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Seconda puntata: Sulle tracce delle civiltà precolombiane

 

Il giorno successivo si parte in direzione Chivay (3600 mslm) con il tour che ci porta a visitare il Cañon del Colca.

Mirador Los Andes

Le immagini che ci accompagnano attraversando la Riserva Nazionale di Salinas y Aguada Blanca, la zona di Pampa Cañahuas, dove avvistiamo i primi camelidi sudamericani (vigogne, lama ed alpaca),

Un cucciolo sul Chivay

i mirador di Chucura e Los Andes (punto più alto toccato dalla nostra spedizione, 4910 m sul livello del mare!) sono veramente incredibili, mozzafiato e indimenticabili. Immense vallate verdi circondate da imponenti montagne con cime innevate rappresentano veramente dei panorami splendidi!

Una volta giunti a Chivay, dopo aver assistito ad una bella gara locale di balli tipici per bambini

Bambini impegnati in una gara di ballo

(che teneri quei bimbi che saltano come disperati a ritmo di musica!), ci concediamo una visita ai bagni termali: godere di un’acqua caldissima in vasche all’aperto a oltre 3.500 mt di altitudine, è un’esperienza da provare!

Raggiungiamo poi il Cruz del Cóndor, luogo mitico situato nella parte centrale della Valle da dove si può osservare il regale volo dei condor e la profondità del Cañon del Colca

Canon del colca

(pare essere il più profondo del mondo). Ci appostiamo di mattina presto, con un freddo terribile (una fortuna aver con noi guanti e sciarpe!), per assistere al volo dei condor che pian piano risalgono il canon sfruttando le correnti termiche ascensionali. Cosi, poco dopo le prime luci, quando il sole riscalda la terra e le correnti tiepide salgono, i condor appaiono e si esibiscono in uno spettacolare volo planato, veramente da applausi!

Nel pomeriggio un lungo trasferimento in auto ci conduce a Puno, città posta sulle rive del Lago Titicaca.

Il famosissimo lago Titicaca, che sembra in realtà un mare, è il lago navigabile più alto del mondo, a 3815 metri, e il secondo più grande del Sudamerica con 84000 Km2 di superficie. Le sue rive e le piccole isole di Amantani e Taquile ospitano ancora oggi i discendenti degli antichi abitanti aimara e quechua che popolavano questi luoghi prima ancora della dominazione dell’Impero Inca.

In questa zona iniziamo a soffrire del male tipico di questa terra: il mal d’altura, i cui sintomi sono emicrania, nausea, spossatezza, affanno. La cura? Naturalmente le foglie di coca. Ogni peruviano degli altopiani andini ha sempre con sé una borsetta piena di foglie che periodicamente vanno masticate. Si fanno poi delle ottime tisane (mate de coca), magari con l’uso anche di altre erbe medicinali (buonissimo il mate de muña).

Al mattino presto ci imbarchiamo per Taquile (3 ore e ½ di viaggio, salvo rotture di motore), un’isola che si trova a 35 Km dalla città di Puno, importante per i suoi diversi microclimi e per il fatto che è la più grande di tutte le isole del Titicaca.

Gli abitanti di Taquile vivono in case molto semplici,

La casa di Edwin

con i tetti fatti in paglia e canne di bambù, bagno esterno e arredamento minimo essenziale. L’economia dell’isola è basata su agricoltura, allevamento e turismo: rispetto a quest’ultimo, nel corso degli ultimi anni si sono costituite delle cooperative di abitanti che ne gestiscono direttamente il flusso. Durante il soggiorno sull’isola, infatti, siamo stati ospiti esclusivamente presso la famiglia di Edwin, che ci ha adottati per un giorno e mezzo.

La famiglia di William Edwin

Nell’isola sono tuttora vigenti i principi morali incaici: Ama Sua (non rubare), Ama Quella (non mentire), Ama Lulla (non oziare). Se qualcuno degli abitanti infrange questi precetti deve rendere conto alle autorità della comunità che hanno la facoltà di condannarlo all’esilio.Il soggiorno sull’isola è stato molto bello, è servito un po’ di spirito d’adattamento, ma i panorami visti (la via lattea era veramente impressionante in un posto a quasi 4000 m con zero luci artificiali) e le conoscenze fatte ci hanno ampiamente ripagato!

Daniel e Chiara

3 pensieri su “Seconda puntata: Sulle tracce delle civiltà precolombiane”

  1. Questi precetti ce li abbiamo già in casa da che mondo è mondo, purtroppo abbiamo il vizio di arricchire il codice etico fondamentale, base comune di ogni popolazione, di un’infinita quantità di cavilli, aggiunte, eccezioni, correzioni, col risultato che si guarda al dito perdendo di vista la luna.
    Come fai a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato tra centinaia e centinaia di regole da osservare? In questo modo è molto più facile fare i furbi: si osservano le regole “di facciata” per poi tradire quelle vere ed essenziali.
    I comandamenti del Sinai erano 10; Gesù li ha sintetizzati in 2; sant’Agostino, geniale, ha tirato fuori il magnifico:
    “Ama, e fa ciò che vuoi”.
    Da notare la stessa parola “ama”, che ricorre nei tre precetti peruviani. Sarà un caso? 🙂

  2. Ama Sua (non rubare), Ama Quella (non mentire), Ama Lulla (non oziare). Perché non importare ed adottare questi precetti anche da noi in Italy & Europe?
    Beh, magari con qualche trasgressione all’ozio che non fa poi così male…!

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