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“A Milano è morto l’Arciprete”. A Calolzio la presentazione del libro su Don Achille Bolis diviene occasione per ricordare chi non si è voltato dall’altra parte.

Lunedì sera in uno stracolmo teatro Caterina Cittadini a Calolziocorte, nell’ambito della settimana di iniziative per ricordare il 70° anniversario della morte di Don Achille Bolis, è stato presentato il libro “A Milano è morto l’Arciprete”, curato da Enrica Bolis e da Clara Tacchi.

Tutte le iniziative sono state organizzate dall’Oratorio di Calolzio. Ed è stato proprio Don Matteo Bartoli, direttore dell’oratorio e coadiutore parrocchiale ad aprire e condurre la serata che è stata intensa e commovente per la partecipazione dei figli e nipoti e parenti di tanti altri protagonisti della Resistenza Calolziese che, come l’Arciprete di Calolzio, scelsero di non voltarsi dall’altra parte e pagarono di persona con la prigionia e la vita.

Dopo il saluto di Massimo Tavola, Vicesindaco di Calolzio, per conto dell’Amministrazione, la presentazione del libro è stata affidata al Prof. Don Ezio Bolis, docente della Facoltà teologica di Milano, che ha ricordato i 425 preti uccisi in Italia tra il 1943 e il 1945 (316 per mano fascista e nazista e 109 dai partigiani) che pagarono con la vita i loro atti di carità. In un teatro silenzioso ha ricordato la figura di Don Achille Bolis e di altri Martiri.

Enrica Bolis, Insegnante calolziese, figlia di un partigiano e la Professoressa Clara Tacchi coautrice,  hanno lavorato due anni e tra gli archivi per riportare alla luce la storia Don Achille Bolis che, sospettato di aver aiutato i ribelli, viene arrestato e condotto  alla sede delle SS all’Hotel Regina di Milano e poi nel carcere di San Vittore dove una sera, ritornando in cella grondante sangue dopo l’ennesima tortura, morirà tra le braccia dei compagni di prigione. E la storia di altri personaggi di Calozio: il Dott. Zannini, i Frigeri, i Rosa…

Sono stati proprio i loro parenti a raccontare alcuni episodi o a scoprire, attraverso il lavoro di documentazione delle Autrici, alcuni aspetti della vita dei loro familiari.

Particolarmente toccante la storia di Guido Arturo Tedeschi, un ebreo che all’epoca aveva cinque anni, la cui famiglia è stata salvata da Don Bolis, e quella della figlia del Dott. Zannini, medico condotto a Calolzio, deportato e morto nei campi di concentramento in Germania.

Intensa la testimonianza del partigiano Gianni Valsecchi e particolarmente commoventi alcune righe lette da una nipote del Dott. Zannini a conclusione della serata.

(foto di Giorgio Toneatto)

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