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Per chi suona la campana

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».
John Donne, 1572 – 1631

E’ così. Per ogni bambino gettato tra le braccia di un soldato purché fuori dal cratere afghano, c’è un don – don che mi suona dentro.

Oggi anche l’ultimo viaggio di Gino mi fa sentire il lento don – don. Chi cucirà le ferite lasciate aperte?

Se nove decimi dei nostri occhi sono puntati sull’aeroporto di Kabul, l’odore di piscio e benzina galleggiano ancora sul Mediterraneo, in attesa di un salvagente pietoso, o della prossima onda che seppellirà in mare grandi speranze. Don – don.

Il don – don non ti molla mai.

Ma io che posso fare? Non posso niente di niente!

Qualcosa, magari piccola, ma qualcosa è possibile.

Non tappare le orecchie alla campana dolente. Poi, se qualcuno bussa per chiedere aiuto, hai tre possibilità di risposta:

come essere umano

come cittadino civile

come contribuente

E’ impossibile sbagliarle tutte e tre.

Angelo

Un pensiero su “Per chi suona la campana”

  1. Io non riesco a non ascoltarle le campane. Ascoltarle, che è diverso dal solo sentirle.
    Ascoltare significa prestare attenzione, cercare di capire. E se oggi qualcuno sente solo le campane di Kabul, io non riesco non ascoltare tutti i giorni le campane che dolentemente ci inviano un messaggio da tutte le parti del mondo.
    Tutti i media sono a Kabul, lì gli interessi occidentali legati anche al mercato della droga sono fortissimi, ma pochi documentano le tragedie quotidiane che avvengono altrove: nei campi in Libia dove i rifugiati vengono massacrati; in Madagascar, per la crisi climatica oltre 2,6 milioni di persone colpite dalla siccità; nella Repubblica Centrafricana in conflitto nel cuore dell’Africa, circa 2,6 milioni di persone hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria; in Eritrea si scappa dalla siccità e dalla repressione, la metà di tutti i bambini sotto i cinque anni è a rischio a causa della malnutrizione; in Corea del Nord dietro porte chiuse a chiave, circa 10,9 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria per soddisfare le loro esigenze alimentari, sanitarie, idriche, igieniche; ….e in Kenia e in Etiopia,… e in Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Siria, Nigeria e Venezuela che sono le prime cinque crisi segnalate nel documento dell’International Rescue Committee del 2020…
    E i diritti delle donne Afghane fanno risuonare il din don, ma noi denunciavamo anche che uno degli ultimi paesi a concedere il diritto di voto alle donne fu la Svizzera nel 1971… la stessa civile ed ordinata Svizzera dove dal 1926 al 1975 si è attuato il programma di eugenetica “Pro Juventute” nei confronti dell’etnia Jenisch, popolazione nomade di origine celtica e zingari come i Rom e i Sinti, che ha portato a sottrarre con la forza più di duemila bambini alle famiglie per rinchiuderli in centri e sottoporli a “rieducazione” attraverso pratiche mediche e psichiatriche, arrivando a elettroshock, coma insulinico e sterilizzazione, sia delle femmine sia dei maschi che erano ritenuti “idioti”.
    Io e te, Angelo, veniamo da una storia che non ci ha fatto mai tappare le orecchie e gli occhi di fronte a ogni tragedia causata da iniquità e non ci dimentichiamo degli eventi dopo una settimana. Lo abbiamo sempre denunciato. Il minimo che bisognava fare.

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