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Metter mano alla cura del presente

Nel nostro presente, sempre più urgenti si prospettano le emergenze umanitarie, che richiedono scelte soprattutto a livello politico.

Nel quotidiano, intanto, siamo chiamati ad occuparci di un presente più vicino: da quello familiare a quello dei conoscenti, fino alla comunità di territorio. Tutto è importante, perché – anche se forse non ce ne accorgiamo – tutto è collegato.

La premessa viene spontanea, prima di parlare di beni ambientali: quasi questi fossero un lusso, rispetto ai drammi umani che toccano il pianeta. Siamo, invece, un tutt’uno. Lo afferma, con altri studiosi, l’antropologo Marco Aime, nel recente volume Umani e non umani. Noi siamo natura’ (Utet).

Proprio in tema di beni ambientali, tra riflessione e pratica, si è svolta a metà maggio, tra Lecco e Carenno, una inedita Tre giorni, di forte rilevanza.

All’interno dell’edizione 2025 di ‘Monti sorgenti’, manifestazione curata da  CAI Lecco, sono stati ben tre gli appuntamenti, di riflessione e di esperienze sul campo, proposti e raccolti sotto il titolo ‘Antichi sentieri. L’arte della pietra a secco’ (locandina e programma si trovano anche sul nostro sito: qui il link)

La novità significativa è che le Tre giornate sono state volute, ideate e promosse in stretta collaborazione con l’Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì, (il piccolo museo carennese dedicato ai saperi della tradizione edilizia locale), coinvolgendo, inoltre, la Scuola per Operatori edili.       È proprio questo inedito incrocio da mettere a fuoco: perché ha consentito di collegare e coordinare interventi di più attori e di più realtà, per un fine comune: riflettere, dare voce a un’emergenza ambientale e, letteralmente, mettere mano alla salvaguardia di un bene di comunità, divenuto emblematico anche dal punto di vista paesaggistico.

In particolare, si è lavorato a far tornare alla luce alcuni tratti di una  mulattiera del lecchese tra Cereda e Montalbano, strada plurisecolare, tutta in selciato, delimitata da muri a secco, in passato percorsa dalle mandrie verso l’alpeggio, conosciuta popolarmente come Strada Mandria.

Le giornate si sono innestate, da un alto, sul lavoro intrapreso da qualche anno dalla Commissione Sentieri di CAI Lecco e, dall’altro, sull’attività, avviata fin dal 2018, del Gruppo Amici Ca’ Martì con Corsi di formazione alle tecniche della pietra a secco, tenuti a Carenno in località Fracetta ed a Dozio di Valgreghentino e, ancor prima, sulle colline del Parco Montevecchia/ Curone.

Ad aggiungere valore alla pratica di campo, si è voluto dedicare una mattinata alla comunicazione ed alla formazione di consapevolezza sul tema del patrimonio – residuo, da salvaguardare o riproporre – dei manufatti in pietra a secco, oggi riscoperti e ricostruiti in molte parti d’Italia e in tutto il mondo, anche ai fini di protezione e salvaguardia ambientale.

Il Convegno lecchese di sabato 17 maggio ha visto, così, accanto alle comunicazioni  istituzionali e di Commissione Sentieri, esperto ERSAF e responsabili del Gruppo Amici di Ca’ Martì e di Scuola Fondazione Clerici, la relazione di una autorevole rappresentate di ITLA Italia (Anna Paola Petrazzolo), l’Associazione Internazionale Paesaggi Terrazzati, che opera attivamente per la valorizzazione delle tecniche a secco (https://itlaitalia.it/)

Sono, inoltre, intervenute l’antropologa del paesaggio rurale Federica Riva, che ha parlato di Pietre e comunità, ed anche chi scrive, quale responsabile etnografica di Ca’ Martì: il Museo che ha scelto di attualizzare il proprio ‘senso’ uscendo dalla sede museale, per agire sul territorio, costruendo relazioni e ‘ricostruendo’ opere compatibili con il comparto naturale.

Tra i partecipanti alla mattinata, la classe 3B del CAT Corso Costruzione Ambiente Territorio dell’Istituto Superiore M. Rosso di Lecco.

Ci permettiamo, qui, di rivolgere un appello, in particolare a chi ha responsabilità pubblica  (Sindaci, Assessori, Consiglieri, Istituzioni), ai Tecnici del settore (Architetti e Professionisti) nonché ai singoli Cittadini: perché si maturi una sempre più consapevole attenzione a questi elementi – apparentemente poco rilevanti, ma spesso determinanti per la tenuta del terreno- del nostro paesaggio, che richiedono adeguata manutenzione: occorre intervenire senza uso di malte cementizie, secondo saperi secolari ecocompatibili, utili alla difesa dei suoli.

Regione Lombardia ha ufficialmente riconosciuto, grazie a un protocollo ITLA, la professionalità di Tecnico della pietra a secco: se le richieste di interventi (da parte delle Amministrazioni Comunali, di professionisti, di tecnici) saranno numerose, sarà possibile mettere a regime il Ciclo formativo per questi Operatori, rendendo sempre meno costosi e realizzabili questi tipi di interventi. Un tassello che può aiutare ad evitare disastri ambientali.

Segnaliamo qui di seguito un montaggio di immagini che illustrano alcuni momenti salienti dell’iniziativa, mentre si trovano diversi resoconti online.

Il breve documento visivo, cui rimandiamo, si conclude richiamando l’ormai ineludibile raccomandazione dell’antropologo già citato, Marco Aime:Occorre creare un laboratorio di cura del presente’.

Si è provato nei giorni scorsi, e ancora si proverà.

Cristina Melazzi

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