“come rugiada” alla scuola Caterina Cittadini
Suor Michela, lo scorso 18 gennaio, aveva visto la prima visione pubblica del film, “come rugiada”, realizzato dall’Associazione “Lo Specchio” e “UPper – un paese per star bene”, con la regia di Carlo Limonta che ha firmato anche il soggetto con il nostro Angelo Gandolfi.
“come rugiada” è il racconto delle persone che frequentano il Centro Diurno Disabili “Rugiada” di Calolziocorte, dei loro genitori e degli operatori che gestiscono la struttura e il film è particolarmente colpito Suor Michela che voleva proporlo agli studenti della scuola secondaria Caterina Cittadini di Calolziocorte.
Giacinta, storica volontaria de “Lo Specchio”, in contatto per dei momenti di laboratori extrascolastici con la Prof.ssa Villa che è docente alla Cittadini e che non aveva visto il docufilm, le ha proposto di farlo vedere ai ragazzi … detto, fatto!
Ieri pomeriggio, tutte le classi si sono presentate ordinatamente nella sala auditorium della scuola e dopo una piccola presentazione delle nostre Associazioni (nutritissima la rappresentanza degli amici de Lo Specchio e alcuni ospiti ed operatori del CDD), hanno potuto vedere il film e, ancora una volta, l’applauso mentre scorrono i titoli di coda è stato fortissimo.
All’accensione delle luci in sala abbiamo visto la commozione di qualche ragazza e qualche ragazzo. Commozione che ci è stata ribadita quando ci si è divisi in tre gruppi ed abbiamo ascoltato le loro impressioni e riflessioni.
La maggior parte dei ragazzi non conosceva questa realtà e nel momento di confronto i ragazzi hanno dimostrato una grande maturità e capacità di riflessione. Anzitutto hanno osservato che nel filmato si trasmette la bellezza del rapporto umano con le persone con disabilità, in particolare sono stati colpiti dall’immagine del tandem, in cui si condivide un momento di svago, con semplicità e leggerezza.
Hanno osservato anche che, sia i volontari, che gli operatori, sono felici di spendere il loro tempo con questi ragazzi. Nel filmato, pur non nascondendo le fatiche e le difficoltà, si mostra il clima di serenità e di gioia che si vive nella semplicità durante le varie attività.
Hanno compreso che le persone con disabilità non devono chiudersi in casa, ma possono vivere la socialità in modo costruttivo anche per chi le incontra e per chi condivide con loro un po’ di tempo.
Si sono chiesti se è giusto definire “ragazzi” queste persone, anche se spesso sono ormai adulte e hanno risposto positivamente con più giustificazioni: sono sempre giovani perché sono sempre entusiaste nello scoprire i vari aspetti della vita e si rapportano sempre con tutti con grande libertà, come solo i giovani sanno fare.
Si sono chiesti cosa possono cambiare nel concreto da oggi in avanti: certo salutare, parlare e “non guardare strano” i ragazzi che possono incontrare; non lamentarsi per eventuali piccole difficoltà quotidiane perché loro ci insegnano a superarne di più grandi.
Il fatto che la disabilità possa essere la conseguenza di un incidente o una malattia, li ha fatti riflettere sull’importanza di rendere la vita migliore per quanto possibile di tutti questi ragazzi, anche con accorgimenti tecnologici o togliendo le barriere architettoniche, ma soprattutto guardando loro con simpatia e senza compassione.
Sì, c’è tristezza ma anche felicità per le immagini dei ragazzi che nel docufilm sorridevano. Tanti ragazzi hanno raccontato le loro esperienze con familiari o conoscenti o nella scuola primaria con la fragilità e le identità diverse.
E le Istituzioni cosa possono e devono fare? Qualche ragazzo di terza media si è posto questa domanda e ha ipotizzato qualche risposta. Ecco, anche questo provoca la visione del film.
Qui il trailer di “come rugiada”.
Alberto e Sergio
Davvero grazie… Per il film e per la vostra presenza sul nostro territorio!