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La Fondmetalli chiude lo stabilimento di Monte Marenzo

Si è svolto ieri il secondo incontro al tavolo provinciale tra le Istituzioni, il sindacato e la Proprietò della Fondmetalli di Monte Marenzo.

L’apertura del tavolo istituzionale era stato richiesto dalla Amministrazione di Monte Marenzo vista la prospettiva, denunciata dai lavoratori, della chiusura dello Stabilimento che opera alla Levata.

Il primo incontro del 12 giugno scorso Vittorino Lazzaro, titolare dell’azienda che produce nastri e tappeti metallici, aveva comunicato all’amministrazione provinciale il ridimensionamento delle attività ed il conseguente esubero di gran parte del personale dipendente (57 lavoratori di cui 23 donne).

In quell’incontro l’Amministrazione di Monte Marenzo e l’Assessorato alle attività produttive della Provincia di Lecco avevano chiesto alla Proprietà di formulare delle ipotesi sulle quali lavorare insieme alle Istituzioni e ai Rappresentanti dei lavoratori per mantenere le attività produttive a monte Marenzo.

Ieri si è constatato che non si è aperta nessuna prospettiva alla chiusura dello stabilimento.

L’Assessore della Provincia, Fabio Dadati, voleva evitare la discussione del ricollocamento dei lavoratori ed ha invece dovuto prendere atto dell’atteggiamento di chiusura della Proprietà. Questo significa un pesante costo sociale per 37 famiglie ed un altro pezzo del settore manufatturiero che scompare dal nostro territorio.

La Proprietà ha ribadito che trasferirà le attività a Campodarsego in Provincia di Padova, sostenendo che lì il costo del lavoro è inferiore ed è migliore e più economico usufruire delle infrastrutture del veneto anziché di quelle del lecchese.

Una parte dei dipendenti, i tecnici e gli impiegati, verranno ricollocati in uno stabilimento di Palazzago, ma nessuna prospettiva si apre per tutti gli altri lavoratori.

Il Sindaco di Monte Marenzo, Gianni Cattaneo, e il Consigliere Angelo Gandolfi, hanno sottolineato che se ogni trattativa per discutere di come rilanciare una attività produttiva parte da questa premessa, è poi difficile trovare delle soluzioni. Hanno quindi ribadito la necessità che la Proprietà metta nero su bianco un piano industriale (mai presentato fin’ora) che indichi quali possono essere gli impegni di cui possono farsi carico gli stessi lavoratori e quelli del Comune e della Provincia che cerchino soluzioni imprenditoriali nel territorio per l’avvio di sinergie del settore, quali le necessarie innovazioni tecnologiche che potrebbero essere elaborati insieme all’Università di Lecco e al Politecnico.

Le Organizzazioni Sindacali (il segretari provinciale della Fiom, Diego Riva, e Domenico Alvaro) e le RSU, hanno ricordato che i lavoratori hanno sempre dato la loro disponibilità per superare le difficoltà, ma fino ad ora non si sono aperti spiragli positivi.

Da tutti i presenti al tavolo è emersa la consapevolezza della difficoltà di ricollocare i lavoratori che hanno svolto un lavoro di nicchia.

L’impegno è quello di ritrovarsi non appena ci potranno essere eventuali novità, ma per ora è ufficilae la chiusura dello stabilimento della Levata.

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