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Stop al genocidio del popolo Palestinese

Da Circolo Arci Spazio Condiviso:

Il massacro in Palestina sembra non aver fine, e la sete di vendetta da parte del governo Netanyahu non si arresta di fronte ai 15 200 morti, di cui il 70% sono donne e bambini, più un numero enorme di feriti, mutilati e dispersi. Tale atteggiamento non può essere giustificato dalla terribile uccisione di civili israeliani del 7 Ottobre.

Quello che abbiamo di fronte non è una lotta al terrorismo ma una vera e propria pulizia etnica, fatta di bombardamenti indiscriminati a scuole, ospedali, ambulanze, giornalisti e violenze agli insediamenti in Cisgiordania.

Sentiamo un dovere morale, in primis quello di diffondere le notizie che ci arrivano dai territori palestinesi, notizie sempre più latitanti nei canali mainstream, di far sentire la nostra solidarietà e vicinanza alle popolazioni civili vittime inermi. Sentiamo inoltre l’esigenza di condannare il comportamento dello stato Israeliano che sta perpetrando crimini di guerra disumani. Vogliamo inoltre denunciare il nostro governo ignavo davanti alla situazione, astenutosi nel momento della votazione del cessate il fuoco.

Riteniamo necessaria una mobilitazione dal basso contro tutte le guerre che insanguinano il pianeta, guerre decise dai governi nazionali, dagli apparati politico militari e sostenute dalle aziende produttrici di armi. A questo riguardo non scordiamo il coinvolgimento del gruppo italiano Leonardo S.p.a e dell’azienda lecchese Fiocchi Munizioni.

Per questi motivi il 16 Dicembre dalle ore 14.00 si terrà a Lecco un Corteo

  • Per fermare il genocidio del popolo palestinese e il massacro di migliaia di bambini e civili inermi
  • Per denunciare la pulizia etnica dello Stato israeliano che nessun fatto o evento può giustificare, nemmeno la terribile uccisione di civili israeliani del 7 Ottobre
  • Per denunciare il governo, le forze politiche e i mezzi di informazione che sostengono l’aumento delle spese militari, l’invio delle armi e le alleanze militari offensive come la Nato che giustificano e fomentano massacri.

4 pensieri su “Stop al genocidio del popolo Palestinese”

  1. Oggi a Lecco scendiamo in piazza per far sentire la nostra voce con chi in questo momento non ha voce e per gridare STOP AL GENOCIDIO DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE, STOP AI BOMBARDAMENTI SU GAZA.
    Ad oggi, 71° giorno dall’inizio dei bombardamenti su Gaza, almeno 50.600 sono le persone ferite, 18.800 le persone uccise, di cui oltre 6000 i bambini uccisi, 186 i membri dello staff dell’uomo (un dato senza precedenti), 86 i giornalisti uccisi, ma sicuramente le vittime sono molto di più perché è impossibile scavare sotto le macerie. Si parla di 25.00 morti. 278 le scuole governative bombardate e 65 di quelle affiliate all’UNRWA. Pochi gli ospedali ancora operativi ma sempre sotto attacco e senza medicinali, si opera senza anestesia anche i bambini, si suturano le ferite con qualsiasi tipo di filo si ha a disposizione. Ormai le persone non riescono a consumare un pasto al giorno, in molti casi riescono a mangiare e a dar da mangiare ai propri figli ogni 2/4 giorni.
    Questo non è causato da una catastrofe naturale, può essere fermato, l’ONU ha chiesto il cessate il fuoco ma purtroppo Israele, con il suo governo fascista, va avanti, uccidendo anche i poveri ostaggi ancora in mano di Hamas e di altri gruppi Jihadisti.
    Per questo oggi tante persone a Lecco, così come sta succedendo in tutto il mondo, scenderanno in piazza, per far sentire forte la propria richiesta di CESSATE IL FUOCO, perché sentono che è importante far sentire la propria condanna a quello che sta succedendo a Gaza e nei territori occupati. E’ un atto di umanità.

    Come si può parlare di PACE in questo momento? Potrà essere fatto solo con il cessare dei bombardamenti e la ripresa di una situazione umana a Gaza. Tutti sanno che quest’azione criminale di Israele sta, purtroppo, facendo alzare i consensi di Hamas a Gaza. Le posizioni in situazioni estreme si radicalizzano. Mentre nei carceri d’Israele da 21 anni rimane il leader Palestinese che potrebbe raccogliere ancora consensi e portare avanti politiche diverse.

    Oggi denunciamo e chiediamo lo stop del genocidio palestinese, dell’apartheid israeliano contro i palestinesi, dei crimini contro l’umanità per poter ancora parlare di pace. La pace e la rappacificazione sono un processo lungo che potrà iniziare solo quando cesserà il suono delle bombe e si opererà con umanità all’interno di una volontà di giustizia riparativa.
    Piazza Cermenati Lecco.

  2. Mentre è sacrosanta la mobilitazione per fermare l’eccidio del popolo palestinese condotto dall’esercito israeliano, a mio parere, le parole usate dal volantino pubblicato sopra non aiuteranno di un soffio la crescita di consenso in favore del popolo palestinese, né di sostegno a quelle componenti democratiche del popolo israeliano che si batte per una convivenza in questa devastata terra.
    Innanzitutto non si è voluto citare Hamas come responsabile dell’incursione terroristica del 7 ottobre, con oltre 1500 israeliani uccisi, tra i quali bambini, donne, persone inermi.
    Un’azione immediatamente propagandata da Hamas come un atto di guerra eroico, condiviso dal governo di Teheran, soggetti che ambedue negano a Israele il diritto a esistere.
    Dobbiamo avere il coraggio di non mettere più sulla bilancia quanto vale la vita di un bimbo israeliano e quella di un palestinese. Basta fare la conta e su questo giudicare. Non un solo bambino deve continuare ad essere sacrificato sull’altare di un conflitto che dura ininterrottamente da oltre mezzo secolo.
    So di tirarmi dietro un sacco di critiche, ma sono convinto che Hamas con la sua incursione ha cercato di portare la massima capacità offensiva con le sue limitate capacità militari. Se avesse avuto molte più risorse avrebbe fatto molto, molto più male. Allo stesso modo il governo di destra di Netanyahu sta reagendo, non come uno stato democratico con una costituzione, ma come uno stato animato da cieca vendetta impiegando il massimo della sua capacità offensiva, mille volte maggiore.
    La conseguenza vede il popolo palestinese soffrire terribilmente e quella parte del popolo di Israele aperto a soluzioni non belligeranti, ammutolito, zittito.
    Sono abbastanza vecchio per aver visto in quell’area innumerevoli azioni terroristiche da una parte e tremendi massacri dall’altra. Se non usciamo da questa logica il popolo palestinese non sopravviverà. E lo dico con la morte nel cuore.
    Nel comunicato non c’è l’unica parola capace di rompere questa cieca spirale: la parola “pace”. C’è una generica condanna della guerra, ma la pace non è l’assenza di guerra.
    La pace non è solo abitare nella stessa terra senza armi in pugno, è giustizia e diritti che mettano sullo stesso piano tutte le persone che respirano la stessa aria, se appena vedessero di avere un destino comune su una regione benedetta, se appena chiudessero i conti con la zavorra storica che li contrappone in modo irriducibile.
    I palestinesi e gli israeliani di buona volontà devono credere in questo cammino, difficile e impervio sì ma da condurre a petto nudo, mostrando la propria umanità come unica arma. Ingaggiando una offensiva politica e culturale con gli organismi internazionali, le nazioni, i movimenti transnazionali, sensibili a recepire e sostenere un piano di pace.
    Nel comunicato, inoltre, si accomunano senza alcuna distinzione governi, nazioni, partiti, organi di informazione, NATO, in giudizi rozzi che non rendono giustizia né alla attendibilità storica, né alla responsabilità di questi rispetto ai singoli eventi.

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