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Càntare in coro / non è fàcile ma….

Ma si può sempre provare! Un’occasione c’è stata proprio ieri, primo luglio di questa estate piuttosto incerta,  nella bella corte di Casa Corazza.

Era in programma la tradizionale tombolata del martedì pomeriggio, in versione però speciale, come diceva la locandina esposta in questi giorni nelle bacheche e pubblicata sul sito di Upper il 26 giugno ( “Casa Corazza tra musica e solidarietà” link https://www.unpaeseperstarbene.it/2014/casa-corazza-tra-musica-e-solidarieta/ ): i premi per tombole e cinquine contenevano infatti sostanziose confezioni di buona pasta, prodotta nelle terre confiscate da Libera alla mafia.

L’AUSER nazionale ne promuove ogni anno una vendita con sottoscrizione, per finanziare i numerosi progetti sociali dell’Associazione di volontariato che opera, come ben sappiamo, anche a Monte Marenzo. L’abbinamento con la tombola è un’idea della presidente di qui (Carla Magni) e del gruppo, idea anche quest’anno ben accolta dagli affezionati del gioco solidale del martedì.

A fine giocata, la corte della Casa si è animata: un buon numero dei convenuti ha preso posto all’aperto, sulle panchine o sotto la tettoia del palchetto, accogliendo l’invito in musica di Chichecanta.

Il gruppo, che da alcuni mesi si ritrova ogni martedì sera nella sala riunioni di Casa Corazza, voleva, prima della pausa estiva, offrire un saggio delle sue ‘cantate’ per ringraziare Auser dell’ospitalità.

Con leggerezza certo (‘sono solo canzonette…’) ma con la dovuta attenzione a coordinarsi seguendo la guida della conduttrice Renata Tomasella, il coro Chichecanta ha presentato alcuni canti della tradizione popolare di area lombarda e non solo, che qualcuno dei presenti ha dato segno di conoscere, magari in varianti un po’ diverse.

La Rosina, la Mariettina, la Luisina: Renata ha invitato a sorridere sui nomi delle protagoniste femminili di alcuni canti. Del resto, le parole dei canti popolari, si sa, sono spesso un semplice ‘pretesto’ per cantare e come tale vanno presi, col sorriso.

Ma il coro intona poi qualche canto che rimanda a una realtà quotidiana tutt’altro che facile: le condizioni di lavoro delle donne, la giovinezza uccisa dalla guerra. Altri tempi?

Qualche pensiero viene, mentre si canta di filanda, lì nella corte dei Corazza, proprio a ridosso di quello che era  lo stabilimento della seta dei Barachetti, da dove pure si levavano le voci delle filatrici.

E quando si annuncia un canto di risaia, dal pubblico interviene una voce: “ Io in risaia ci sono proprio andata, a fare la mondina, vicino a Cremona, neanche quattordici anni avevo…”

E’ la signora Franca (Isabella Marè), oggi ha più di ottant’anni e difficoltà a camminare, ma per tanti anni ha collaborato come volontaria qui al Centro, che ora continua a frequentare, accompagnata.

Per chiudere in bellezza il piccolo concerto e ‘far venir voglia’ di unirsi all’esperienza di Chichecanta (ricordiamo che l’adesione al gruppo è aperta a chiunque), il coro invita il pubblico a imparare e poi provare tutti insieme un breve canto ‘a cànone’, cioè intonato a catena da più gruppi di cantori, in un intreccio non semplicissimo ma di bell’effetto.

Così, rifocillati dal rinfresco offerto dai volontari della Casa, ci si saluta sulle note di un canto a più voci, che è anche un incoraggiamento e un augurio:

“Càntare in coro / non è facile, ma / con un cànone / ce la farò!”   

C.M.

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