Le terre alt(r)e
L’amico di UPper, Ruggero Meles, ci invia una breve riflessione su una problematica legata agli investimenti in montagna da parte della Regione Lombardia.
Le terre alt(r)e
Il 4 marzo si è tenuto a Bergamo presso il Cine Teatro Boccaleone il terzo incontro pubblico, dopo quelli di Clusone e di Vilminore, per far conoscere il progetto di collegamento delle stazioni sciistiche di Colere e Lizzola promosso dalla società RSI e fortemente appoggiato dal sindaco di Valbondione. Per realizzare questo progetto verrebbero compromesse la Val Conchetta e l’Alta Val Sedornia: spazi non ancora antropizzati di grande interesse naturalistico e che rientrano nella Zona Speciale di Conservazione del Parco delle Orobie Bergamasche.
La realizzazione del progetto comporterebbe lo stravolgimento delle zone interessate per la creazione di piste, l’inserimento di nuovi impianti ed un traforo per il passaggio di una funicolare lungo 450 m all’interno del Pizzo di Petto, oltre alla creazione di un bacino per l’innevamento artificiale (e la sua rete di distribuzione che implica centinaia di pozzetti) in un territorio carsico.
L’operazione ad oggi ha un costo di 70 mln, di cui 50 pubblici, anche se si prevede un incremento dei costi di almeno il 36%. Il dispendio di energia dovuto a nuovi impianti più potenti e più veloci ricadrebbe sul costo del biglietto, rendendo la fruizione di questo sport sempre più appannaggio di pochi. Il costo non prevede il miglioramento delle infrastrutture per raggiungere i luoghi interessati, e nemmeno lo smantellamento degli impianti una volta arrivati a fine vita. La concessione ad RSI del comprensorio è calcolata in 60 anni.
Sono molte le organizzazioni che si oppongono a questo progetto. La spina dorsale di questo movimento è però il Collettivo terre Alt(r)e, un gruppo che sta mostrando una straordinaria capacità organizzativa. Sono in gran parte giovani che vivono nelle valli Orobiche e che stanno offrendo un esempio su come pensare e realizzare altre terre alte possibili. La loro freschezza e capacità di sviluppare un’analisi critica del progetto ha ridato vitalità a gruppi, come Orobie Vive che si opponevano già da anni alla nascita di questo nuovo comprensorio.
I tre momenti pubblici hanno avuto un grande successo con la partecipazione di centinaia di persone e sono stati caratterizzati dagli interventi di docenti universitari, membri del CNR ed esperti che hanno aiutato a comprendere la complessità del territorio e ad individuare le logiche speculative da cui difendersi.
Apparentemente il nostro territorio è lontano dalle valli interessate al progetto, ma le logiche che sottendono sono le stesse di altri interventi che sono proposti sulle montagne lecchesi. Obiettivo di cospicui finanziamenti sembra essere trasformare la montagna in un parco giochi per gli abitanti delle città. Basta citare la realizzazione di piste ciclabili in quota (spesso realizzate tagliando ripidi pendii erbosi e destinate a durare lo spazio di una stagione…) che hanno portato alla distruzione di storici sentieri che raccontavano la storia delle nostre montagne. Oppure l’insistenza nel finanziare lo sci da discesa anche in località che, con l’innalzamento delle temperature, non sono più innevate da decenni. Riguardo allo sci da discesa va inoltre compreso che sta diventando sempre più uno sport per pochi a causa dei costi elevati che comporta. A corollario dello sci da discesa stanno poi sviluppandosi pratiche demenziali come l”après sky” che consiste nell’installare potenti casse e luci stroboscopiche e dare il via, dopo la chiusura degli impianti, a costosi aperitivi e a serate di danze con “scarponi tacco 12”che si protraggono fino a notte fonda, se non fino all’alba incuranti del disturbo arrecato agli animali del bosco e a qualche povero illuso che pensava di trovare in montagna uno spazio altro da quello della città.
Nel corso delle serate è emerso con chiarezza che i finanziamenti in montagna dovrebbero servire a tenere aperte le scuole, a garantire servizi sanitari, ad avere connessioni internet capaci di garantire la possibilità di “smart working”, a manutenere le strade e a migliorare i trasporti pubblici.
Chiudo con un invito agli amici UpPer a visitare il blog di “terrealt (r) e“ (qui il link) e a firmare la petizione on-line contro i nuovi impianti.
Ruggero Meles
Qui una immagine della Val Conchetta – foto di Terre alt(r)e