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Nella maxiprovincia Lecco-Como-Varese

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo disegno delle province italiane. Lecco dovrà accorparsi alle altre province di Como e Varese come si era ipotizzato da tempo anche se molti scongiuravano questa idea di maxiprovincia.

Il capoluogo dovrebbe essere Como che la spunterebbe su Varese. Le nuove province prenderanno vita dal 2014.

Abbiamo riportato qui la nota del Sindaco e dell’Amministrazione di Monte Marenzo ed alcuni commenti personali https://www.unpaeseperstarbene.it/2012/sulle-nuove-province-pochi-ragionamenti-e-molta-demagogia/ e avevamo dato conto di una “voce” che ipotizzava l’unione di Lecco con Sondrio (rivelatesi priva di fondamento quindi).

Cosa cambierà nella vita delle Amministrazioni e in quella dei cittadini comuni? Forse tutto, forse poco, forse nulla.

Voi come la pensate?

 

 

3 pensieri su “Nella maxiprovincia Lecco-Como-Varese”

  1. Sollecitato dall’amico Sergio, che ringrazio per l’invito e l’ospitalità su questo autorevole portale, provo a dare un piccolo contributo alla discussione.

    BERGAMASCHI O LECCHESI? UNA QUESTIONE DI CUORE
    Premetto che da sempre sono, e mi sento, Bergamasco e da vent’anni, dopo la nascita della Provincia di Lecco, amo autodefinirmi “un Bergamasco solo amministrativamente Lecchese” o, più semplicemente, “un Bergamasco forzatamente residente in Provincia di Lecco”.
    Dalla fine degli anni Ottanta (anni in cui si parlava dell’istituzione della Provincia di Lecco e dell’inserimento del Calolziese nel suo territorio) ho sempre espresso il mio attaccamento a Bergamo, con motivazioni storico-culturali in generale, che derivano dalla mia formazione universitaria e professionale e, personalmente, sentimentali. Infatti, in una lettera pubblicata sul settimanale “La Gazzetta di Lecco e Provincia” in data 28 novembre 1994 (allora usciva di lunedì), ovvero in tempi non sospetti e all’età di ventiquattro anni (come passa il tempo!), alla pagina 11 scrivevo: “L’essere Bergamaschi (così come Lecchesi o Comaschi) è un fatto umano misto di tradizioni, cultura e, se vogliamo, di cuore; ne deriva che chi è Bergamasco in tal senso, resta tale anche nell’ambito della Provincia di Lecco perché non è certamente un fatto amministrativo a cambiare il suo status”. Parole che sottoscriveri anche oggi in un contesto, tuttavia, decisamente diverso.
    Non sto a ricordare in questa sede (poiché l’ho fatto molte volte altrove e probabilmente continuerò a farlo) il lungo legame storico tra la Val San Martino e la città di Bergamo, certo non esclusivo ma sicuramente determinante, con tutte le sue ricadute linguistiche, religiose, etnografiche, ecc.; non voglio nemmeno soffermarmi troppo sulle già citate motivazioni del cuore che mi appartengono (basterebbe dire che parlo correntemente il bergamasco, tifo per l’Atalanta, le mie automobili hanno in questi anni continuato a recare sulla targa la sigla “BG”, lavoro a Pontida, mio figlio si chiama Alessandro come il patrono, collaboro con la Diocesi di Bergamo, rappresento la Val San Martino in istituzioni culturali bergamasche, ho combattuto e ottenuto che non eliminassero la pagina dedicata alla Val San Martino sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”, ecc.).
    Voglio però esprimere qualche considerazione in più in merito al vivace dibattito che si sta alimentando in questi mesi relativamente all’accorpamento della Provincia di Lecco, ora ufficiale dopo un percorso tortuoso e altalenante fra Sondrio e Monza, a quelle di Como e Varese.

    UNA VALLE “BISTRATTATA” NELLA SUA IDENTITÀ TERRITORIALE
    A mio giudizio la Val San Martino nella sua complessità da Vercurago a Pontida, negli ultimi vent’anni, ha subito durissimi colpi alla sua identità culturale e territoriale con mutamenti amministrativi talvolta paradossali. L’istituzione con decreto ministeriale della Provincia di Lecco nel 1992 ha inferto il primo, netto, colpo distruggendone, di fatto, l’integrità territoriale: sei Comuni trasferiti dalla Provincia di Bergamo a quella di Lecco, con l’incredibile balletto del Comune di Torre de’ Busi inizialmente scorporato (a seguito di un referendum consultivo che vide il 76% dei residenti di quel Comune contrario a Lecco e fedele a Bergamo) e poi immediatamente reintegrato.
    L’istituzione della nuova Comunità Montana Valle San Martino e il suo allargamento dai sei Comuni lecchesi ai tre Bergamaschi, voluta dalla Regione Lombardia per la particolare natura della valle e per fondate ragioni storiche, aveva ricomposto tale frattura e il processo di rilancio del territorio nel suo assetto originario, che discende addirittura dall’età tardo-medievale, stava (e, fortunatamente, sta ancora) producendo ottimi risultati (ad esempio, la nascita del Centro Studi Val San Martino, dell’Ecomuseo Val San Martino e della Rete Turistica Val San Martino) quando, improvvisamente, nella foga di riorganizzare e razionalizzare gli Enti locali, ecco arrivare – da parte della Regione che l’aveva appositamente costituita – lo scioglimento della nostra Comunità Montana ritagliata su coordinate storico-morfologiche coerenti e, dopo un breve dibattito nel silenzio più totale dell’opinione pubblica locale (si poteva, e si doveva, fare di più a livello istituzionale), il suo accorpamento alla Comunità Montana Lario Orientale in alternativa alla Valle Imagna, con il risultato di un vastissimo territorio poco omogeneo da Pontida a Oliveto Lario, un Giano bifronte con due sedi istituzionali a Galbiate e Calolziocorte.
    Ora, come se non bastasse, dopo gli immensi sforzi profusi per mantenere salda l’identità territoriale, culturale e socio-economica della tanto “martoriata” Val San Martino, si vede all’orizzonte l’ennesima “stangata” al nostro territorio incarnata nella possibilità concreta di confluire in Provincia di Como. Prospettiva, per certi versi, paradossale qualora si pensi che la nostra valle, dopo essere stata per secoli l’estremo limite della Lombardia orientale, capovolgerebbe la storia diventando l’estremo lembo di quella occidentale in una provincia avente origine sul Lago Maggiore e terminazione a Torre de’ Busi. Per l’ennesima volta, cioè, corriamo il rischio di essere spostati da uno scacchiere all’altro come semplici pedine di un gioco più grande di noi. Alla faccia della gente e dei cittadini residenti nei nostri paesi (autoctoni o alloctoni ma tutti Valsanmartinesi) mai interpellati come dovrebbe accadere in una democrazia e che forse, ora, varrebbe la pena di sentire.

    TORNIAMO CON BERGAMO MA PUNTIAMO SOPRATTUTTO AL COMUNE UNICO
    Sintetizzo il mio pensiero: con l’abolizione della Provincia di Lecco, i sei Comuni della Val San Martino dovrebbero decisamente tornare con Bergamo e ricongiungersi con gli altri tre. Tra l’altro, questo sentimento è molto diffuso tra la gente. Pur auspicandolo con tutto il cuore (appunto!), ammetto però che potrebbe risultare difficoltoso, nonché lungo, l’iter necessario per un reintegro in ambito orobico dopo un arco di vent’anni durante il quale, innegabilmente, il nostro assetto territoriale è andato via via assestandosi, per amministrazione e servizi, sulla città di Lecco. Recidere queste dinamiche per ricostruirle con quella di Bergamo è una prospettiva possibile, certo, ma molto complessa e tutta da approfondire.
    Meglio allora gettare lo sguardo anche, e soprattutto, oltre le province (che rimarrebbero comunque in vita “depotenziate”) e, nel nostro caso specifico, puntare decisamente al comune unico di Val San Martino (o a qualcosa di simile) – a mio parere necessariamente sviluppato da Vercurago a Pontida con 35.000 abitanti e 63 kmq di estensione circa – per mettere a riparo il nostro territorio da ulteriori artificiose modifiche calate dall’alto, valorizzarlo ulteriormente, nonché anticipare un tema, quello della riorganizzazione dei comuni, che pur si legge tra le righe del decreto cosiddetto della “spending review” ove di dice che le deleghe dismesse dagli enti provinciali “riformati” (ad esempio cultura, turismo, agricoltura, ecc.) andranno proprio ai comuni, e cui ci si arriverà, se non per volontà, sicuramente per necessità (e in questo senso la recente istituzione di un istituto scolastico comprensivo unico dell’alta Val San Martino o l’intesa siglata dai tre comuni della bassa valle in tema di servizi sociali, nonostante palesi criticità, appaiono segnali incoraggianti).
    Evitando però, se possibile, di procedere con fughe solitarie in avanti o tra veti incrociati (o pregiudiziali) di carattere partitico/ideologico che spesso sono risultati controproducenti ma dimostrando, al contrario, che si può lavorare tutti insieme per un obiettivo comune pur nella diversità di opinioni ed espressioni. Per una volta, qualunque sia la decisione, occorrerà pensare e agire da Valsanmartinesi. Ed è questo il mio auspicio.

    Chi vuole può contribuire alla discussione anche nella pagina che gestisco su Facebook: “Val San Martino: la mia terra”.

  2. Volevo dire a Pina che noi saremo semplicemente in provincia di Como.
    Una nota interessante riguarda la posizione della futura nuova provincia di Como(che ingloba sia Varese che Lecco) rispetto al Pil italiano: infatti si piazzerebbe in 5° posizione con il 3,87% dietro a Milano-Monza 1° con il 10,8%,Roma 2°con il 10,1%,Torino 3° con il 4,67% e Padova-Treviso 4°con il 3,88%.

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