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Sciopero per il clima: i ragazzi fanno sentire la loro voce. E noi?

All’indomani del Summit dell’ONU sul clima, i ragazzi dei Fridays For Future rinnoveranno l’invito ad agire contro il riscaldamento globale.

Un anno fa, ispirati dalle proteste solitarie di Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese, i ragazzi di tutto il mondo hanno iniziato ad aderire ai Climate Strikes for Future, per ricordare agli adulti la necessità di agire subito contro i cambiamenti climatici. Oggi gli scioperi globali per il clima sono confluiti in un movimento di protesta civile capace di portare in piazza milioni di persone da un angolo all’altro del Pianeta. Saranno in grado di influenzare l’agenda politica internazionale?

I capi di Stato e di governo si sono incontrati questa settimana all’ONU per promuovere provvedimenti concreti e realistici per aumentare gli impegni di riduzione dei gas serra presi con gli Accordi di Parigi. Qualche promessa, ma non da chi inquina di più, le nazioni più ricche e potenti hanno perso l’opportunità di lanciarsi in progetti seri di riduzione delle emissioni.

Intanto, il 22 settembre, un rapporto della World Meteorological Organization ha definito il quinquennio 2015-2019 come il più caldo di sempre. Le temperature globali sono cresciute di 1,1 °C dall’era preindustriale, e già di 0,2 °C dal quinquennio 2011-2015. La riduzione dei ghiacciai, anche sulle nostre vicinissime Alpi, è sotto gli occhi di tutti. Gli incendi devastanti in Amazzonia e in Siberia completano il desolante quadro.

I ragazzi si stanno muovendo, si spera non solo per moda ma con convinzione. Facciano sentire la loro voce, minaccino i politici che se non li seguiranno non li voteranno mai. Ed è una richiesta più che mai ragionevole: inutile investire nella loro cura, nei loro studi, nel loro futuro, se non avranno un pianeta abitabile in cui diventare adulti.

E noi vecchi? Noi principali responsabili di questo disastro?

Dovremmo semplicemente seguire il loro esempio e iniziare una buona volta ad abbracciare comportamenti virtuosi che abbassino l’inquinamento: riduciamo i consumi di acqua, energia elettrica e suolo; muoviamoci con i mezzi pubblici (e pretendiamo dalla politica e dalle amministrazioni che ci siano servizi decenti); facciamo raccolta differenziata e non sprechiamo; piantiamo semi, fiori e alberi, negli orti o sul balcone; mangiamo cibo locale. Tantissime sono le cause dell’inquinamento e dell’uso sconsiderato delle risorse del pianeta. Pensiamoci ed agiamo!

Perché le decisioni che prendiamo hanno ripercussioni per centinaia di migliaia di anni. Vogliamo davvero essere la generazione che deciderà in negativo per il destino del Pianeta?

Un pensiero su “Sciopero per il clima: i ragazzi fanno sentire la loro voce. E noi?”

  1. Il bel articolo di Sergio mi suggerisce alcune riflessioni.
    Vado con la memoria al 1986 (anno più anno meno) quando a Monte Marenzo organizzammo una memorabile edizione di una festa tematica de’ l’Unità dal titolo FESTUNIVERSO.
    Intervennero figure di grande rilievo: l’astronoma Margherita Hack, il console sovietico dove fu interrogato sul disastro di Černobyl accaduto nella primavera dello stesso anno, il direttore del planetario di Milano e Sandro Fuzzi, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima).
    Fuzzi lo invitammo per parlare del buco di ozono (era la preoccupazione climatica del momento) e ricordo perfettamente una frase tanto emblematica, quanto all’epoca poco considerata: “Il buco dell’ozono ai poli è un problema, ma certamente non paragonabile a quella che sarà la vera emergenza del futuro. L’effetto serra con l’innalzamento della temperatura media della Terra dovuta alla immissione in atmosfera di enormi quantità di CO2”. Fuzzi non fu un profeta, ma uno scienziato che rilevava e studiava i dati della realtà e quindi era in grado di predire cosa ci sarebbe capitato. Ignorare, o peggio, rifiutare i dati della realtà è il primo passo per il suicidio collettivo.
    Alcuni vecchi cinici possono pensare, “dopo di me venga pure il diluvio universale, tanto non mi può più toccare”. Pertanto, non solo confido che i ragazzi e i giovani impediscano che il Pianeta vada verso il disastro, ma che al loro fianco si schierino convinti la maggioranza delle persone, compresi i vecchi e i politici.
    Anzi, mi permetto di suggerire ai giovani di non demonizzare la politica, ma di essere loro stessi i soggetti attivi dell’azione politica, i protagonisti di un nuovo corso delle istituzioni che ottenga risultati positivi per la salvezza di tutti noi.
    Non sarà facile. Non tanto per la cecità della politica, quanto per le condizioni di ingiusta povertà in cui vive gran parte dell’umanità. Gli ultimi giustamente si battono per uscire da questa indigenza, per avere il tanto sospirato benessere che gode la parte più ricca del mondo. Noi, che stiamo in quest’ultima parte e portiamo la responsabilità del disastro provocato al clima e dello spreco delle risorse del pianeta, con quale ragionevoli argomenti dovremmo dissuaderli a non ripetere i nostri errori? Con quale coraggio possiamo chiedere loro – che non hanno niente – di rinunciare a stare meglio?
    A mio parere l’obiettivo vero, la soluzione decisiva sta proprio in questo: salvare la nostra Madre Terra attraverso la salvezza di tutti. Eliminare gli squilibri che esistono e non lasciare indietro nessuno, redistribuendo con giustizia risorse e diritti senza mettere in pericolo il futuro della casa comune che ci ospita.

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