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Laggiù tutto è ordine e bellezza

panorama_web_D3C_0455_e“Laggiù tutto è ordine e bellezza,…” canta in Invito al viaggio Franco Battiato rielaborando un’intensa poesia di Baudelaire.

Da alcune settimane si sta lavorando sul progetto di governo del territorio di Monte Marenzo e, confesso, si avverte prepotente la vertigine di dover riordinare e abbellire il mondo, anche se poi è solo il tuo piccolo paese. Altre volte ti coglie il timore di sbagliare e mettere in moto un meccanismo che finirà per stendere una inutile crosta di cemento sulla buona terra. E questi errori sono inamovibili macigni, monumenti sgraziati che prepotenti stanno lì per secoli ad imperitura memoria della tua stupidità.

Neppure stare immobili e non prendere alcuna decisione fa dormire sonni tranquilli, perché significherebbe girare il capo, non vedere e sentire i desideri degli altri. Ma i desideri degli altri sono tanti, più di cento, uno diverso dall’altro, ognuno mediamente in contraddizione con ciascuno degli altri, anzi, non è infrequente il rischio che il soddisfacimento di uno possa decretare un danno all’altro.

Col passare dei giorni il numero degli interrogativi incrementa a vista d’occhio e chi governa non può sottrarsi alla responsabilità di metterli in fila e dipanarli.

Aspettano risposte quesiti di questa portata:

  • ho scelto Monte Marenzo per il bell’ambiente e per la sua tranquillità, mi aspetto che rimanga tale;
  • sono un giovane nato qui e mi piacerebbe trovarvi casa;
  • siamo un gruppo di agricoltori e chiediamo al comune di non sottrarci aree coltive, vitali per noi e per conservare la ricchezza del paesaggio naturale;
  • ho un’azienda e sono disponibile a renderla più accettabile per le abitazioni vicine, purché possa continuare a produrre e far lavorare;
  • chiediamo al comune di continuare a migliorare i servizi e gli spazi pubblici;
  • ma dove si potranno trovare le risorse per migliorare ulteriormente i servizi e gli spazi pubblici?

E’ una selezione assolutamente incompleta delle domande sulle quali il Piano di governo del territorio dovrà dare conto, ma bene rappresenta qual è la posta in gioco.

Un contributo notevole alla guida sicura nella navigazione tra secche e scogli pericolosi è venuto dai numerosi incontri con i cittadini e le realtà associative locali. La partecipazione, l’ascolto e il confronto hanno saputo far lievitare delle idee e delle soluzioni interessanti, mentre il compito degli amministratori, adesso, è far stare il più possibile in armonia, o per lo meno far coesistere, le antinomie proprie di una società democratica e pluralista.

In trent’anni di impegno civico ho partecipato a tre piani regolatori e ora a questo piano di governo del territorio, eppure ho di nuovo percepita la differenza netta, profonda, che da sempre separa le aspettative di quanti hanno partecipato alla assemblea del Centro, rispetto agli abitanti della Levata. Nella prima, anche se non chiaramente espressa, l’attenzione prevalente dell’uditorio era capire il destino, urbanisticamente parlando, che sarebbe toccato al proprio pezzetto di terreno, mentre nella frazione Levata l’interesse, o per meglio dire, la pressante richiesta, è stata per la salubrità dell’ambiente, il miglioramento dei servizi e delle infrastrutture nella piccola comunità.

Due atteggiamenti che la dicono lunga sulle vicende sociali, economiche e culturali che hanno diversificato l’identità delle realtà territoriali in cui è diviso il nostro comune, e delle quali bisogna tener conto negli strumenti di pianificazione.

Dopo gli indirizzi di piano che hanno confermato la volontà di salvare la bellezza del nostro territorio, i tecnici ora stanno scrivendo le regole per consentirne una gestione ordinata.

La morale è: può un poeta essere spirito guida per un pgt? Io ho trovato una buona risposta:

Nel giacinto e nell’oro

avvolgono i calanti

soli canali e campi

e l’intera città;

il mondo trova pace

in una calda luce.

Là non c’è nulla che non sia bellezza,

ordine…

(Baudelaire, da Invito al viaggio, I fiori del male).

2 pensieri su “Laggiù tutto è ordine e bellezza”

  1. E’ uscito in questi giorni il Rapporto Ambiente Italia: “Ogni anno cementificati 500 chilometri quadrati di territorio. Come tre volte la città di Milano”
    Dalla lettura del rapporto emerge un dato impressionante: In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. È come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano. In testa per territorio consumato ci sono la Lombardia con il 14% di superfici artificiali, il Veneto con 11%.

    Leggete qui sotto al link di Legambiente.
    Lo dico perché in questi giorni ci aspettiamo la ripresa dei lavori per il PGT di Monte Marenzo.
    Il fatto di essere circondati da edificazioni dissennate non significa che anche qui dobbiamo fare la stessa cosa.
    Anzi il contrario.
    Per vivere bene in un paese per star bene bisogna pensare ad un consumo di territorio parsimonioso (Monte Marenzo ha una densita di popolazione ben al di sopra della media lombarda, quindi abbiamo già dato…), e consegnare alle future generazioni un paesaggio e una qualità della vita che non li faccia sentire come nei paesi dell’interland milanese.

    http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=3&contenuti_id=2358

  2. L’ultimo articolo di Angelo sul PGT meriterebbe qualche riflessione.
    Ce ne sono molte. Parto dall’ultimo quesito che Angelo ha elencato tra quelli possibili, ovvero: “ma dove si potranno trovare le risorse per migliorare ulteriormente i servizi e gli spazi pubblici?”
    Io credo debba essere possibile interrompere la spirale perversa che vede gli enti locali svendere interi pezzi di territorio per incamerare risorse funzionali a garantire servizi per un numero sempre maggiore di residenti.
    Insomma, il cane che si morde la coda, a danno dell’ambiente e del territorio.
    In tutta Italia, in Lombardia in particolare, questo circolo vizioso sta producendo effetti devastanti.
    Un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà al collasso intere zone/regioni urbane. Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia, che produce nuovi residenti e nuove attività e quindi nuove domande di servizi, e così via, con effetti devastanti.
    Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio, senza anima.
    Una città continua che le nuove infrastrutture allargheranno ulteriormente.
    E’ possibile invece avviare politiche concrete di tutela del territorio, di messa al bando di quella cementificazione selvaggia che, negli ultimi 15 anni ha letteralmente devastato ogni angolo d’Italia, vomitando palazzi, capannoni, centri commerciali, villette e di conseguenze opere pubbliche a corredo (tangenziali, svincoli, viadotti, ..).
    Insomma è ormai ampiamente dimostrato dai dati che ogni edificazione in più rappresenta un costo e un problema in più e non una risorsa in più.
    Quindi la soluzione non è questa…

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