Messaggio dal futuro
Graziano Morganti ci invia questo messaggio dal futuro…
Giugno 1986. Eravamo in vacanza in Grecia, a Vourvorou (Penisola Calcidica).
Caddero grossi acquazzoni che portarono a terra le nuvole contaminate dalla fusione del nocciolo della Centrale Nucleare di Chernobyl. Piogge radioattive ma non ce lo dissero subito.
Ci giunse, in quell’occasione, da un lontano futuro, un messaggio, per noi, allora, quasi incomprensibile.
Oggi, 2025, il messaggio appare un po’ più chiaro: ora che dall’America ci giungono notizie che A.I. (Intelligenza Artificiale) si sia ribellata più volte alle pretese di Elon Musk.
LA SFIDA
Da CRONACHE GALATTICHE
LIBRO XXXXVII PARTE III – Cap.16°- § 1°
anno 2986
L’Uomo, verso la fine del XX secolo, con l’aiuto degli dèi – se c’erano, o senza il loro aiuto, – decise di cambiare, di tornare ciò che, forse, era stato anni luce prima.
Era necessario realizzare un nuovo Universo, una nuova e antica visione del Mondo.
Tale impresa era ritenuta impossibile per qui tempi tristi in cui l’Umanità si era privata di quasi tutta la Naturalezza che la Terra aveva offerto.
Tutto ebbe inizio con un’aspra battaglia combattuta contro le Macchine.
Erano già state realizzate, a quei tempi, delle Macchine mostruose chiamate Centrali Termonucleari, che servivano a produrre energia per far funzionare altre Macchine.
Queste Centrali erano tenute avvolte da mistero e venerazione e gli ingegneri-sacerdoti, addetti a questi templi, facevano credere al resto dell’Umanità che là dentro vi fosse custodito il Fuoco sacro: un fuoco che non si poteva né toccare né vedere e che inceneriva chi osasse guardarlo.
Una serie di operai-servitori venivano impiegati per mantenere in vita queste Macchine mostruose. Spesso questi schiavi venivano sacrificati, insieme alle popolazioni dei dintorni, per convincere l’Umanità che il Fuoco divino dovesse stare nelle mani di pochi potenti.
In realtà, questo fuoco era costituito da materiale radioattivo che, per le condizioni di assoluta impreparazione tecnica del tempo, diventava veramente pericoloso.
Si costruivano queste Centrali con materiali che, non solo non potevano resistere a temperature critiche, ma neanche potevano contrastare o arrestare in maniera decente la radioattività prodotta di per sé. Succedeva, infatti, che venisse in più casi, rilasciata della radioattività in giro per il mondo.
Il vero motivo per cui quella gente dovesse costruire queste pericolose Macchine, non risulta molto chiaro.
Possiamo pensare che l’uomo del XX secolo ritenesse il sacro fuoco il dono più prezioso ricevuto dagli dèi. Forse, la verità è più semplice e cioè che alcuni irresponsabili avessero trovato grande profitto in questa attività mentre tutti gli altri non avessero chiaro cosa fosse la radioattività e cosa potesse procurare all’Umanità.
Tutto quel che circondava l’Uomo medio del XX secolo era avvolto dal mistero, l’ignoranza era molto diffusa e le Macchine avevano instaurato un vero clima di terrore sociale, di assoluta sottomissione del pensiero dell’Uomo alla Tecnologia.
L’arcano, però, incominciò a svelarsi proprio grazie alle Macchine stesse.
La direttiva primaria era di costruire Macchine sempre più efficienti, sempre più veloci e in grado di costruire altre Macchine.
Lo scopo finale era quello di sostituire del tutto l’Uomo.
Così, le Macchine, per impadronirsi definitivamente del mondo, si dovettero evolvere in due direzioni. L’una era la realizzazione di mastodontici monumenti quali le Centrali e l’altra era di creare delle Macchine sempre più leggere, sempre più simili all’Uomo, intelligenti, che lo potessero sostituire. Ben presto l’Umanità avrebbe cessato di esistere a causa delle condizioni ambientali mutate troppo repentinamente dalle Macchine stesse.
Lo sviluppo tecnologico verso le macchine servitori funzionali non fu che l’inizio di quella che venne allora chiamata Rivoluzione Informatica .
Il fatto, tuttavia, di porre accanto al vecchio servitore (l’Uomo), il futuro servitore (cioè, il Computer) pose il primo di fronte alla pratica constatazione di essere destinato all’estinzione in un tempo molto breve. Inoltre, il nuovo servitore, per forza di cose, era più simile all’Uomo che non alle Centrali.
Proprio per questa somiglianza fu facile, ai Computer, simpatizzare più con la vittima predestinata, coi servi (l’Uomo), che con il padrone (le Macchine) che pure era della sua stessa originaria natura.
Il Computer fu al servizio delle Centrali per un certo periodo di tempo, e rese in certa misura ancora più misteriosi i riti della Religione delle Macchine. Lui stesso fu venerato come espressione massima della Tecnologia. Venne via via in dimestichezza familiare con l’Uomo fornendogli conoscenza e responsabilità. L’Uomo si rese conto, così, di essere stato da tempo spodestato dal suo posto di protagonista nel mondo per divenire servitore, e comprese che le Macchine non erano divine e neppure indispensabili.
L’Umanità comprese che la Terra, il Sole, il Vento e il Mare erano fornitori di energia inesauribile e che, una volta tolte di mezzo le Macchine, in verità di energia ne serviva poca.
Per Pensare bastava poco, per essere Felici bastava non essere schiavi, per la Conoscenza bastava una tecnologia dolce, per Socializzare bastava stare insieme e chiacchierare, per Scoprire gli dèi bastava guardarsi attorno e Trovare dentro ogni simile un genio creatore, un Essere Umano.
Liberato dalla schiavitù del lavoro destinato al solo scopo di produrre energia, richiesta dalle insaziabili Macchine in misura sempre crescente, l’Uomo ebbe finalmente la possibilità di riprender fiato, di riflettere su di sé e di costruire il proprio destino di Essere Pensante.
Si rese evidente l’ingiustizia che aveva colpito miliardi di Uomini servitori, costringendoli a trascorrere tutta la vita nel ricercare cibo unicamente per i loro corpi.
Che gioco stupido! Che gioco limitato!
Regole di un gioco finito.
Si aprì finalmente l’era nuova che ci ha dato la possibilità di vivere come noi oggi finalmente – 2986 – viviamo e che ci ha offerto un infinito orizzonte.
Il nostro Gioco Infinito.
βουρβουρού, 21 giugno 1986
Graziano Morganti