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Calolzio è anche questa

Raffaella prende la parola quasi verso la fine della manifestazione. Lei è di Calolzio e nel suo intervento ricorda ai calolziesi e a chi li governa chi è il Santo patrono. E’ San Martino, che scese da cavallo e divise il suo mantello con un povero nudo che aveva freddo… Poi ricorda l’Arciprete Don Achille Bolis, trucidato dai nazifascisti…

Riccardo Gatti è di Calolzio ed era un ragazzo che anni fa frequentava il Centro di Aggregazione Giovanile. Ora è capitano della nave Ong spagnola Open Arms e salva vite nel Mediterraneo. Ha con sé il casco della moto e nel suo intervento fa una battuta: la sicurezza è mettere il casco quando si va in moto…

Ilaria è una insegnante di Calolzio. Mostra un cartello. La frase scritta in stampatello è semplice ed anche i suoi alunni la possono capire: “Giudicherò una PERSONA dalle sue AZIONI, non dalla sua PROVENIENZA”. Chissà se lo capiranno là, in municipio, le cui imposte sono simbolicamente chiuse.

Corrado, Franco, Giuliano e tanti altri sono di Calolzio. Sono attivi in politica e nel sociale. Hanno preparato gli striscioni e li hanno esposti intorno alla piazza. Quello più grande è appeso in alto e quando lo hanno portato alla manifestazione del 25 Aprile a Milano (al mattino lo avevano portato in giro per Calolzio), in tanti li hanno applauditi: “Calolziocorte oggi come ieri. NO zone rosse. NO discriminazione e intolleranza”.

Giancarlo ha messo un tavolino ed invita le persone di Calolzio a firmare una petizione per il ritiro delle zone rosse decise dalla maggioranza Lega-Centrodestra del Consiglio Comunale.

Vicino al municipio ci sono dei giochi per i bambini. Li stanno usando bambini di Calolzio e bambini che sono nati a Calolzio da genitori africani. Per loro giocare assieme è normale.

Calolzio è anche questa.

Una manifestazione colorata per dire no alle zone rosse. Una iniziativa promossa da tante Associazioni Calolziesi e del territorio (tra queste la nostra UPper), che hanno voluto rimarcare che il regolamento approvato in Consiglio Comunale a Calolzio è illegittimo e incostituzionale.

Corrado Conti e Daniele Vanoli, per Circolo ARCI Spazio Condiviso e la Lista Cambia Calolzio, hanno illustrato i passi politici e giuridici che si stanno compiendo in questi giorni.  Lunedì 29 Aprile ci sarà una presenza in consiglio comunale per appoggiare la proposta di revoca del regolamento presentata dai gruppi di opposizione.

Si è sottolineato l’importanza della lettera pubblica con la quale i parroci della Valle San Martino si espressi chiedendo il ritiro del regolamento.

Riccardo Gatti, della Ong Open Arms ha raccontato degli interventi che hanno l’obiettivo di salvare vite umane in mare. Persone che fuggono da fame, conflitti e torture. E ha denunciato una campagna inaccettabile e scorretta contro il lavoro delle Ong.

Ass Casset, responsabile dell’Ufficio stranieri della Cgil lecchese, per il Comitato Noi tutti migranti, ha ricordato lo sfruttamento e le condizioni sub-umane alle quali sono costretti molti migranti e per telefono interviene Leonardo Palmisano che parla del lavoro e della migrazione nella piana del foggiano.

Emanuele Manzoni e Paolo Casu hanno raccontato delle positive esperienze di integrazione già presenti da anni a Calolzio con la Comunità Il Gabbiano.

Tanti gli interventi di singoli cittadini e di esponenti politici ed amministratori. Poi tutti a cantare Bella Ciao con l’Orchestra Majakovskij.

Tante le presenze di Senegalesi, Ivoriani e di altri paesi africani che hanno voluto essere qui oggi, con le loro famiglie e i loro bambini nati qui in Italia. Lo dice una bambina al microfono: io sono e voglio essere italiana.

 

Abbiamo chiesto a Ilaria di spiegarci il senso della sua presenza alla manifestazione

Non so quante persone ci fossero oggi in piazza, a Calolziocorte, a manifestare contro il famigerato regolamento relativo ai centri di accoglienza per i richiedenti asilo, quello delle “zone rosse e zone blu”, per intenderci. Molti visi erano con evidenza quelli di migranti extra-comunitari; tanti altri di persone residenti a Monte Marenzo, Vercurago, Olginate… I Calolziesi forse erano davvero pochi, i soliti “quattro gatti”, in rapporto a una maggioranza di cittadini non indifferenti, ma assolutamente favorevoli al provvedimento della Giunta Ghezzi.

Io sono fiera di dire che facevo parte di quei quattro gatti.

Sono stata felice di poter esprimere davanti al Municipio della mia città il mio dissenso, sono stata felice di poter di poter dire che no, quel provvedimento non mi rappresenta, che è ingiusto, che è discriminante. Nel regolamento si mette nero su bianco che la condizione di richiedente asilo è potenzialmente pericolosa, in quanto collegata a situazioni di delinquenza e disordine. Con il pretesto del “buonsenso”, si afferma il principio che una persona possa essere giudicata non tanto per le sue azioni, quanto per una sua condizione. In questo caso, la provenienza. Si stabilisce così un’equazione inaccettabile tra il concetto di “migrante” e quello di “delinquente”. E questo è pregiudizio. Questa è discriminazione. Questa è ingiustizia.

E se non bastasse, questo è pericoloso, non solo per i richiedenti asilo ed i migranti in genere, ma per ciascuno di noi, perché, come è stato ricordato in uno degli interventi, ciò che lede il diritto anche dell’ultimo della Terra lede il diritto di ciascuno di noi.

Ho voluto essere in piazza oggi per non sentirmi colpevole di ignavia domani. La Storia ci insegna che, più che la malvagità di pochi, sono state la passività, la paura, la pigrizia di tanti a generare gli orrori più sconvolgenti. Io non voglio macchiarmi di queste colpe. Non voglio che un giorno mia figlia, pure presente alla manifestazione, possa rimproverarmi di non avere almeno tentato di oppormi alla barbarie che incalza.

Non so se la mia voce verrà ascoltata da qualcuno e se la manifestazione si rivelerà utile. Anche nel migliore dei casi, quanto abbiamo fatto insieme poggi pomeriggio è destinato ad essere una minuscola goccia nell’oceano di paura, povertà, sfruttamento ed ignoranza che sta lentamente ma inesorabilmente sommergendo il nostro Paese.

Ma qualcuno, da qualche parte, nel suo piccolo pezzetto di mondo, deve pur iniziare a gridare forte: NO!

Noi oggi lo abbiamo fatto.

 

 

Un pensiero su “Calolzio è anche questa”

  1. Di frequente ci capita di attraversare accadimenti che un giorno saranno raccontanti nei libri. E sono accadimenti che ci pongono di fronte a scelte nette, che non prevedono il ni. Quello che si vuole fare a Calolziocorte – prevedere la creazione di aree ghetto, oggi per i neri, domani per chissà chi – non solo produce sofferenza nelle persone respinte, ma è il sintomo del concepimento e gestazione degli stessi mostri che nel ‘900 hanno divorato milioni di persone.
    Ecco, questi sono i momenti in cui non basta essere idealmente contro, continuare nelle proprie faccende affaccendati e tuttavia pensare: “Io sono contro queste azioni che discriminano”.
    In questi momenti bisogna mettere il proprio corpo – sì, proprio il nostro essere fatto di muscoli, sangue e cervello – a difesa degli indifesi, a barriera fisica contro tutto quanto erode la coesistenza solidale, la tutela della dignità di ogni persona che abbia aperto gli occhi su questa Terra.
    Quindi sono felice dei tanti corpi presenti in piazza a Calolziocorte, anche se il mio non c’era, anche se avrei tanto voluto ci fosse.

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