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RSA di Monte Marenzo, l’appello di Unpaeseperstarbene

Dopo circa quindici giorni dalla notizia della chiusura della RSA, più comunemente conosciuta come Casa di riposo per anziani delle suore di S. Girolamo Emiliani, mi permetto fare alcune considerazioni che ritengo necessarie. Questo dopo aver sentito la Madre dell’ordine Lidia Tavola, il sindaco Paola Colombo, letto il comunicato dei famigliari degli ospiti ed essermi confrontato con il segretario della Funzione pubblica CGIL di Lecco Luca Graziuso.

A mio parere non è stato ancora pienamente colto l’aspetto più problematico conseguente alla chiusura. Data per certa e incontrovertibile questa decisione si pensa che ora l’importante è impegnarsi a ricollocare ospiti e personale in qualche altra struttura. Per carità, l’urgenza impone di perseguire questa strada, però bisogna essere intellettualmente onesti e considerare che questa non può essere l’unica soluzione, come se fosse indolore, priva di controindicazioni.

Innanzitutto per gli ospiti, verso i quali dobbiamo sempre rispetto per la loro dignità. E’ fondamentale considerare la storia di ogni persona, che per età e impossibilità di autodeterminarsi si trova inevitabilmente in una condizione di fragilità. Uno spostamento fisico tra una struttura e l’altra è la frantumazione di relazioni costruite nel tempo, addirittura se la ricollocazione avviene su più RSA può essere vissuta come una perdita, un “lutto” vero e proprio. E’ la perdita di abitudini consolidate, di sensazioni, di identificazione con spazi riconosciuti come “casa propria”. Per le persone molto anziane riconoscersi in altri luoghi è assai difficile e rappresenta un carico psicologico ed emotivo rilevante.

Poi c’è la questione del personale, che benché portatore di professionalità richieste non è detto che sia garantita la ricollocazione per tutti. Senza dimenticare che per la specificità del lavoro anche per loro la rottura di relazioni umane non può essere ignorata.

Non lasciare morire la RSA di Monte Marenzo, una presenza pluridecennale, deve quindi essere la priorità.

Da quanto ho capito le questioni cruciali sono tre:

  • affrontare il forte disavanzo economico che, come mi ha dichiarato la Madre, ha costretto l’ordine religioso a dismettere delle proprietà per fronteggiare le spese correnti;
  • reperire finanziamenti per ampliare e mettere in sicurezza la sede della RSA e arrivare a circa 35/40 ospiti, considerato un numero in grado di consentire una gestione sostenibile;
  • procedere alla costituzione di un organismo di gestione che rientri nella legge del terzo settore e ottenere l’accreditamento, di conseguenza poter accedere a finanziamenti pubblici, oltre a quelli privati.

E’ fuori dubbio che questa complessità richiede una forte sinergia tra vari soggetti che possono svolgere un ruolo propositivo e decisionale. Perché non si tratta solo di provare con convinzione a salvare questo presidio sociale come patrimonio del nostro territorio, in più innervare nel progetto soluzioni originali e innovative, capaci di attrarre risorse importanti come quelle del PNRR. I punti di forza di quest’ultimo premiano la qualità dell’ideazione, l’integrazione tra pubblico e privato, tra risorse locali e nazionali, tra servizi socio sanitari di diversa mission.

A titolo di esempio. Una RSA con spazi che ospitino giovani coppie in cerca di casa e di lavoro, per realizzare percorsi intergenerazionali, di integrazione territoriale, oppure per quanti desiderino sperimentare forme di convivenza comunitarie.

Far sedere attorno ad un tavolo di confronto e di lavoro questi soggetti è il primo passo, che diventa assolutamente urgente e necessario (alcune assistenti hanno già rassegnato le dimissioni, per tutti gli altri operatori è probabile nei prossimi giorni l’apertura del procedimento di licenziamento).

Non compete a noi indicare chi deve fare cosa. Però non possiamo sottrarci all’obbligo di rivolgere un appello al comune di Monte Marenzo, all’ordine delle suore di San Girolamo Emiliani, all’ATS o/e la ASST (di quest’ultima ancora aspettiamo la disponibilità per una telefonata), ai rappresentanti dell’Ambito della Provincia di Lecco (il Girasole), ai famigliari degli ospiti, alle Organizzazioni sindacali, ad altre istituzioni pubbliche e soggetti privati che manifestino interesse, affinché si assumano la responsabilità di convocare o far convocare in tempi brevissimi questo tavolo.

La redazione

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