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Un archeoastronomo a Santa Margherita

Ieri mattina ho accompagnato, un archeoastronomo a Santa Margherita.

La Fondazione del Monastero del Lavello, in occasione della ricorrenza dei mille anni dalla prima citazione storico documentaria del Lavello (1014-2014), ha affidato a Adriano Gaspani il compito di compiere il rilievo topografico e di orientazione della chiesa di Santa Margherita a Monte Marenzo, dell’oratorio di Santo Stefano a Torre de Busi, San Lorenzo Vecchio a Rossino, Santa Brigida a Lorentino e Santa Maria del Lavello.

D’accordo con Don Giuseppe Turani  (che mi aveva avvertito prima della sua partenza per l’Etiopia), sono salito a Santa Margherita  con Graziano Morganti che è nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione del Lavello, insieme al Vice Presidente, Dario Dell’Oro (e sua moglie) ed abbiamo accompagnato l’archeoastronomo (e sua moglie che lo ha assistito nel lavoro)a condurre i rilevi della Chiesa.

Dai dati che ha rilevato e che elaborerà, sarà possibile determinare la data di edificazione della Chiesa.

In antichità i luoghi di culto venivano edificati secondo criteri precisi rispetto alla direzione del punto dell’orizzonte in cui il sole sorge.

Così, munito di antenna satellitare (il GPS ha rilevato 9 satelliti), Gaspani ha rilevato l’altezza sul livello del mare della Chiesa (643 metri), e con appositi strumenti  ha determinato la posizione delle tre monofore dell’abside che a santa Margherita sono asimmetriche.

Adriano Gaspani, dal 1981 fa parte dello staff dell’Osservatorio Astronomico di Brera (Milano), Membro della S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia) sin dalla sua fondazione, svolge le sue ricerche nel campo dell’Archeoastronomia con particolare riferimento ai periodi protostorico e medioevale in Europa e relativamente al perfezionamento delle tecniche di rilevamento dei siti archeologici di rilevanza astronomica.

Vederlo al lavoro è stato estremamente interessante e piacevole. Piacevole perché Gaspani, autore di oltre 180 lavori pubblicati su svariate riviste del settore e una decina di libri, è assolutamente cordiale e con qualche espressione bergamasca spiega con molta semplicità cose che sono invece molto complesse.

A suo parere, ci dice, chi ha edificato la chiesa, aveva ottime cognizioni astronomiche e probabilmente non si è neppure servito della rilevazione del solstizio per la presenza ad est del monte di Valcava.

Ora attendiamo che Gaspani faccia i suoi calcoli che ci farà conoscere il 14 giugno, in occasione del convegno previsto a Santa Maria del Lavello e ci faccia scoprire l’anno di costruzione e magari qualche altra sorpresa del nostro “Gioiello tra i boschi”.



 

3 pensieri su “Un archeoastronomo a Santa Margherita”

  1. Il commento di Fabio,certamente dotato di preparazione storico artistica piuttosto raffinata,mi sembra un modo elegante per dire che i denari messi dalla fondazione siano un po troppi rispetto alle prospettive di un risultato scientificamente significativo.
    In effetti, per esempio, l’archeoastronomia applicata alla datazione delle piramidi ed alla sfinge egizia ha portato risultati clamorosi ma non condivisi dalla totalità della comunità scientifica.Secondo l’archeoastronomia basandosi sulla conformazioni delle piramidi alla via lattea e la singe rispetto alle 3 stelle della cintura di orione, la data di costruzione delle stesse verrebbe anticipata di 8000 anni e cioè dal 2500 A.C. al 10500 A.C.. Peccato che nessuno riesca ad immaginarsi quale civiltà 8000 anni prima degli antichi egizi abbia potuto costruire queste opere.Attendiamo i risultati,senza passare delle notti insonni per questo,però con l’idea che il denaro pubblico,sempre più scarso,deve essere impiegato meglio.

  2. Premesso che l’archeoastronomia è scienza ormai praticata in contesti sempre più diffusi (per intenderci oltre le piramidi egizie o le pietre di Stonehenge) e accosta in modo suggestivo due discipline molto diverse tra di loro, indagando interconnessioni molto interessanti che mi riesce però difficile immaginare come sistematiche e sempre presenti ovunque, mi rimangono alcune perplessità che derivano da due elementi: qui non si tratta di un contesto di scavo archeologico (sito) ma di un edificio in alzato, peraltro di età medievale (dunque dovremmo parlare di archeoastronomia dell’architettura?) e, inoltre, non possono essere questo tipo di osservazioni l’unico elemento in grado di datare con attendibilità una chiesa. La datazione di un manufatto in archeologia e architettura, infatti, si determina con il concorso di più elementi datanti (in questo caso, tipologia muraria, delle malte, decorazioni pittoriche, documentazione scritta, contesto topografico, ecc.) e tramite confronti con situazioni analoghe già datate. Aspetto pertanto con interesse ma senza troppe aspettative i risultati di questa ricerca che, peraltro, impegnano economicamente la Fondazione in maniera significativa.

  3. Che bello, che cosa affascinante, mi sarebbe piaciuto esserci, con Jessica eravamo salite a Santa Margherita in occasione del solstizio per cercare una spiegazione(naturalmente con i nostri mezzi e conoscenze) alla posizione della monofora centrale…Sono molto curiosa di sentire i risultati di questa ricerca

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