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Presentazione a BookCity del libro “L’improvviso educativo” di Valentina Chioda e Luigi Maniglia

Qualche giorno fa arriva una mail:

Carissimi buongiorno.

Invio questo messaggio a persone che mi sono famigliari e amiche e che mi hanno seguito in questo progetto;  o a persone che hanno dimostrato interesse a un futuro utilizzo del testo;  o che hanno contribuito a realizzare negli anni magici di Rossino esperienze come questa, una fra le tante che avrebbero potuto  essere raccontate.

Nell’allegato trovate la scheda scaricata da Book-City.

Per me un momento di festa da condividere.

Un caro saluto

Valentina Chioda

 

La “nostra” Valentina ha scritto e presenta un libro? Sì, e lo presenterà all’ottava edizione dia Bookcity Milano, manifestazione dedicata al libro e alla lettura, dislocata in diversi spazi della città metropolitana.

Intanto andiamo a leggere di che si tratta. Ecco la locandina:

Il libro è edito da “La Meridiana”, Casa Editrice nata nel 1987 a Molfetta (BA), nel vivace clima di impegno sulle questioni dell’emarginazione, della pace e della nonviolenza creatosi intorno alla coinvolgente figura del vescovo, Antonio Bello. In questi anni la ricerca editoriale si è sviluppata soprattutto sui temi delle culture formative e sulla spiritualità.

Dal Sito dell’editore leggiamo la presentazione del libro Improvviso educativo Per una didattica “reidratante”.

Può uno spaventapasseri orientare più che spaventare? La storia di Bu, uno spaventapasseri spaventato che irrompe nelle aule scolastiche e ribalta il con­sueto modo di intendere e fare la scuola, ci dice di sì. Dalle nozioni alle rela­zioni. Dai parametri numerici all’unicità della persona. È questo il ruolo di Bu, che nel libro guida il lettore nel disorientamento che attraversa la scuola italiana tra funzionalismo e burocrazia esasperata.

L’invito degli autori a una pedagogia dell’improvvisazione a scuola – che nulla a che fare con la preparazione improvvisata – si radica nella pedagogia degli ultimi due secoli, nelle forme di teatro-laboratorio, nelle correnti filosofiche persona­liste in cui al centro è la relazione tra insegnante e alunno, senza la quale ogni didattica risulta inefficace.

L’educazione all’empatia, all’ascolto del corpo e delle emozioni, alla comuni­cazione narrativa, all’espressività artistica per educare cittadini consapevoli e liberi, è ciò che il lettore/insegnante troverà in queste pagine.

Il libro punta a sostenere e accompagnare i docenti che credono in una Scuola capace di far emergere l’unicità di ogni alunno.

 

Teatro e scuola, didattica ed educazione, temi che hanno sempre appassionato Valentina e Gigi non solo per il lavoro che fanno.

Luigi Maniglia è formatore e attore, da anni nelle scuole del territorio collabora in progetti e laboratori.

Valentina Chioda, insegnante nella scuola primaria, da sempre attiva nella nostra Associazione, ha seguito in modo particolare per noi il ciclo di incontri “Nuove pratiche scolastiche” .

Decido di chiamare Valentina per scambiare due chiacchiere e raccontarmi come è nata l’idea di questo libro, che è frutto della raccolta e della rielaborazione della documentazione di un più ampio progetto, chiamato EmozionArti, realizzato nella scuola primaria di Rossino di Calolziocorte, nell’anno scolastico 2012-2013.

Rielaborazione che nel 2014 si è avvalsa della supervisione di Luciano Cerioli, psicologo, psicanalista, ricercatore e formatore, da anni impegnato a divulgare la visione clinica nella formazione degli insegnati.

Valentina e Gigi sviluppano il loro lavoro nei successivi tre anni. Poi l’incontro con Ivano Gamelli, professore associato di Pedagogia generale e sociale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che cura la prefazione del libro, sottolinea la necessità di una didattica “reidratante”, – come recita il sottotitolo… che offre, in tal senso, un contributo esemplare e assolutamente originale… Il laboratorio di Bu riassume, nelle teorie e nelle pratiche, di cui si avvale, alcune delle visioni più innovative della ricerca pedagogica degli ultimi decenni, fra le quali l’autobiografia educativa, la clinica della formazione, la pedagogia del corpo.

Concetti che Valentina cerca di spiegarmi in una mezz’ora di conversazione, ricordando alcune esperienze del laboratorio a Rossino, tra arte teatrale e arte visiva.

Sfoglio il libro che Valentina mi regala (grazie!) e che i lettori possono trovare chiedendolo in libreria. Un libro che riteniamo non sia rivolto solo agli educatori e agli insegnanti, ma anche ai genitori e i lettori curiosi che possono, attraverso le storie di Bu immaginare (cito ancora Ivano Gamelli), quale modello di vita comunitaria possa permettere ai bambini di oggi di provare a rendere questo mondo un po’ più vivibile di quello che sembra attenderli.

 

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