una farfalla…

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