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Ragionando sul gesto del Papa

Che dire dell’abdicazione di Papa Benedetto XVI?

Molte persone mi chiedono come mai non ce ne siamo ancora occupati. Inutile, credo, rilanciare dal nostro piccolo sito una notizia che ha fatto il giro del mondo e che tutti hanno appreso da mezzi di comunicazione ben più potenti ed aggiornati del nostro.

Tuttavia, in questo nostro strano Paese che ospita la Città del Vaticano e dove, da sempre, le cose della Chiesa sono spesso intrecciate con le cose italiane, abbiamo assistito, proprio nei media, giornali e TV, ad un incredibile affievolirsi della notizia che pure è di dimensioni storiche visto che l’ultima abdicazione risale a sei secoli fa (l’ultimo pontefice a lasciare l’incarico è stato Gregorio XII, nel 1415). Prima Sanremo (quello in Liguria della canzone italiana, non quello in Paradiso), poi l’ingombrante campagna elettorale hanno praticamente cancellato quell’evento.

A qualche giorno dal clamoroso e inaspettato gesto del Papa, e a pochi giorni dalla sua definitiva uscita di scena, il prossimo 28 febbraio alle ore 20.00, proviamo a scrivere alcune riflessioni che riguardano tutti noi, non solo la comunità dei fedeli di Monte Marenzo, ma anche chi credente non è, e che, dopo quel gesto, si pone alcuni interrogativi sul presente e sul futuro della Chiesa.

Molti di noi a quell’annuncio a sorpresa hanno provato incredulità, addirittura disorientamento. Qualche persona avvicinata in questi giorni esprimeva sconcerto, non riesce ancora a giudicare se il gesto del Papa è un bene o un male. I più ottimisti lo vedono  come un atto positivo e forse necessario, alcuni invece criticano apertamente questa scelta, ancorati al ricordo del Papa che lo ha preceduto che è rimasto sofferente fino all’ultimo giorno al suo posto.

Non ho risposte certe e per chiarirmi le idee chiedo allora al nostro Parroco Don Giuseppe se vuole fare una chiacchierata con me. Non un’intervista, più che formulare domande e avere risposte la nostra è una serena e a volte profonda riflessione che magari non dà risposte definitive ma può aiutare a non fermarsi agli aspetti esteriori che vengono proposti, magari a sproposito, da giornali e TV.

Anche Don Giuseppe mi conferma la sua incredulità alla prima telefonata ricevuta. Poi, quando Don Sebastian lo chiama da Roma, capisce che non è uno scherzo di carnevale: il Papa ha abdicato. Le sue parole, prima in latino, poi tradotte in tutte le lingue da tutti i giornalisti del mondo, sono chiare:

Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio  sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato“.

Don Giuseppe mi conferma lo stato d’animo di chi frequenta la Parrocchia e l’Oratorio, le tante domande che gli vengono poste, i dubbi, le speranze, la necessità di fermarsi a riflettere in qualche riunione, anche se il tema non è all’ordine del giorno.

Ragionando con calma il gesto del Papa può considerarsi profetico. Mette in evidenza la profonda umanità e fragilità dell’uomo, anche se eletto Papa. La consapevolezza che ognuno di noi ha dei limiti e, questa è addirittura la forza di quel gesto, quando si ha questa consapevolezza il Papa non solo può, ma deve lasciare la mano.

L’elezione del Papa avviene con l’intervento dello Spirito Santo, ma ciò non significa che il Papa non possa abdicare. E’ già accaduto più volte nei primi secoli della storia della Chiesa.

Chi conosce questa storia sa che anche recentemente un Papa come Paolo VI aveva ipotizzato una sua abdicazione. L’esempio di Giovanni Paolo II va rispettato al pari dell’esempio di Benedetto XVI.

Cosa accadrà ora? Difficile dirlo. Ma il gesto del Papa pone con forza il problema dei limiti di una Chiesa ancora accentratrice e forse la necessità di una maggiore collegialità, capace di affrontare i temi dello stare della Chiesa nel mondo di oggi. Non si tratta di “mettere a posto”, ordinare questo o quel problema e quindi restaurare. Si tratta di attualizzare e completare il processo avviato con il Concilio Vaticano II.

Perché il compito della Chiesa è quello di portare a tutti e sempre, in ogni momento e in ogni circostanza, l’esempio di Cristo, di Dio che si fa uomo.

3 pensieri su “Ragionando sul gesto del Papa”

  1. “Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate”, ci invita Fabrizio nel suo commento del 22 febbraio. Ho cercato di chiarire nel post quali sono gli atteggiamenti prevalenti delle persone con le quali ho parlato in questi giorni. Ancora ieri un amico vedeva in questo gesto un tirarsi indietro, un segno evidente della reale incapacità di Benedetto XVI di affrontare i problemi della Chiesa, e questo gesto conclude un pontificato grigio, senza particolari acuti.
    Non sono dentro le cose della Chiesa ma, a quanto si legge e se è vero, sembra che le resistenze e l’accentramento della Curia Romana rispetto alle spinte innovatrici che vengono dalla periferia della Chiesa, siano palpabili.

    “Se vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni con gli altri… Camminate secondo lo Spirito”. Esattamente 4 anni fa, il 20 febbraio del 2009, il Papa ha scelto di commentare a braccio questo richiamo di San Paolo ai Galati, una delle prime comunità cristiane che, spiega ai seminaristi del Laterano che lo ascoltano, “non era più sulla strada della comunione con Cristo, ma della legge esteriore della ‘carne’. “Vediamo bene che anche oggi ci sono cose simili”. “Invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che e’ la Chiesa, ognuno – denuncia il Papa teologo – vuol essere superiore all’altro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe migliore. E cosi’ nascono le polemiche che sono distruttive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere un’anima sola ed un cuore solo”.

    Segnali quindi erano venuti dallo stesso Papa.
    Tuttavia sulla sua abdicazione io sto alle parole del Papa (sarebbe paradossale che non dica la verità). E le sue parole, convengo, “Mettono in evidenza la profonda umanità e fragilità dell’uomo, anche se eletto Papa. La consapevolezza che ognuno di noi ha dei limiti e, questa è addirittura la forza di quel gesto, quando si ha questa consapevolezza il Papa non solo può, ma deve lasciare la mano.”

    Ieri sera alle 20.00 Benedetto XVI ha lasciato definitivamente. Sui giornali di oggi ci sono già alcune notizie che «Alcuni cardinali chiederanno al nuovo papa di inserire nel suo discorso inaugurale un punto fermo: che un pontefice di solito sceglie di esserlo per sempre. La norma sulle dimissioni non si può abolire. Ma per il futuro bisogna garantire la libertà della Chiesa da condizionamenti esterni…»
    Fabrizio ci scriveva dello scontro sulla nomina della presidenza dello IOR. Insomma non c’è pace neppure in Vaticano.
    Tutti guarderanno ora al conclave, e tanti dovrebbero farlo con la speranza che la Chiesa cammini con tutti gli uomini e soprattutto con gli ultimi.

  2. Ogni giorno ci attraversano un numero straordinario di informazioni e incessantemente le cestiniamo per far posto ad altrettante che premono per entrare in contatto con noi. Niente si sedimenta, difficile avere una pausa per approfondire e comprendere. L’abbandono del soglio pontificio da parte di Benedetto XVI e le rapine negli appartamenti di Calolziocorte, nelle chiacchiere di strada, occupano più o meno lo stesso spazio, per essere poi sostituite da notizie appena sfornate.
    Eppure le dimissioni del Papa hanno qualcosa di emblematico, una cesura storica che giustamente ha fatto esclamare a tutti: nulla sarà più come prima.
    Lo dicono e lo pensano quanti sono contrariati (e un po’ anche sconcertati) dall’abbandono, dalla resa alle difficoltà che incombono sulla Chiesa di Roma da parte del vicario di Cristo, dall’eletto dello Spirito Santo, così lontano dal sacrificio estremo vissuto dal predecessore, papa Wojtyla. Questa componente, a mio avviso non maggioritaria, è convinta che alla sacralità del pontefice sia stato arrecato un danno irreparabile, foriero di altri cedimenti sui fondamenti su cui si regge la religione cattolica.
    Altri, ritengono che non sarà più come prima perché “Le dimissioni di Benedetto XVI possono condurre a una riforma della concezione monarchica e sacrale del papato nata nel Medioevo, e…rimettere al centro del governo della Chiesa la spiritualità del Nuovo Testamento, passando da una concezione che assegna al papato un potere assoluto e solitario, a una concezione più aperta e capace di far vivere nella quotidianità il metodo conciliare.” (Vito Mancuso, La Repubblica 12 Febbraio 2013).
    Io, da laico, confido che questa scelta di Papa Benedetto indichi la via affinché prevalga lo spirito e la parola evangelica che hanno plasmato il Concilio Vaticano II°, e si possa guardare ad un futuro dove gli uomini non siano usati per le guerre di religione, per combattere opposti integralismi, ma aiutati a vivere il loro tempo in pace, fratellanza e giustizia, a contemplare e salvaguardare la straordinaria bellezza del creato. E, per favore, senza dilaniarci sulla genesi dei 17 miliardi di corpi celesti simili alla Terra che ruotano nella sola Via Lattea.

  3. L’abdicazione di Benedetto XVI è un’argomento talmente delicato che quasi tutte le testate giornalistiche in questi 12 giorni dall’annuncio che ha un pò sconvolto tutto il mondo cattolico e non,si sono limitate per lo più a riportare messaggi ufficiali o notizie Ansa.
    Ho avuto la fortuna di essere a Roma sabato 2 febbraio con mia moglie e di riuscire in modo un po fortunoso e rocambolesco a partecipare alla messa della Madonna Candelora che con il rito Romano si celebra in quella data, senza sapere ovviamente che quella sarebbe stata l’ultima messa celebrata dal Papa in pubblico con l’eccezione di
    quella celebrata mercoledì scorso per vescovi e cardinali,e in qull’occasione ci siamo resi conto di quanto fosse affaticato il Santo Padre rispetto per esempio alla visita che fece 8 mesi fa a Segrate.
    Le dichiarazioni fatte da Benedetto XVI° nei giorni successivi all’annuncio hanno un pò meglio chiarito,almeno secondo una mia personale opinione, le possibili motivazioni per un gesto tanto clamoroso ed insolito.Ha voluto lasciare un messaggio per il conclave affinchè il prossimo pontefice abbia le energia necessarie a sostenere un ruolo così gravoso e quindi a scegliere tra i cardinali che abbiano un età anagrafica compatibile con tale ruolo.
    Altro elemento è stata la nomina,avvenuta sabato scorso,del presidente dello IOR,un avvocato tedesco di cui non ricordo il nome,scelto su indicazione precisa del Papa come ultimo atto ufficiale prima del ritiro a vita privata e in contrapposizione,ma qui non troverete mai delle notizie ufficiali,a quello che era il candidato per la presidenza dello IOR voluto dal Cardinal Bertone vero uomo forte dello IOR e qui magari la notizia pur non essendo ufficiale è condivisa da molti vatacanisti molto più esperti di mè.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate.

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