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“La cua dèla gata”. Bambini (e culture) nel tempo

“La cua dèla gata”. Bambini (e culture) nel tempo

A qualcuno sarà capitato, in questi strani giorni senza bambini per strada né ai giochi né a scuola, di pensare a come passeranno il loro tempo nelle stanze di casa i più piccoli, accuditi dai familiari e seguiti, a distanza, da bravi insegnanti, o nonni, o zii, o ‘amici cartonati’…

Ci è venuto da pensare a come passavano il loro tempo, in altri tempi, in altre condizioni sociali, i bambini dei nostri paesi: per esempio, a Monte Marenzo. Niente parco giochi, niente cartoni, niente tablet. Spazi all’aperto, in compenso, tanti. Dove ripetere o inventare giochi con poco e niente (auto in giro: nessuna), cadenzati da conte e rime un po’ astruse, e poi via di corsa a dare una mano nei lavori contadini: qui gli abitanti erano quasi tutti mezzadri.

E in casa, e nelle stagioni più fredde?  Eh sì, qualcosa doveva pur succedere, in quelle famiglie allargate con ‘nidiate’ di bambini intorno…! Ci pensavano mamme, papà, nonni, ma non solo: qualcuno era riconosciuto come particolarmente abile ad intrattenere i più piccoli con la semplice – tutt’altro che banale – ‘arte del racconto’, divertendoli con fiabe, storie, giochi di parole, scherzi, destinati spesso anche agli adulti.

Così, provando ad aprire virtualmente la porta, un po’ cigolante, di una delle molte stalle distribuite nelle cascine di paese, abbiamo pensato di proporvi qualche scorcio di memoria, tra nonni e bambini…

Cliccando ai link indicati sotto, potete ascoltare la riproduzione in digitale di brevi brani di una registrazione sonora effettuata a Monte Marenzo nell’estate del 1989, in parte riportata nel volume “Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria” (A cura di C. Melazzi, S. Vaccaro, Comune di Monte Marenzo, 2000, alle pagine 169/177).

Dalla voce di Bianca Mangili Cattaneo (nata nel 1928) si possono ascoltare alcune delle filastrocche infantili più note e diffuse non solo nelle nostre zone, mentre dalla voce di Maria Milani Colombo (nata nel 1926) possiamo sentire, anche questa raccontata in dialetto alla presenza dei piccoli nipoti, la favola del Bucì.

Chissà come risuonano, alle orecchie dei non più giovani ed a quelle dei bambini di oggi, rime, parole, toni e modi di questi pochi brani raccolti trent’anni fa, ma dalle origini ben più remote e, con buona approssimazione, tutt’altro che ‘locali’.

Possiamo suggerire, in leggerezza, di fare una prova tra i familiari per riscoprire, magari, l’effetto benefico della rima non-sense, del gioco di parole, del ridere di niente, insieme, grandi e piccoli. Svelando, così, che i vari gift che dilagano ogni giorno sui social e ci inseguono sui telefonini per ‘tirar su il morale’, non sono una novità, ma hanno antenati lontani e, aggiungiamo, comuni a tutte le culture!

Vale la pena ricordare che fiabe, conte, filastrocche, rime, a volte quasi indecifrabili, sono il ‘materiale emerso’, arrivato fino a noi, di un ricco deposito accumulatosi e modificatosi nel tempo, trasmesso (in gran parte oralmente) di generazione in generazione, al di fuori della cultura ‘ufficiale’, in un intreccio di contaminazioni. Documenti in apparenza semplici possono rivelare legami con un’eredità culturale complessa e costituiscono una parte del più ampio “patrimonio espressivo” di una comunità umana.

Per chi volesse, qualche luce su questi temi si trova nelle pagine del libro citato, dedicate a La storia del bucì, a cui rimandiamo e che si possono aprire cliccando qui (La stòria dèl bucì)

Buon ascolto e buona lettura!

Cristina Melazzi

Digitalizzazione a cura di Graziano Morganti

Brano 1: Caterina di curài – (Bianca Mangili Cattaneo)

Brano 2: Trata bürata – (Bianca Mangili Cattaneo)

Brano 3: Tròt tròt cavalòt  – (Bianca Mangili Cattaneo)

Brano 4: Chèsto l’è birlà ‘n del poz  – (Bianca Mangili Cattaneo)

Brano 5: La storia del bucì – (Maria Milani Colombo)

 

Forcella fine anni ’30. Bambini della famiglia Colombo (Dall’album di Famiglia Colombo Giusto)

3 pensieri su ““La cua dèla gata”. Bambini (e culture) nel tempo”

  1. Ringrazio a mia volta Valentina che, da ‘valente’ pedagogista, ha richiamato il valore d’uso di fiabe e filastrocche nella didattica, in particolare per la scuola dell’infanzia e primaria.
    Ricordo un piccolo manuale di molti anni fa, intitolato “Imparare con le filastrocche” (edito dalla Nuova Italia), molto interessante. Ancor più mi piace ricordare una bella ed originale esperienza didattica, realizzata dalla Scuola di Monte Marenzo una decina di anni fa, ispirata proprio alla ‘Storia del Bucì’ pubblicata sul libro dedicato al paese: ho ritrovato alcune immagini, che con Sergio proponiamo, a chi volesse, cliccando su questo link:
    https://www.unpaeseperstarbene.it/wp-content/uploads/2020/04/buc%C3%AC1.jpg
    Belle cose si fanno a scuola!

    Cristina

  2. Grazie Cristina e Graziano!
    Che bella iniziativa!
    Grazie Upper!
    Promuoverò volentieri l’ascolto di queste perle, preziosi suoni per le orecchie e l’oralità dei bambini di oggi, ancora ghiotti di parole che incantano.
    Valentina Chioda

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