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La cava e l’angelo del Cornizzolo

Riceviamo dall’amico Ruggero Meles un suo bellissimo testo a difesa del Monte Cornizzolo che ovviamente sottoscriviamo.

Ruggero Meles è insegnante, alpinista, storico dell’alpinismo e regista. E’ appena uscito il suo libro “Leopoldo Gasparotto – Alpinista e partigiano” ed. da Hoepli.

 

Vista da est, e dunque da Oggiono, Galbiate, Annone, ma anche da Monte Marenzo e dalle alture bergamasche del Monte Tesoro o di Valcava, la linea che collega la cima del Monte Cornizzolo a quella del Monte  Rai sembra disegnare contro il cielo una forma che ricorda un rapace con le ali spiegate o un angelo.

 

O almeno a me, da sempre, appare così. Ogni giorno, da quando sono bambino, ogni tanto alzo lo sguardo al rapace e mi tranquillizza vederne la sagoma pronta a spiccare il volo in ogni momento.

Ognuno può vedere ciò che vuole nei profili delle montagne all’orizzonte ma credo, anche se non ne ho le prove documentali, che i monaci, mille anni fa, scelsero di costruire la splendida basilica di San Pietro al Monte  proprio lì, con lo sguardo rivolto al sorgere del sole, perché si sentisse protetta dalle ali dell’angelo.

Ora la multinazionale svizzera Holcim dice che le è indispensabile per proseguire la sua attività estrattiva, mangiarsi l’ala di destra dell’angelo rapace. A quasi mille metri d’altezza, in un luogo visibile da mezza Lombardia, vuole continuare, nonostante sapesse e avesse accettato da tempo che la sua concessione era terminata, l’opera di massacro già così evidente nella cava che sovrasta Cesana Brianza, Suello e la costiera sud – est del Monte Cornizzolo.

I giornali locali hanno ampiamente diffuso le motivazioni dei lavoratori della Holcim che temono per il loro posto di lavoro, ma pur tenendo seriamente  conto delle difficoltà a cui i lavoratori potrebbero andare incontro la domanda che bisogna rivolgere ai nostri amministratori è semplice: qual è il modello di sviluppo che avete in mente per il nostro territorio?

Cave che tra cinque o dieci anni, una volta esaurito il sottile strato di calcare, se ne andranno lasciando una ferità aperta per migliaia di anni o la possibilità di diventare un piccolo paradiso naturale a portata di mano degli abitanti del territorio, ma anche dei milioni di cittadini residenti a Milano o in Brianza?

Cosa credete che nei prossimi cinquanta anni, magari a partire dall’Expo del 2015; darà più occupazione, le cave oppure una capacità di accogliere sui nostri monti le persone che vengono qui per cercare qualcosa di diverso dal paesaggio delle loro città invase dal cemento?

Ci sono esempi di luoghi come Briançon in Francia o Arco di Trento in Italia dove le risorse naturali danno lavoro a migliaia di persone: guide, ristoranti, alberghi, strutture di agriturismo, bed&breakfast, musei, siti naturalistici, campi dove coltivare e pascoli per gli animali, punti di osservazione per animali selvatici, musei naturalistici, ecomusei… le montagne, i boschi, il lago possono ospitare tutte queste cose e dare lavoro salvaguardando al tempo stesso la nostra terra.

La coraggiosa battaglia che in tutti questi anni ha condotto il Coordinamento Cornizzolo ha limitato i danni e ha evidenziato l’importanza di questa piccola montagna circondata da territori fortemente antropizzati: più di centomila persone si sono lanciate con il parapendio dalle sue pendici, centinaia di escursionisti e di ciclisti in mountain bike ne percorrono i sentieri ogni settimana, ornitologi, paleontologi… e accanto ai frequentatori ci sono le centinaia di migliaia di persone che si limitano a visitare il profilo del Monte Cornizzolo quotidianamente con lo sguardo.

Le montagne, così come il cielo, sono anche di chi le vede da lontano e la ferita di una cava visibile da decine di chilometri di distanza danneggia moltissime persone.

Un amico alpinista ha detto una battuta provocatoria che dovrebbe far rizzare le orecchie agli scalatori: ma perché non cavare il calcare della Grigna? Buttiamo giù il Fungo, il Campaniletto, la Lancia e la Torre e tutte le altre guglie della Grignetta ci sarebbe materiale da costruzione per generazioni, oppure perché non trasformare la Medale che sovrasta Lecco in una cava, magari da intitolare a qualche illustre alpinista lecchese?

Ruggero Meles

 

Un pensiero su “La cava e l’angelo del Cornizzolo”

  1. il pericolo è che il nostro cuore e la nostra mente si stanno abituando e rassegnando a tutto in nome del profitto.
    Riuscire ad emozionarsi ancora per un arcobaleno così diventa allora indispensabile urgenza di sopravvivenza, non un lusso.
    L’arcobaleno, così come la luna piena che sovrasta Monte Marwenzo in queste notti limpide, pur essendo gratuiti, sono un bene prezioso, ci fanno sentire umani. Coraggio

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