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Chiude il sito UPper?…

Venerdì 22 novembre 2024. Ore 14.30 circa. Riunione di redazione in presenza.

Qualche volta ci siamo collegati in videoconferenza ma oggi abbiamo la possibilità di trovarci.

Ogni tanto è necessario fare il punto, decidere cosa pubblicare, seguire alcuni avvenimenti della nostra Associazione o di altre realtà culturali del territorio.

Angelo è preoccupato per una cosa… la spiega a Sergio.

Sergio risponde che anche lui ha la stessa preoccupazione. Ci pensava proprio quella mattina…

Angelo propone di titolare così il prossimo articolo: Chiude il sito UPper.

Sergio è perplesso ma forse è un modo per risvegliare le coscienze.

Che cosa succede?

Angelo suggerisce che dopo il titolo potremmo scrivere “Chiude il sito UPper per mancanza di persone che scrivono”.

Sergio dice che è meglio precisare che non solo mancherà chi scrive… non ci saranno neppure più lettori. Quindi il sito, per il poco che può servire per informare e far riflettere, non servirà più.

Che succede?

Siete preoccupati anche voi?

No non è che ci angoscia la possibilità che il sito UPper non continui ad essere attivo. C’è ben altro ed è più grave.

Queste riflessioni ci sono venute in mente osservando quel che sta avvenendo nel mondo.

Davvero pensiamo che se non si fa nulla, tutto può tranquillamente andare avanti con le nostre piccole cose?

L’escalation inaudita tra Russia ed Ucraina, la violenza fra Hamas e Israele, i tanti conflitti che ci sono nel mondo ma che dimentichiamo, tanto che siamo nel pieno di quella che Papa Bergoglio ha definito come Terza guerra mondiale a pezzi, dovrebbe farci scendere nelle piazze ad invocare la pace.

Una volta lo facevamo. Mettevamo le bandiere arcobaleno alle finestre, come nel 2002 quando ne esponemmo milioni per l’iniziativa “Pace da tutti i balconi” organizzata e promossa da padre Alex Zanotelli contro l’allora imminente guerra in Iraq.

E ancor prima, in momenti estremamente rischiosi, sì scendevamo in piazza.

Angelo e Sergio chiamano Graziano. Gli chiedono: quando lo abbiamo fatto a Monte Marenzo e tu hai ripreso quella manifestazione con la tua telecamera betamax?

Graziano dice il 1981. Tra le foto in bianco e nero ce n’è una che ritrae Gianni esporre un grande cartello, e tanti eravamo lì, contro il nuovo pericolo nucleare e la folle corsa al riarmo ad est e ad ovest. Cercate su internet (se ancora vi funziona, non è ancora accaduto nulla per fortuna), la vicenda dei missili a Comiso.

Oltre tre milioni di persone marciarono nelle strade delle maggiori capitali europee. Fu la più grande dimostrazione contro il pericolo nucleare mai avvenuta nel vecchio continente. In Italia nacquero i Comitati per la pace: coinvolsero migliaia di persone nella scelta della nonviolenza e del non allineamento.

Sergio si ricorda di aver fatto allora un disegno con la matita e i pastelli colorati, come si faceva una volta: la sagoma di un uomo, una donna e un bambino protetti da un arcobaleno. Chissà che fine ha fatto? Sarà tra la raccolta del nostro giornale païs ? Proviamo a rifarlo qui sotto con i nuovi strumenti: non è la stessa cosa ma rende l’idea.

Che fare oggi?

Non ci basta la lezione che avvenne ad Hiroshima quando in un milionesimo di secondo, un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore bianco, abbagliante?

Fu cento volte più incandescente del sole nel firmamento.

E questa palla di fuoco irradiò milioni di gradi di calore.

In quel secondo, 86.000 persone arsero vive.

In quel secondo, 72.000 persone subirono gravi ferite.

In quel secondo, 6.820 case furono stritolate e scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d’aria, per chilometri d’altezza nel cielo, sotto forma di una colossale nube di polvere.

In quel secondo, crollarono 3.750 edifici, le cui macerie si incendiarono.

Oggi la potenza nucleare è decine di volte più devastante di allora.

Quindi che fare oggi?

Lo chiediamo anche a voi…

13 pensieri su “Chiude il sito UPper?…”

  1. Buongiorno a tutti, 4 minuti fa “https://www.rainews.it/maratona/2024/12/bombe-israeliane-sul-libano-tregua-violata-tel-aviv-abbatte-missile-houthi-b220cc73-eb06-4b51-b7f1-4c8fb053e66f.html”
    qualche giorno fa
    “https://www.unpaeseperstarbene.it/2024/gazachiamaleccorisponde-per-sostenere-una-scuola-a-gaza/”

    se spiegate a un ignorantone come me cosa c’è da capire ma sopratutto da parlare….. perchè io non capisco, o forse che basta inventarsi delle opere di bene, per fare finta che la guerra è da un altra parte, a perchè se è cosi, è molto più facile 😉 magari è finita la guerra in Ucraina e manco lo so.

    per il sito upper, fino a che c’è Angelo e Sergio siamo tranquilli che di contenuti ce ne saranno sempre.

    p.s.
    per Angelo
    ero ieri da Paolino il contadino ti saluta

  2. Io sono preoccupata e un po’ mi sento colpevole, se i nostri figli non partecipano, forse qualcosa abbiamo sbagliato. Abbiamo educato i nostri figli a trovare tutto pronto, abbiamo spianato loro la strada, a partire dalle piccole cose già da piccoli. Questo potrebbe essere un modo per fargli credere che non tocca a loro combattere, faticare, fare scelte. Lo farà qualcuno altro.

  3. Il commento a cui fa riferimento Cristina Melazzi è questo: https://www.unpaeseperstarbene.it/2024/chiude-il-sito-upper/comment-page-1/#comment-185001 (commento al post “chiude il sito UPper?… https://www.unpaeseperstarbene.it/2024/chiude-il-sito-upper/)

    L’articolo di Cristina Melazzi a cui fa riferimento è “In tempi ‘di ferro e di fuoco’: le parole, il volo degli uccelli” che potete trovare a questo link: https://www.unpaeseperstarbene.it/2024/in-tempi-di-ferro-e-di-fuoco-le-parole-il-volo-degli-uccelli/

    L’altro articolo del commento di Cristina Melazzi su Gaza è questo: #gazachiamaleccorisponde per sostenere una scuola a Gaza (al link https://www.unpaeseperstarbene.it/2024/gazachiamaleccorisponde-per-sostenere-una-scuola-a-gaza/).

  4. Condivido la tristezza e lo stupore per questa” assuefazione” quasi una “rassegnazione” alla guerra , facendo quasi sdoganare e rendere accettabile la guerra nucleare. Ero a Comiso con molti altri e ricordo la voglia di opporsi allo schieramento dei missili e gli slogan di superamento delle Allenze miltari . Oggi con la consapevolezza delle problematiche planetarie (clima, risorse che finiscono, sfruttamento folle del territorio…) dovrebbe essere ancora più chiaro che non ha più senso parlare di nazioni e nazionalismi.
    Vorrei proporvi una pagina di un romanzo di Joseph Roth che spiega bene la brutta bestia nazionalista
    PS vi prego non chiudete Upper!!!!
    “…Non aveva altra manifesta passione se non quella di contestare “il problema delle nazionalità”. A quel
    tempo ,infatti, cominciava a imperversare nella monarchia il cosiddetto “ problema delle nazionalità “. Tutti
    quanti – che lo volessero o dovessero far finta di non volerlo – professavano la loro appartenenza all’una o
    all’altra delle molte nazioni che esistevano sul territorio della vecchia monarchia. Nel diciannovesimo
    secolo, come ognuno sa, si era scoperto che ogni individuo, se veramente voleva essere riconosciuto come
    tale e come cittadino, doveva appartenere a una determinata nazione o razza. “ Dall’umanità alla bestialità
    attraverso la nazionalità “ aveva detto il poeta austriaco Grillparzer. Allora si faceva appunto con la
    “nazionalità” il primo passo verso quella bestialità che oggi sperimentiamo. I sentimenti nazionali; a quel
    punto si vide chiaramente che traevano origine dalla volgarità dell’animo – e ne erano il riflesso – di tutti
    coloro che costituiscono lo strato più volgare di una nazione moderna. Erano, di solito, dei fotografi che
    prestavano servizio volontario nel corpo dei vigili del fuoco; dei cosiddetti pittori accademici che, per
    mancanza di talento, non avevano trovato asilo nell’Accademia di belle arti e perciò erano diventati
    cartellonisti o decoratori; dei maestri di scuola elementare insoddisfatti che volevano diventare insegnanti di
    scuola secondaria ; degli aiutanti farmacisti che volevano diventare dottori, degli odontotecnici che non
    riuscivano a diventare dentisti, degli impiegati subalterni delle poste e delle ferrovia, fattorini di banca,
    guardie forestali e, in genere all’interno di ciascuna delle nazioni dell’impero, tutti coloro che accampavano
    vane pretese di illimitata considerazione da parte della società borghese. Poco alla volta si arresero anche i
    cosiddetti ceti superiori. E tutti gli uomini che non erano mai stati altro che austriaci, a Tarnopol, a Sarajevo,
    a Vienna, a Brno, a Praga, Czernowitz, a Oderburg, a Troppau, nient’altro che austriaci, cominciarono
    allora, obbedendo alle “ esigenze dei tempi “, a dichiarare la loro appartenenza alla ‘nazione’ polacca, cèca,
    ucraina, tedesca, rumena, solvena, croata – e così via.
    Press’a poco in quel tempo fu introdotto nella monarchia anche il “ suffragio universale segreto e diretto “. Il
    conte Morstin lo odiava non meno del concetto moderno di ‘nazione’ All’oste ebreo Salomon Piniowski,
    l’unico essere umano in assoluto del cui raziocinio, in certo modo, si fidasse, soleva dire : “ Stammi a sentire,
    Salomon ! Questo Darwin disgustoso, che va dicendo che gli uomini sono discesi dalle scimmie, pare
    proprio che abbia ragione . Agli uomini non basta più essere divisi in popoli, no ! – vogliono appartenere a
    determinate nazioni. Nazionale – capisci, Salomon ? Un’idea del genere non viene in mente neanche alle
    scimmie. La teoria di Darwin mi pare ancora incompleta. Ma forse le scimmie discendono, a loro volta, dai
    nazionalisti, perché esse rappresentano un progresso. Tu conosci la Bibbia, Salomon, tu sai che lì sta scritto
    che il sesto giorno Dio ha creato l’uomo, non l’uomo nazionale. Non è vero, Salomon ? “
    Joseph Roth – Il busto dell’Imperatore , da “ Il mercante di coralli”.

  5. Chiedo scusa, una precisazione:
    Quella di UPper blog è una redazione principalmente a due, affidata, anche formalmente, alla responsabiità e all’impegno quotidiano di Angelo Gandolfi e Sergio Vaccaro, ma -ovviamente- allargata alla collaborazione del ‘direttivo di gruppo’ della nostra associazione (di cui mi onoro di continuare a far parte) e aperta a tutti i contributi. Può essere qualcuno di noi, o altri, a segnalare news da pubblicare o a redigere dei post, che magari firmiamo con una sigla o con il solo nome, come succede pure per i ‘commenti’ agli articoli.
    Poiché mi è capitato di intervenire come ‘Cristina’, volevo solo precisare che non è mio il commento pubblicato (da un’omonima, che non so chi sia ma è una nostra lettrice, a cui va il mio saluto) a margine del post “Chiude il sito UPper?…”
    D’accordo con la redazione, ho espresso il mio pensiero al riguardo in un articolo successivo, che voleva invitare a valorizzare i segnali che ci arrivano dalla scuola, proprio qui vicino a noi. E teniamo conto del progetto concreto di aiuto “Gaza chiama Lecco risponde” pubblicato proprio ieri!
    Grazie per l’attenzione
    Cristina Melazzi

  6. son tempi difficili per la comunicazione, per il volontariato….si appiana il senso della vita a tutte le età…
    Il lavoro e il benessere hanno livellato e reso piccolo lo star insieme a condividere i bisogni del quotidiano di questa società…..
    Anche la scuola trova le sue difficoltà e ai giovani manca spesso la voglia di studiare per costruire il loro futuro…..
    chi si ferma è perduto…..

  7. Tutti leggiamo e nessuno commenta…forse ci siamo abituati a non essere ascoltati da nessuno, ed allora perché parlare perché perdere tempo a commentare con commenti che a nessuno interessano. Se le persone hanno perso interesse nella politica e non vanno a votare, forse è il caso di fare più di una riflessione, forse è il caso di farsi un esame di coscienza. Questo è il mio pensiero per quel che può valere….

  8. Abbiamo avuto la democrazia, un tesoro.
    Non siamo stati guardiani attenti affinché non ce la portassero via. La democrazia doveva essere eterna, era una cosa normale e invece si sta sgretolando, diventando sabbia che le nostre mani non trattengono più. Ne hanno approfittato i prepotenti che, sostenuti dalla massa annoiata dalla democrazia, stanno prendendo il controllo totale. I prepotenti, i bulli planetari ci mostrano, con vera sfacciataggine e senza pudore il loro volto violento, con totale disprezzo verso le regole e istituzioni che ci eravamo dati. C’è stato un tempo in cui l’uomo era umano, ora mi sembra di intravvedere la forma della bestia

  9. Che fare oggi? Magari capire le cause. Perché nessuno o pochi non approfondisce il ruolo dei cosiddetti social? Contenitori ormai assoluti di una regressione narcisistica senza limiti? Quella è la piazza, la sede di ogni riunione, di ogni emozione. Non credo che il mondo l’abbiano migliorato, anzi. Ci vorrebbe una trasformazione antropologica, perché quella culturale l’hanno già messa in atto questi strumenti. Quindi che fare? Resistere forse ma come? E poi perché se l’esito e quasi già scritto. Questa, in realtà, è la stagione dell’impotenza se non della rassegnazione. Il mondo è cambiato sopra di noi, nonostante noi e questo capitalismo in carne, ossa e pensiero non potrà che essere causa di sciagure ambientali, morali e personali. È drammatico e se pur una minoranza che sa e ha le prove calca ancora le piazze (la speranza?) forse non cambierà l’esito finale. Allora? Che fare? Resistiamo con quella minoranza? Meglio di niente, direbbe il filosofo

    • Molto vero quello che dice l’amico Giovanni sul ruolo dei social e della trasformazione antropologica e culturale. Il ruolo del capitalismo e della politica, lo sfruttamento da parte dei Paesi occidentali, è determinante su un numero spropositato di persone che vivono nei Paesi più poveri del mondo. Così anche per lo sfruttamento dell’ambiente, le guerre e i conflitti, la violazione dei diritti umani.
      Anch’io sono abbastanza pessimista come Giovanni. Tuttavia resistiamo con quella minoranza. Meglio di niente. E se accadono atrocità non saranno in mio nome.

  10. Condivido tutto,quelli della nostra età hanno manifestato protestato andati in piazza decine di volte,i giovani di oggi non fanno nulla compreso il rifiuto al voto,come sarà il loro mondo ?boo.

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