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Perché le vittime del terremoto in Emilia le hanno fatte i capannoni crollati?

Sergio, a commento del post sul terremoto in Emilia e Lombardia, si chiedeva come potevano essere crollati capannoni industriali costruiti di recente, provocando la morte di alcuni operai.

Stefano Carrara, geometra da lunghi anni responsabile di cantieri per la costruzione di edifici produttivi, ci aiuta a capire la dinamica che probabilmente è all’origine del loro collasso strutturale.

Buongiorno a tutti, mi chiamo Carrara Stefano e sono il nipote di Angelo e Carla Gandolfi.

Proprio in questi giorni, dopo l’ennesimo terremoto che ha colpito il nostro paese e nello specifico le provincie di Ferrara e Modena, nella mia famiglia, così come ho notato nel vostro sito UNPAESEPERSTARBENE, ci si è posti una domanda dettata dalla curiosità e dall’attenta lettura dei fatti di cronaca: perché la maggior parte delle vittime si è registrata nell’ambiente di lavoro, capannoni prefabbricati, piuttosto che nelle civili abitazioni anche se la scossa che ha dato il via a tutto ciò si è registrata nella notte tra sabato e domenica scorsa in un giorno pressoché festivo?

Lavoro da più di vent’anni nel settore Edile, così come tradizione di mio padre, e nello specifico nell’edilizia industrializzata cioè al servizio della prefabbricazione, per cui mi sento di poter dare la mia personale ed umile spiegazione.

Occorre immaginare la Prefabbricazione Industriale come un gigantesco Lego. Chi da piccolo non ha giocato o gioca ancora con quei pezzi di plastica colorati ad incastro che ti permettono di costruire con un po’ di fantasia una miriade di oggetti ? Immaginiamo un capannone industriale così con i pezzi di plastica che sono a loro volta in ordine di montaggio: i pilastri, le travi , i tegoli ed infine i pannelli, il tutto per dare come risultato finale una gigantesca scatola sede di lavoro quotidiano per tanti di noi. Da anni questi pezzi di Lego giganteschi, che possono pesare fino a decine di tonnellate, vengono calcolati e prodotti con tecnologie altamente moderne e ne è prova il fatto che le sollecitazione a cui, tutt’oggi le normative in materia richiedono, vengono largamente soddisfatte per ogni singolo pezzo. A questo punto una persona ci capisce ancor meno, ma basta ancora un passo e il tutto sarà più chiaro.

Dal 1908, anno del devastante terremoto di Messina e Reggio Calabria, fino al 1974, in Italia i comuni sono stati classificati come sismici e sottoposti a norme restrittive per le costruzioni solo dopo essere stati fortemente danneggiati dai terremoti.

Con la legge n. 64 del 2 febbraio 1974 si stabilisce che la classificazione sismica debba essere realizzata sulla base di comprovate motivazioni tecnico-scientifiche, attraverso decreti del Ministro per i Lavori Pubblici. Nel 1981 viene adottata la proposta di riclassificazione del territorio nazionale in 3 categorie sismiche predisposta dal Cnr – Consiglio Nazionale delle Ricerche. Con appositi decreti ministeriali, tra il 1981 ed il 1984, il 45% del territorio nazionale risulta classificato ed è obbligatorio il rispetto di specifiche norme per le costruzioni.

Metà del Paese, tuttavia, continua a non essere soggetta a questo obbligo.

Dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise viene emanata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 2003, che riclassifica l’intero territorio nazionale in quattro zone a diversa pericolosità, eliminando le zone non classificate. E’ un punto di svolta importante: nessuna area del nostro Paese può ritenersi non interessata al problema sismico.

Il Ministro delle Infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’Interno e con il Capo Dipartimento della Protezione civile emana il 14 gennaio 2008 il Decreto Ministeriale che approva le nuove norme tecniche per le costruzioni, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 – Suppl. Ordinario n. 30. L’applicazione di tali norme diventa obbligatoria dal 1 luglio 2009, come previsto dalla legge n.77 del 24 giugno 2009.

Tornando al nostro gioco del Lego , io stesso ho visto con il trascorrere degli anni l’applicazione dello sviluppo giuridico di cui sopra. Fino a qualche anno fa la scatola veniva realizzata in modo molto semplice, per cui i pilastri venivano fissati a terra mediante getto di calcestruzzo negli appositi alloggiamenti, definiti plinti, quasi sempre realizzati in opera e cioè in loco; le travi non sempre venivano vincolate alla testa dei pilastri ma bastava il loro peso per poterne stabilire la stabilità. I tegoli di copertura venivano semplicemente appoggiati alle travi mentre per i pannelli di coronamento che chiudevano la scatola necessitavano vincoli metallici direttamente fissati ai pilastri e alle travi interessate. Fino ad una decina di anni fa ho assistito personalmente alla realizzazione di capannoni prefabbricati dai 1000 ai 20-30-40 mila metri quadri costruiti in questo modo alquanto semplice. SOLO negli ultimissimi anni le progettazioni a monte sono state vincolate all’applicazione delle leggi in materia sempre più restrittive, per cui siamo passati a collegare le fondazioni a terra per l’alloggiamento dei pilastri prefabbricati, i plinti, mediante travi in c.a. in modo da realizzare una maglia strutturale e non una singola fondazione che scarichi le sollecitazioni a terra. I pilastri vengono tutt’oggi alloggiati nei loro plinti mediante getto di completamento che ha lo scopo di costituire un’unica struttura. Le travi vengono vincolate ai pilastri mediante accorgimenti metallici quali barre filettate e piccola carpenteria metallica così come i tegoli ed i pannelli vengono fissati ai loro elementi portanti con lo scopo di vincolare la Scatola a qualsiasi sollecitazione possa essere sottoposta.

Tra il 1996 ed il 1997 ho realizzato personalmente la costruzione di un capannone industriale in provincia di Brescia destinato a diventare una fonderia in cui lavorano tutt’oggi più di cinquanta persone. Se penso che per me è stato il primo lavoro in cui ho dovuto applicare tutte le procedure che ho elencato prima, in quanto la zona era classificata altamente a rischio sismico, sapete quanto è costato al cliente finale tutto questo lavoro in più? 100 milioni delle vecchie lire.

La Vita di una sola persona quanto può valere allora? Un caro saluto da chi vi segue tramite la rete.

CARRARA STEFANO

 

2 pensieri su “Perché le vittime del terremoto in Emilia le hanno fatte i capannoni crollati?”

  1. Ho un amico Gabriele, che non sentivo da diversi giorni, ero preoccupato, aspettavo da giorni una sua mail, abita a Carpi provincia di Modena:

    http://maps.google.it/maps?hl=it&pq=cinema+carpi+provincia+di+modena&cp=2&gs_id=2b0&xhr=t&lr=&as_qdr=all&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&biw=1280&bih=618&q=carpi+provincia+di+modena&um=1&ie=UTF-8&hq=&hnear=0x477f8d3400f7c32f:0xfe2c94575398665,Carpi+MO&gl=it&ei=qDbFT4OFDovysga87s2aAw&sa=X&oi=geocode_result&ct=title&resnum=1&sqi=2&ved=0CCUQ8gEwAA

    Alle 22,35 ho ricevo finalmente! questa sua mail:

    “ciao Gia
    qui è un casino con il terremoto e con gli aiuti ai comuni limitrofi
    ho avuto poco tempo…
    ci sentiamo nei prossimi giorni

    ciaoo”.

    Ora posso dormire tranquillo,
    ma quante famiglie si ritroveranno sotto una tenda o per strada a dormire stanotte?
    senza contare chi ha perso i propri cari.

  2. Quindi leggendo questo post “L’applicazione di tali norme diventa obbligatoria dal 1 luglio 2009, come previsto dalla legge n.77 del 24 giugno 2009.”.
    Quindi non deve meravigliare se ancora con il terremoto di oggi in Emilia ci sono decine di vittime anche per il crollo di capannoni industriali.
    Ancora morti sul lavoro e responsabilità da chiarire. Ma se l’ter di leggi che riguardano la sicurezza hanno tempi geologici anziché tempi rapidi qualche responsabilità del Parlamento forse c’è.

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