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Quella volta (anzi due) alla mostra “Guardami” di Pepi Merisio

E’ morto oggi, a 90 anni, il fotografo bergamasco Pepi Merisio.

Noi di UPper non ci occupiamo quasi mai di eventi nazionali, ma per Pepi Merisio vogliamo fare un’eccezione.

Era la primavera del 2019 ed ho avuto occasione di vedere la Mostra “Guardami” nel suggestivo spazio espositivo del Museo della fotografia Sestini, inserito nella cornice del Convento di San Francesco, in Città Alta a Bergamo.

Considerato uno dei fotografi più importanti d’Italia, con le sue fotografie ha documentato la vita del Novecento e in quella Mostra c’erano più di 250 scatti scelti dallo stesso Merisio: un omaggio a luoghi, persone e paesaggi di un Novecento ormai quasi scomparso, una testimonianza preziosa.

Mi stupii che in quel grande spazio espositivo fossi uno dei pochissimi visitatori, un peccato, ma per me una fortuna: potei godere appieno la straordinarietà di quelle immagini.

Talmente straordinarie che ci tornai ad agosto. Questa volta convinsi l’amico Angelo ad uscire di casa e ci andammo insieme a Giorgio Toneatto, che ama la fotografia ed apprezza Merisio (è lui l’autore delle bellissime immagini scattate in quell’occasione che vedete qui sotto).

Tutti e tre, dopo una breve visita al Museo della fotografia contiguo al grande Chiostro, siamo entrati nelle sale del Monastero. Qui, sotto ai resti degli affreschi, ci siamo soffermati ad ammirare quelle immagini in bianco e nero, esposte in cinque “sezioni”: “La famiglia”, ritratti di memorie famigliari, tra territorio bergamasco e il resto d’Italia; la sezione “Ex Oriente” con le fotografie scattate da Pepi Merisio durante i suoi viaggi in Oriente; “Il lavoro”, uno dei mondi più esplorati dal grande fotografo bergamasco, tra campi e boschi, operai e contadini; lavoro ma anche vita comune, con la sezione “La Vita”; infine la sezione “Stella Matutina” con ritratti di vita religiosa.

Tutti e tre, Angelo Giorgio ed io, abbiamo ripetuto più volte un solo aggettivo davanti a tante foto: “bellissima”.

E ci siamo soffermati su alcuni scatti fatti in Valle San Martino: il lavoro sotto un portico di una cascina (chi riconosce il luogo?) e l’immagine della via principale nel centro di Caprino.

Poi l’immagine che è stata scelta per la Mostra: il primo piano di un uomo, un viso con le rughe che raccontano il tempo e gli occhi fissi verso l’obiettivo della macchina fotografica. Su quell’immagine il titolo della mostra “Guardami”, perché Pepi Merisio chiedeva ad alcune persone di guardarlo, per cogliere quell’espressione che poteva “raccontare” quel volto.

Si narra che Merisio dicesse “Guardami” anche ai paesaggi e, a giudicare da quello che abbiamo visto, anche loro gli hanno ubbidito. 

 

Un pensiero su “Quella volta (anzi due) alla mostra “Guardami” di Pepi Merisio”

  1. Sergio racconta la nostra visita alla pregevole Mostra di Merisio con precisione e coinvolgimento ma occorre che io spenda due parole sul motivo che mi ha portato a fotografare le fotografie: NON LO SI DEVE FARE!!! Ho però trasgredito a questa regola prima di allora da me sempre rispettata perchè mi sono reso conto che un evento di quel genere era ignoto ed ignorato dai più e Pepi Merisio non lo meritava…avevo in mente sin da allora di dare un significato più ampio a quella nostra visita ed ho scattato qualche fotografia aspettando l’occasione per una loro diffusione, magari su UPper. Purtroppo l’occasione si è materializzata con la morte del grande fotografo e, d’intesa con la Redazione del Sito, abbiamo deciso di ripescare quella visita raccontandone in parte il contenuto. Speriamo di avere fatto bene e, inoltre, colgo l’occasione per citare un grande fotografo locale che si è mosso in maniera simile in Valle San Martino e dintorni: Ercole Marenzi, noto a moltissime persone ha creato a sua volta un archivio sterminato raccontando persone, eventi, il mondo del lavoro in rapida evoluzione, paesaggi sottoposti a grandi mutamenti…un precursore!

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