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Una notte con i senzatetto

Periodo di Avvento e Natale. Periodo sicuramente diverso per noi, preoccupati dalla pandemia e frastornati dalle regole che limitano le nostre consuetudini.

In questo momento dell’anno si ripete spesso il mantra di “essere più buoni”, atteggiamento che viene spesso dimenticato anche da chi si professa credente, coinvolto dal consumismo legato alle feste.

Giorgio Toneatto ci manda alcune riflessioni fatte da un suo amico, scritte nel gennaio scorso, pochi giorni dopo aver vissuto una esperienza in un dormitorio della Caritas di Bergamo.

Proponiamo queste riflessioni ai nostri lettori accompagnate da alcune foto scattate da Giorgio a Milano. 

 

05/01/20

Queste sono alcune mie riflessioni fatte il 31 dicembre 2019.

All’ultimo dell’anno ho voluto provare un’esperienza diversa dal solito. Ho trascorso la serata a Bergamo, al dormitorio del Galgario, un punto di riferimento importante per la nottata dei senzatetto della città.

Ho voluto toccare con mano questa realtà per capire quanta sofferenza e solitudine provano queste persone uguali a noi che sono finite in strada. Vite inizialmente come le nostre, poi sfociate per mille motivi in un vero dramma.

Quando camminiamo per la città queste persone le ignoriamo, oppure ci allontaniamo da loro, facciamo il possibile per evitarle con la massima indifferenza. La cosa peggiore è che ci vergogniamo di dargli un piccolo contributo per un caffè, un panino o qualcosa d’altro.

Basterebbe così poco per alleviare la loro povertà, la loro solitudine, la loro sofferenza: un saluto, un sorriso.

Noi non abbiamo tempo. Li consideriamo uno scarto della società. Siamo sempre di fretta o in piacevole compagnia. Siamo noi quelli bravi, quelli che hanno la bella casa, una bella macchina, dei bei vestiti, un lavoro remunerativo per cui loro non ci possono dare niente.

Che tristezza questa società. L’ augurio che faccio a queste care persone è di lottare fino all’ultimo senza mai perdere la speranza, perché sono certo che loro un giorno saranno veramente i primi e di riuscire a reinserirsi grazie soprattutto all’aiuto della Caritas e della cooperativa Pugno Aperto.

Io ritengo di aver fatto poco o nulla per loro. Gli ho dedicato solo una misera serata. È servita più a me per conoscere, comprendere e divulgare le problematiche di questo mondo e far sì che si crei una coscienza più tollerante nei loro confronti.

Grazie per la pazienza dimostrata nella lettura.

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