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Quando Pierino Barachetti diceva di Monte Marenzo: “Era un gioiello!”

Anche stando in casa, le notizie corrono veloci sui social e, ahinoi, si annunciano dal campanile, come un tempo.

Così apprendiamo, con rammarico, che ci ha lasciato Pietro Barachetti (classe 1932), ‘storico’ agricoltore della frazione Beriocco. Per noi di Monte Marenzo, fu un prezioso testimone per la ricerca storica sul paese, pubblicata giusto 20 anni fa nel libro “Monte Marenzo tra storia, ambiente immagini e memoria”.

Ancor prima, nel 1980, fu uno degli intervistati nel filmato video “Dai secoli, dai secoli”, dedicato ai vecchi nuclei abitativi di Monte Marenzo.

Tra i molti testimoni ascoltati, che descrivevano il paese nel passato, fu proprio Pietro (Pierino) Barachetti, intervistato nel 1998, a raccontarci con queste parole, dalla sua casa del Beriocco, il paesaggio di Monte Marenzo di una volta:

“Eh, ma allora, doveva vedere San Paolo com’era! No, l’era un gioiello! (A potere) lo comperavo tutto (il paese) e lo lasciavo lì di ristoro, perché era un paese da lasciare stare come era (…) sì, lo lasciavo lì come promemoria della vita… qualsiasi posizione era tutto vigneto e frutta: ma di quelle pesche! (…) Bisognava disfarsi le ossa (…) (il lavoro) era faticoso perché insomma, a parte il seghéz (falcetto), la zappa, la vanga, non c’era niente (…). Ma allora, il paese! (…) era un gioiello! Quando si passava, si sentiva uccelli dappertutto, saltava fuori la lepre (…) era tutto (…) un parco.” (Intervista di Cristina Melazzi).

Nello stesso periodo assistemmo alla vendemmia della famiglia Barachetti e alle fasi di lavorazione dell’uva con il grande torchio di Pierino, che all’epoca coltivava tutte “uve barbere” producendo circa 5 q.li di vino per uso proprio.

Pietro Barachetti raccontava la sua esperienza di mezzadro fino agli anni ’60 del Novecento, sorte comune agli altri coloni della famiglia Agudio, una dozzina ancora dopo la guerra, ciascuno con una produzione media per anno di 50/70 quintali di uva: “Alle viti ci stavano dietro, eh! (…) Tutto l’anno!”. “A venire su de lì, un odore veniva giù, quando era il mese di settembre, un odore di uva…!”  

Fu ancora Pietro Barachetti a illustrare e tradurre un termine dialettale, quello di vizzena o izzéna, ovvero il vino leggero, ricavato da resti di uva già lavorata aggiunti a more di gelso, bianche o nere: queste venivano raccolte con teli di lenzuola e poi schiacciate in un piccolo mastello di uso domestico. Si trattava di una bevanda destinata ad un consumo familiare povero: qualcosa di più che acqua, certo non era vino ma ne richiamava almeno il colore, diceva Pierino sorridendo.

Il ritratto di un paese in immagini, trasmesse ‘per parole’, così vive e concrete non è usuale e vorremmo davvero che queste immagini restassero “di ristoro” – tanto più in frangenti così concitati come quelli che stiamo vivendo anche qui – che rimanessero “come promemoria della vita”, proprio per citare le espressioni di Pietro Barachetti che, anche per questo, ringraziamo a nome di tutti.

Alla famiglia Barachetti le nostre più sentite condoglianze.

Sergio Vaccaro e Cristina Melazzi

Foto di Giorgio Toneatto, 1998, tratte dal libro “Monte Marenzo tra storia, ambiente immagini e memoria” ed. 2000.

 

2 pensieri su “Quando Pierino Barachetti diceva di Monte Marenzo: “Era un gioiello!””

  1. Dalla finestra guardo il campo che , come me , si aspetta di vedere sopraggiungere Pierino che , come ad ogni inizio di primavera , viene a salutarlo , scruta le zolle in attesa del trattore , raccoglie le ultime nespole , e con Birba ( che lo segue come un ombra ) ispezione le gallinelle prima di rientrare in cascina . Questo è il ricordo che porterò sempre con me , quello di un Uomo semplice , con un grande rispetto degli altri . Grazie Pierino.
    Alla sig. Armina e ai famigliari che non abbiamo potuto abbracciare al funerale , sia di conforto la certezza che Pierino resterà sempre nel nostro ricordo.

    Panzeri Mario e famiglia

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