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Obiettivo Unione dei Comuni. Proposta forte nella presentazione del Bilancio di previsione 2011

monte_D3C_2991_webGiovedì 26 maggio è stata presentata al Consiglio Comunale la proposta di Bilancio di previsione 2011. I consiglieri hanno seguito con molta attenzione la relazione dell’assessore Ornella Chiari, che per la prima volta firmava in questa veste lo schema del documento economico-finanziario di Monte Marenzo.

La sintesi è bene riassunta dall’affermazione iniziale del sindaco Gianni Cattaneo “Io sono molti anni che sono in amministrazione, però non ho mai visto una difficoltà come adesso a chiudere il bilancio in pareggio… Siamo stati costretti, per non tagliare i servizi, a prevedere delle compartecipazioni degli utenti anche in settori che erano da sempre totalmente gratuiti. Ci rendiamo conto che c’è una crisi economica soprattutto a livello occupazionale molto grave. Però pensiamo che sia più giusto chiedere alla nostra comunità un piccolo sacrificio in più, piuttosto che togliere un servizio o un aiuto, nonostante questo rimane aperta la questione: dove trovare le risorse per gli investimenti, per opere importanti che richiedono cifre importanti.”

La relazione dell’assessore Chiari si è aperta con una analisi dei provvedimenti legislativi introdotti di recente, che disegneranno nei prossimi anni l’assetto economico e finanziario degli enti locali, sottolineando in particolare come il drastico taglio dei trasferimenti ha imposto la necessità di “…elaborare un documento contabile di assoluto rigore”.Nel merito ha rilevato come la situazione non nei piccoli comuni non migliorerà sino a tutto il 2012, mentre ha osservato che dal “…2013 potremo esercitare una pressione fiscale locale maggiore per dotare il nostro comune delle risorse indispensabili, ma non siamo sicuri che le condizioni socioeconomiche dei nostri concittadini siano tali da sopportare ulteriori prelievi, oltre a quelle statali, regionali, provinciali”.

Date queste premesse il bilancio, ha continuato l’assessore, “…si orienta su queste linee sostanziali. Nella spesa corrente non è prevista alcuna attivazione di nuovi e significativi servizi. L’obiettivo è stato sostanzialmente quello di salvaguardare e mantenere tutta la già ricca dotazione di servizi, azioni e iniziative in settori chiave, come il socio-educativo (questo ultimo occupa il 40% della spesa corrente, n.d.r.). Di fronte al dilemma se tagliare drasticamente in questi settori essenziali, propri di ogni comunità civile, o allargare la platea dei cittadini che compartecipano alla spesa per la loro gestione, noi ci siamo assunti la responsabilità di optare per questa seconda soluzione”. Avendo cura che “…la contribuzione sia sopportabile e non limiti il ricorso si servizi” e sostenendo totalmente la spesa “nei confronti di alcune categorie di cittadini particolarmente fragili (per esempio, in favore delle famiglie con la presenza di giovani disabili)”.

Nelle conclusioni è arrivata la proposta forte che Ornella Chiari ha fatto al Consiglio e che ritiene ineludibile per affrontare la sopravvivenza dei piccoli comuni nel prossimo futuro.

“In considerazione di tutto quanto sino ad ora espresso, ritengo proprio che siamo nella fase in cui è indispensabile rompere schemi un po’ stanchi e desueti e tentare strade nuove e coraggiose (…) dobbiamo da subito avviare il processo istituzionale ed amministrativo che porti alla costituzione dell’Unione dei Comuni della Valle San Martino(…) Questa deve essere una scelta che muove dalla nostra volontà di trovare soluzioni adeguate e lungimiranti ai bisogni locali, una scelta consapevole e razionale per:

  1. creare economie di scala adeguate alle sfide che la crisi mondiale pone agli stati ma anche alle piccole autonomie territoriali;
  2. dotare le nostre comunità di servizi sempre più estesi ed efficienti, in una prospettiva economico-finanziaria che non ci consente più di duplicare a pochi chilometri di distanza cinque uffici di ragioneria, cinque uffici di polizia locale, cinque uffici tecnici, cinque servizi alla persona, più di un segretario comunale, e potrei continuare a lungo con questo elenco;
  3. fare investimenti in quelle opere e azioni sovracomunali, che è impossibile e anacronistico il solo pensare di legarle ad un comune (viabilità, trasporti, rifiuti, energia, acqua, tutela delle aree naturalistiche, sostegno a progetti economici di settore).

L’identità, la prosperità e il futuro di ogni piccola realtà comunale non è garantito dai propri confini, ma dalla capacità di mettere in comune risorse umane, economiche e territoriali, per un progetto strategico di ampio respiro culturale e politico”.

Relazione integrale dell’Assessore Chiari Ornella

Come sapete in questi mesi è stata fatta una ricognizione molto approfondita sui residui e per una serie di ragioni che i consiglieri conoscono molto bene.

In una di queste ragioni – e l’ho pure detto nella relazione al Conto Consuntivo approvato recentemente – sostenevo che il consuntivo assumeva un carattere propedeutico per il Bilancio di Previsione 2011, perché in attesa degli effetti del decentramento fiscale e visti i provvedimenti per il contenimento della spesa pubblica, sarebbe stato necessario elaborare un documento contabile di assoluto rigore.

Vi confesso che alla sottoscritta interessa poco dilungarsi su dove stanno le responsabilità che costringono gli enti locali a far quadrare i bilanci con molta difficoltà. Innanzitutto, perché ritengo che i cittadini abbiano raggiunto un grado di informazione e di conoscenza tali, che sono senz’altro in grado di capire come stanno le questioni e per quali ragioni, per poi farsi un giudizio.

Gli amministratori sono invece chiamati a dare risposte concrete sulla base di dati economici e sociali reali e oggettivi.

Ed è quello che abbiamo cercato di fare nel Bilancio che questa sera presentiamo, assumendoci sino in fondo l’onere di indicare in quali direzioni contenere la spesa, attraverso quali strumenti attivare le risorse necessarie e in con quali modalità chiamare i cittadini a sostenere i servizi della nostra comunità, in una fase così problematica.

Quindi mi limiterò, prima di entrare nel merito del documento di previsione, ad alcune premesse di ordine tecnico e normativo, con lo scopo di dare senso e respiro programmatico ai ragionamenti che hanno supportato la nostra azione.

La prima evidenza è il ritardo con il quale andiamo a formare e approvare il bilancio. La prima causa è, a tutt’oggi, la mancata comunicazione del Ministero degli Interni sui trasferimenti destinati al comune di Monte Marenzo. Di conseguenza, a cascata, non siamo ancora nelle condizioni di sapere quali sono le risorse che la Regione destinerà a voci di spesa per noi fondamentali, quali i servizi sociali, le politiche nel settore scolastico ed, eventualmente, il finanziamento di bandi destinate alla realizzazione di opere pubbliche.

Conoscere i trasferimenti è importante da quando la nostra autonomia finanziaria è scesa al 62,75 e quindi quasi il 40% delle risorse ci viene da istituzioni sovraordinate.

Avremmo potuto comunque anticipare l’adozione del bilancio, perché i dati non li avevamo prima come non li abbiamo adesso. Ma per noi era importante avere il quadro preciso del consuntivo 2010, l’entità e l’attendibilità dei residui, per avere tutti gli elementi conoscitivi sulla capacità di questi ultimi di condizionare il bilancio di competenza. La cosa, vi assicuro, non avrebbe spostato di niente la gestione contabile che abbiamo registrato in questi sei mesi.

Abbiamo preferito anche attendere di conoscere dalla Gazzetta Ufficiale – e qui sta un’altra ragione del ritardo – con quali azioni e in che tempi si articola la riforma della fiscalità locale, se non altro per stendere un bilancio un po’ più corposo di questo.

Mi riferisco ai due decreti chiave pubblicati recentissimamente e separatamente sulla Gazzetta: il federalismo municipale e i l federalismo regionale e provinciale.

Da una prima lettura sembra che per due anni (2011/2012) non ci saranno modifiche per noi, eccetto l’addizionale sul consumo di energia elettrica di cui dirò più avanti. Dal 2013 via libera a tutti i Comuni, che potranno raggiungere lo 0,8 per cento dell’IRPEF. Nel 2014 è fissata l’introduzione dell’Imu (Imposta municipale unica), che sostituirà sia l’ICI che l’IRPEF, ma che i comuni potranno elevare sino al 10 per mille. Poi ci sono le tasse di scopo e quella di soggiorno, quest’ultima poco probabile per Monte Marenzo.

Da questo quadro normativo emergono due riflessioni:

  1. se non succede nulla di nuovo per gli anni 2011/2012 ritengo probabile che il nostro bilancio sarà sofferente;
  2. dal 2013 potremo esercitare una pressione fiscale locale maggiore per dotare il nostro comune delle risorse indispensabili, ma non siamo sicuri che le condizioni socioeconomiche dei nostri concittadini siano tali da sopportare ulteriori prelievi, oltre a quelle statali, regionali, provinciali.

Entrando nel merito del nostro bilancio e non avendo, come dicevo poc’anzi, elementi certi sui trasferimenti, postiamo nelle apposite voci entrate presunte dedotte dal trend storico che speriamo consolidato. Se questa presunzione dovesse essere corretta in ribasso, anche per uno scarto lieve, temiamo si possa andare in disavanzo, considerato che nel documento che presentiamo allo stato dell’arte abbiamo un margine di circa 5.000 euro di avanzo. Ovviamente la parte riferita alla spesa è assolutamente certa e per nulla ridondante.

L’impianto che abbiamo elaborato si orienta su queste linee sostanziali.

Nella spesa corrente non è prevista alcuna attivazione di nuovi e significativi servizi.

L’obiettivo è stato sostanzialmente quello di salvaguardare e mantenere tutta la già ricca dotazione di servizi, azioni e iniziative in settori chiave, come il socio-educativo.

Di fronte al dilemma se tagliare drasticamente in questi settori essenziali, propri di ogni comunità civile, o allargare la platea dei cittadini che compartecipano alla spesa per la loro gestione, noi ci siamo assunti la responsabilità di optare per questa seconda soluzione. Non dimentichiamo che per decenni l’erogazione di alcuni servizi è stata totalmente gratuita.

Così come ci siamo assunti l’onere di adottare, nel caso delle compartecipazioni e delle provvidenze, la regola costituzionale e universalmente adottata in tutte le amministrazioni pubbliche: cioè, chiedere a ciascuno di contribuire in ragione delle proprie capacità contributive (metodo ISEE), avendo cura che la contribuzione sia sopportabile e non limiti il ricorso si servizi.

Pure in questa contingenza negativa ci siamo preoccupati di sostenere la spesa nei confronti di alcune categorie di cittadini particolarmente fragili (per esempio, in favore delle famiglie con la presenza di giovani disabili).

Un altro settore che abbiamo cercato di salvaguardare è quello degli investimenti destinate ad opere per la salvaguardia del territorio e del patrimonio pubblico.

I capitoli di spesa che più risentiranno di questa austerità sono quelli riferiti alla struttura amministrativa e funzionale.

Illustrerò solo alcuni dati numerici, i più significativi, dandoli per letti dai consiglieri e lasciando questo compito al ragioniere Aliverti.

Nelle entrate tributarie il gettito dell’ICI dovrebbe essere quello storicamente assestato, considerato che non sono intervenute nel corrente anno modifiche normative e,tantomeno, modificata la consistenza del patrimonio immobiliare del comune.

L’addizionale IRPEF, invece, merita qualche considerazione più approfondita. La previsione si fonda sulla verifica delle entrate dei primi due mesi del 2011, che sembrano confermare l’andamento del 2009 e 2010. Personalmente nutro qualche dubbio, in considerazione di una contrazione dei redditi dovuti soprattutto alla crisi occupazionale, suffragata anche dall’analisi pubblicata in questi giorni dall’INPS, che denuncia un crollo dei versamenti da lavoro.

La TARSU ha avuto un incremento nel 2010 per fronteggiare la dinamica dei costi di gestione del servizio. Malgrado questo il rapporto gettito della tassa/costo di gestione è rimasto pressoché invariato (82,87% nel 2009, 83,43% nel 2010), in virtù di un incremento delle spese superiore alla previsione. E’ corretto dire che il gettito degli utenti deve tendenzialmente pareggiare il costo di esercizio.

Quest’anno il decreto Milleproroghe autorizza il comune ad applicare una maggiorazione, anche del 100%, sull’addizionale del consumo di energia elettrica (che per Monte Marenzo è di circa 20.000 euro), per accelerare la copertura totale del costo di gestione della TARSU.

A nostro parere è poco saggio aumentare una tassa per sostenere un’altra tassa. Nel limite del possibile è preferibile equilibrare meglio il rapporto tariffa/costo di gestione stando all’interno dello stesso servizio, A maggior ragione per la TARSU, nel regolamento della quale sono previsti una serie di correttivi in favore degli utenti che nell’addizionale elettrica non ci sono.

Nel 2011 prevediamo un aumento della tassa sui rifiuti del 10%, che dovrebbe portare la copertura a circa il 90% sui costi previsti alla data odierna. L’incremento serve a fronteggiare un aumento dei costi che per il 2011 sarà di circa 8.000 euro su circa 121.000 di costo complessivo.

Per fare degli esempi gli aumenti si tradurranno in circa 5,00 euro l’anno per una abitazione di 100 mq., mentre l’incremento per le attività produttive sarà di euro 0,21/mq. pari a 210 euro su una superficie di 1.000 mq.

E’ bene ribadire che non è possibile differenziare gli aumenti per categoria merceologica.

Restando nelle entrate sul bilancio del 2011 verrà introdotta per la prima volta la compartecipazione degli utenti del Servizio di Assistenza Domiciliare e del Centro Prima Infanzia, applicando il metodo del reddito ISEE.

La nostra preoccupazione è di non provocare contraccolpi alla possibilità di ricorrere al servizio da parte dei cittadini che ne hanno bisogno, pertanto abbiamo proceduto a modulare aliquote che riteniamo accessibili da chiunque, anche se ci riserviamo comunque di fare una verifica dopo un congruo periodo di prova, non avendo un quadro di riferimento precedente.

Precisiamo, tanto per fare dei raffronti, non di merito ma di metodo, che comuni a noi vicini prevedono contribuzioni assai più elevate. Questo raffronto non è fuori luogo per il SAD, se pensiamo che ad erogare il servizio è la stessa cooperativa (pertanto i costi sono i medesimi) e che si apre la necessità di andare nella direzione dell’Unione di Comuni, della quale accennerò più avanti.

Per il SAD la compartecipazione va da zero euro per redditi ISEE fino a 7.500 euro l’anno, sino a un massimo del 50% del costo del servizio per quanti hanno un reddito annuo superiore a 19.500 euro. La proiezione stimata del gettito su base annua è di circa 5.000 euro su un costo complessivo del servizio di 27.000 euro. La riduzione è dovuta ad un decremento degli assistiti che a metà anno possiamo ipotizzare come probabile su base annua.

Il piccolo utente del Centro Prima infanzia passa dagli attuali 168 euro mensili uguale per tutti i residenti ad una retta di 182 euro per i redditi massimi.

Si ricorda che in ambedue i servizi l’applicazione della tariffa ISEE nel 2011 si applicherà solo per il secondo semestre.

Per quanto riguarda le entrate in conto capitale il dato più significativo è rappresentato dal contributo della Comunità Montana che compartecipa al 50% per il completamento della regimazione idraulica della Valle Marzia, il cui costo complessivo è di 180.000 euro. Siamo in attesa di conferma ufficiale per avviare le procedure di accensione mutuo alla Cassa DD.PP.per la restante somma di 90.000 euro

La previsione degli Oneri di Urbanizzazione è assai prudenziale (55.000 euro) a causa della forte stagnazione del comparto edile e in attesa dell’adozione del PGT.

La stessa prudenza la usiamo anche nel triennale considerata la scelta strategica che abbiamo assunto nel nuovo strumento urbanistico:

  1. nessuna zona di nuova espansione, ma riconversione di una sola area già urbanizzata e completamente di alcuni piccoli lotti nel perimetro abitato;
  2. previsione di riduzione di OO.UU. per interventi di edilizia convenzionata, o per edifici ecocompatibili.

E’ una scelta che comporta una gestione oculata delle spese collegate a questa voce (soprattutto le manutenzioni), ma riteniamo miope affrontare le difficoltà di bilancio svendendo il territorio, che rimane il più autentico patrimonio della nostra comunità.

Andando alla spesa confermiamo tutti i servizi e le provvidenze di cui Monte Marenzo è ricco e giustamente orgoglioso.

Il contenimento della spesa si è operata prevalentemente sulla Funzione generale amministrativa e di controllo

In carenza della pubblicazione dell’albo dei nuovi segretari comunali, abbiamo deciso di prorogare sino al 31.12.2011 l’incarico alla Vice Segretaria dott.sa Mara Nin. La sua esperienza e capacità in questa fase ci è preziosa per affrontare una serie di nodi amministrativi ed economici ancora aperti e, nel contempo, provoca un’economia di bilancio rispetto ad una assunzione in ruolo di un segretario convenzionato con i comuni della Val Varrone di circa 7.000 euro.

Un’altra economia (circa 12.000 euro) è dovuta alla scadenza del contratto di un dipendente part time. Noi ci rendiamo conto che il Comune di Monte è sotto organico, ma riteniamo che l’ambito ottimale per affrontare questa questione sia in un contesto sovracomunale, all’interno dell’Unione di Comuni che dobbiamo assolutamente promuovere e realizzare. Una Unione vera, dove la gestione su ampia scale delle nostre comunità porti ad una effettiva razionalizzazione dei servizi e della macchina amministrativa.

Nel settore istruzione introduciamo l’ISEE sulle provvidenze economiche (spesa prevista per il diritto allo studi 30.600 euro) che il comune eroga ad ogni studente della Scuola primaria di secondo grado e dei primi due anni della Scuola secondaria. Anche in questo caso si è cercato di sostenere maggiormente le famiglie con minori possibilità economiche, senza rinunciare ad altri interventi a sostegno dell’impegno e del risultato scolastico.

Come precedentemente accennato abbiamo ritenuto di non prevedere alcuna compartecipazione delle famiglie di minori disabili che usufruiscono del trasporto specializzato, degli assistenti educatori scolastici, che frequentano la scuola di formazione in convenzione con il comune di Lecco.

Con l’economia realizzata con la rinegoziazione dei mutui (circa 29.000) siamo riusciti ad affrontare due interventi in favore del territorio particolarmente importanti, che sono proprio della tipologia che richiamavo nella delibera del 17 novembre scorso:

  1. completamento degli studi e della pianificazione per il PGT, euro 15.000;
  2. sistemazione di due frane che aspettano di essere messe in sicurezza dall’agosto scorso, euro 7.000 (la quota rimanente per quest’opera di circa 30.000 è stata coperta con residui).

Una parte pari a 7.000 euro è servita a chiudere il bilancio in pareggio.

Per quest’anno, causa delle ristrettezze ampiamente illustrate, l’economia dei mutui non è risultata essere eccedente rispetto all’andamento ordinario, ma una piccola parte abbiamo dovuta impiegarla ad affrontare una situazione assai critica.

D’altra parte, in sede di Gruppo di lavoro dello scorso anno, commentammo come la possibilità di rinegoziare i mutui era probabilmente una boccata d’ossigeno che si voleva dare ai comuni in vista di una stretta dei trasferimenti, che si è puntualmente verificata.

Nell’elenco degli investimenti allegato al bilancio avrete certamente rilevato una differenza considerevole tra l’esercizio in corso e i successivi due anni.

D’altra parte non potevamo tralasciare di indicare una serie di opere pubbliche che sono nell’agenda del nostro comune e che rivestono carattere di priorità, ma che allo stato attuale non sappiamo con quali risorse finanziare.

Averle indicate è un impegno a ricercare le opportunità di metterle in cantiere, soprattutto è una linea di credito che vogliamo concedere all’autonomia finanziaria accennata in apertura, confidando che possa rilanciare la capacità di operare dei comuni.

IN CONCLUSIONE

Questo è il primo Bilancio che firmo come assessore delegato e non vi nascondo che sono stata costantemente combattuta tra due esigenze, ambedue ragionevoli, ma che non sempre si riesce a conciliare.

La prima è stata stendere un bilancio di competenza vero, senza voli pindarici, ancorato ad quadro normativo non propriamente duttile e segnato pesantemente dalle ristrettezze economiche e finanziarie.

Di contro forte è l’impegno a mantenere alcune caratteristiche e peculiarità di Monte Marenzo, che possiamo definire storiche. Con questo si intende quella funzione positiva che l’istituzione comune è riuscita nel tempo a stabilire con il territorio e la sua gente, soprattutto nella qualità e quantità di servizi, nella ricchezza delle strutture pubbliche, nelle relazioni improntate all’ascolto e alla partecipazione.

Per questo non si è voluto calare tagli drastici su singoli settori, ma si chiede a tutti di contribuire in misura sopportabile e in attesa di tempi migliori.

Non vi nascondo la sensazione di insufficienza, di impotenza, nel prendere atto dei bisogni espressi dalle persone e dal territorio, e constatare l’esiguità dei mezzi a disposizione. L’amministratore non può dire di “governare i processi locali” di fare “programmazione pluriennale” se le risorse e le regole cambiano ogni anno e scompaginano progetti che, pur validi che siano, hanno bisogno di tempi adeguati per essere realizzati e per dispiegare i loro effetti sulla comunità.

In considerazione di tutto quanto sino ad ora espresso, ritengo proprio che siamo nella fase in cui è indispensabile rompere schemi un po’ stanchi e desueti e tentare strade nuove e coraggiose.

Quella che ha più probabilità di successo, quella che veramente può rappresentare un balzo in avanti per le nostre comunità locali, quella che può nel giro di un anno, un anno e mezzo, avere una ricaduta positiva e immediatamente percepibile dalle nostre popolazioni, ritengo essere l’Unione dei Comuni, verso la quale dobbiamo da subito avviare il processo istituzionale ed amministrativo che porti alla costituzione dell’Unione dei Comuni della Valle San Martino.

Questa scelta non deve essere dettata dalla necessità di ottemperare ad una legge che impone ai piccoli comuni di associarsi nella gestione di servizi essenziali. Dobbiamo fare di meglio e andare più in là.

Questa deve essere una scelta che muove dalla nostra volontà di trovare soluzioni adeguate e lungimiranti ai bisogni locali, una scelta consapevole e razionale per:

  1. creare economie di scala adeguate alle sfide che la crisi mondiale pone agli stati ma anche alle piccole autonomie territoriali;
  2. dotare le nostre comunità di servizi sempre più estesi ed efficienti, in una prospettiva economico-finanziaria che non ci consente più di duplicare a pochi chilometri di distanza cinque uffici di ragioneria, cinque uffici di polizia locale, cinque uffici tecnici, cinque servizi alla persona, più di un segretario comunale, e potrei continuare a lungo con questo elenco;
  3. fare investimenti in quelle opere e azioni sovracomunali, che è impossibile e anacronistico il solo pensare di legarle ad un comune (viabilità, trasporti, rifiuti, energia, acqua, tutela delle aree naturalistiche, sostegno a progetti economici di settore).

L’identità, la prosperità e il futuro di ogni piccola realtà comunale non è garantito dai propri confini, ma dalla capacità di mettere in comune risorse umane, economiche e territoriali, per un progetto strategico di ampio respiro culturale e politico. Grazie.

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