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Il caldo autunno di 50 anni fa e il freddo di questa giornata

Il cortile di palazzo Bovara a Lecco è deserto e fa freddo. Molti uffici del municipio sono chiusi in questa giornata tra Natale e Capodanno, e il portiere in guardiola ci scruta con una punta di compatimento quando gli diciamo che siamo lì per la mostra.

Al riparo del portico che corre lungo il perimetro del cortile sono stati montati i pannelli su l’Autunno Caldo. Un progetto della CGIL regionale.

Per quelli della mia età guardare quelle fotografie in bianco e nero del ’68 -e di alcuni anni a seguire – è come guardarsi allo specchio. C’è un solo soggetto, un solo protagonista, l’operaio, che diventa un gigantesco organismo pulsante (detto anche classe operaia) che serpeggia in lunghi cortei, che riempie piazze, che presidia i cancelli delle fabbriche, che discute e contratta, che vuole cambiare il mondo.

Fra tamburi, fischietti, megafoni, riconosci la Lucia, il Giovanni, il Pino. E poi, soprattutto, selve di cartelli e pianure di striscioni a perdita d’occhio, con scritte a caratteri cubitali per la nuova costituzione. Scarne nella loro semplicità, tremendamente temute perché a tutti comprensibili.

Vogliamo l’aumento del salario. 40 ore settimanali. Basta con le gabbie salariali. Vogliamo essere uomini non robot. Assistenza sanitaria diretta e gratuita per tutti. Basta col razzismo. Case popolari. Diritto allo studio. Libertà e unità sindacale. No al terrorismo; no alla guerra.

Perdio, il vecchio mondo non è stato rivoltato, ma buoni risultati sono stati portati a casa!

Echi di una stagione lontana, lontanissima nel tempo, più per l’acqua che è scorsa sotto i ponti che per il calendario. E io, che c’ero, mi sento improvvisamente vecchio, tanto da dolermi di non poter vedere la mostra del futuro autunno caldo, che di sicuro ci sarà. Saranno tanti scatti a colori con gli smartphone e in posa dietro cartelli e striscioni ancora loro, gli operai. Le antiche tute blu a fianco delle partite IVA, dei rider, dei sottopagati che lavorano indifferentemente nei servizi, oppure nella ricerca.

E il racconto, e le frasi a caratteri cubitali? Sempre gli stessi

La foto è tratta dal volume #AUTUNNO CALDO, a cura della Cgil Lombardia, 2019.

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