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Un anno fa…

Un anno fa, il 23 febbraio 2020 era domenica.

E’ passato un anno ma ricordo benissimo cosa ci accadde.

Il giorno dopo avremmo dovuto mettere di nuovo in scena  “Diversamente viva” nell’auditorium della scuola Caterina Cittadini di Calolziocorte. Il nostro teatro civile sulla disabilità aveva talmente colpito Suor Michela che ci aveva chiesto di replicarlo per i ragazzi delle scuole medie.

Avevamo già organizzato tutto. Nelle settimane precedenti con Francesca, la nostra bravissima attrice protagonista e Michele che doveva affiancarla, avevamo ripetuto le prove dello spettacolo. Lele ci avrebbe raggiunto lunedì per accompagnare con le sue musiche la storia di Anna e si sarebbe unita anche Rosaria, che ci avrebbe supportato come assistente di scena.

La domenica mattina eravamo fuori dal teatro ad aspettare Matteo e Carlo che avrebbero dovuto montare le luci e l’impianto audio…

Avremmo dovuto, appunto, ma…

Le notizie che si accavallavano in quelle ore erano tutte rivolte all’arrivo anche in Italia, prima nazione occidentale dopo la Cina, dei primi casi positivi al Coronavirus 19. Il Presidente del Consiglio, dopo i casi di Codogno e Vo’ Euganeo ed il diffondersi dell’epidemia aveva già dichiarato l’emergenza sanitaria e il 23 febbraio adottava le prime “Misure urgenti di contenimento del contagio nei comuni delle Regioni Lombardia e Veneto”…

Ecco ci siamo, ci siam detti. Che fare? Ancora fuori dal teatro decidiamo di interrompere tutto.

Dopo poche ore la conferma. “…divieto di allontanamento dai Comuni…; … sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico; … sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado…”

Per noi le restrizioni della vita normale iniziarono quel giorno. In un anno abbiamo assistito a tutto quello che ricordate anche voi e che stiamo ancora vivendo: Lockdown, zone rosse, mascherine, guanti, tamponi, DPCM… il numero di contagiati e il numero di deceduti…

Sembra ieri o sembra un secolo fa?

La misura del tempo ci appare elastica e appunto sembra enorme quando lo valutiamo come tempo perduto, occasioni mancate, vita non vissuta appieno. A volte ci sembra di avere perso un anno, a volte si ha la consapevolezza di stare vivendo un momento storico straordinario che ci ricorderemo per sempre.

Inutile dire che il nostro spettacolo non è più stato messo in scena.

Lo stesso è accaduto per tutto il mondo del teatro. Vogliamo segnalare che proprio ieri sera U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) ha deciso di lanciare un segnale per far sapere a tutta Italia che i teatri esistono ancora e che stanno soffrendo enormemente per le chiusure protratte da ormai un anno.

“Facciamo luce sul teatro” ha coinvolto i teatri italiani, dalle piccole sale di provincia fino ai grandi teatri nazionali. Le sale ieri sera, dalle 19.30 alle 21.30, sono tornate ad illuminarsi, con la riaccensione delle luci e la riapertura delle porte.

U.N.I.T.A. ha lanciato la proposta per far sentire la voce dei teatri, come spiegato dal comunicato presente sul sito dell’evento: “A un anno di distanza dal primo provvedimento governativo che come prima misura di contrasto al Coronavirus intimava la chiusura immediata dei teatri nelle principali regioni del Nord, estendendo rapidamente il provvedimento a tutto il territorio nazionale nel giro di pochi giorni, Unita chiede al nuovo Governo e a tutta la cittadinanza che si torni immediatamente a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo, che lo si torni a nominare, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti prima possibile ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi.“

L’invito è quello di far tornare a vivere il teatro come luogo di aggregazione mentale e culturale, un pilastro della storia mondiale che ha sempre tradotto i cambiamenti della società attraverso le sue opere.

Tutti i cittadini erano invitati a mostrare la loro vicinanza al teatro con la loro presenza fisica (rispettando le norme vigenti). Ogni teatro ha messo a disposizione un registro, dove le persone hanno potuto manifestare i loro sentimenti per il palco scelto con aneddoti, storie o semplicemente con la loro firma.

Noi di UPper, idealmente, abbiamo raccontato la nostra piccola storia di quella domenica 23 febbraio 2020. Un anno fa…

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