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Dimensionamento scolastico. Quando non si ascolta il mondo della scuola

I Comuni della Valle S. Martino hanno dovuto deliberare entro il 31 Ottobre scorso in merito al Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche al fine di costituire istituti comprensivi con almeno 1000 alunni come richiesto dalle disposizioni di legge  (art.19-comma 4- del D.L. n 98 del 6/7/2011, convertito dalla legge n.111 del 15/7/2011).

I sindaci e gli assessori della valle si sono riuniti due volte (il secondo incontro con la presenza dei Dirigenti scolastici su proposta del comune di Monte Marenzo) dopodiché cinque comuni su sei hanno deliberato la proposta di costituire un unico Istituto comprensivo che interessi tutte le scuole della valle e abbia in totale 2000 alunni distribuiti su 20 plessi.

Il comune di Monte Marenzo ha deliberato di essere favorevole alla costituzione di due istituti comprensivi di 1000 studenti.

 

L’iter ha  come successivo passaggio, raccolte le delibere degli enti locali, la deliberazione della Provincia e la trasmissione di questa alla Regione, il tutto da fare entro il 30 Novembre.

Quindi tempi molto stretti con la conseguente impossibilità di costituire tavoli di confronto con il mondo della scuola.

 

Il Consiglio di Circolo e il Consiglio d’Istituto dovendosi esprimere sull’argomento hanno dato voto contrario alla costituzione di un unico Istituto Comprensivo, così come hanno espresso parere negativo il Comitato dei genitori e l’Associazione dei genitori “Ali per la scuola”.

 

Nel frattempo, visti gli esiti della conferenza delle Regioni, è stata data la possibilità di avere un ulteriore anno di tempo per prendere decisioni definitive.

 

Venerdì 25 Novembre la Provincia ha convocato i Comuni della Valle S. Martino alla riunione della Commissione Consiliare V^ Cultura-Istruzione, visto che il Comitato provinciale di indirizzo e coordinamento della rete scolastica e formativa ha manifestato delle perplessità sulla proposta di istituire un unico Istituto comprensivo di 2000 studenti e ha chiesto di verificare la possibilità di trovare soluzioni alternative.

 

Le soluzioni alternative ci sono, visto che il nostro territorio avrebbe la deroga per i comuni montani di costituire istituti comprensivi superiori ai 500 alunni.

 

Durante quest’incontro si sarebbe potuta sfruttare la possibilità di prorogare di un anno la decisione, ma cinque dei sei comuni coinvolti non hanno voluto sfruttare quest’opportunità che sarebbe stata fondamentale per costituire dei tavoli di confronto con il mondo della scuola, visto che per i tempi stretti in cui deliberare non era stato possibile aprirli precedentemente. Questo nonostante le numerose lettere pervenute ai Comuni e alla Provincia dalle Associazioni e dai Comitati dei genitori, dal Consiglio di Circolo e dal Consiglio d’Istituto, tutte con la richiesta di prendere, come permesso dalle ultime disposizioni, un anno di tempo per decidere, valutando e approfondendo diverse ipotesi, aprendo un tavolo di confronto e lavoro con il mondo della scuola.

 

A questo proposito qualcuno degli amministratori ha detto che bisogna avere il coraggio di decidere. Io penso che a volte bisogna avere il coraggio di confrontarsi per prendere al meglio le decisioni.

E’ stato anche detto che la decisione deve essere presa dalle amministrazioni e che queste sono rappresentative dei cittadini essendo state votate dagli stessi. Io mi chiedo se lo sono anche quando tutti gli organismi della scuola e della rappresentanza dei genitori (anch’essi cittadini) hanno manifestato contrarietà unanime a questa decisione e hanno sollecitato la richiesta di confronto su questo tema.

 

Sono stati fatti gli auguri per la scelta coraggiosa fatta da questi amministratori. Penso che la vera scelta coraggiosa l’abbia fatta il comune di Monte Marenzo, avendo avuto il coraggio di deliberare diversamente da tutti gli altri comuni,  portando avanti la scelta di due istituti comprensivi da noi, e non solo, considerata la migliore.

Questa scelta per il nostro piccolo comune non è  una scelta facile essendoci dati disponibili per cercare all’interno del nostro paese dei locali adeguati ad ospitare la Dirigenza scolastica e avendo iniziato una serie di approfondimenti per valutare la possibilità di aprire una sezione di scuola secondaria di primo grado nel nostro paese. Ma purtroppo non sono stati questi i termini di ragionamento.

 

Io sono di natura ottimista e i nove mesi di impegno amministrativo come assessore istruzione e cultura del mio comune non hanno minato questa mia caratteristica, ma non sono ottimista riguardo l’istituto comprensivo unico nonostante gli elenchi di belle parole fatti dagli altri amministratori, rosei come un bello spot pubblicitario.

I tre principali punti forti dell’istituto comprensivo unico sono molto discutibili.

E’  vero, come valle abbiamo una storia che ci accomuna, ma questa se c’è la volontà può essere valorizzata anche in due istituti comprensivi, anzi è proprio per la complessità territoriale, morfologica e antropologica, che sono necessari numeri più contenuti.

Non credo neanche che solo perché faremmo parte di un unico istituto comprensivo riusciremmo con facilità ad attivare un coordinamento per la stesura di un piano diritto allo studio condiviso, perché nella realtà sappiamo per esperienza che quando ci si  siede intorno ad un tavolo per parlare della gestione associata di alcuni servizi, che come ottemperato dalla legge hanno scadenze strette, poi le difficoltà sono tante.

Infine pensare che le dimensioni dell’istituto diano la garanzia di avere un dirigente di ruolo e non un reggente non è una certezza, anzi, perché, come detto dal funzionario della Provincia Roberto Panzeri, non è detto che a quasi parità di stipendio un dirigente scolastico scelga  il nostro istituto dai numeri mostruosi.

 

Alla mia domanda “se il quadro è così positivo perché gli organismi che rappresentano il mondo della scuola e dei genitori sarebbero tutti contrari?” nessuno ha risposto.

 

Da un appartenente al nostro gruppo mi è stato detto abbiamo fatto, hai fatto il possibile non rammaricarti. Io mi rammarico perché sono convinta che l’amministrazione locale rappresenti in Italia la buona politica, ma questa volta anche la politica locale è stata autoreferenziale prendendo le decisioni nei suoi palazzi senza avere il coraggio di dare ascolto e voce ai diretti interessati, cioè ai migliori conoscitori dell’argomento. Questo è il mio rammarico.

Cinzia Mauri

 

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