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La conversione dei ricchi

Caravaggio, La vocazione di San Matteo

Caro Sergio, il tuo post è meritevole. Riporti la notizia che 250 miliardari firmatari della lettera inviata al Forum dell’economia di Davos, chiedono agli Stati di farsi Robin Hood e attraverso le tasse tolgano ai ricchi per dare ai poveri. Questo dimostra che non tutti i ricchi sono moralmente da condannare, come la mia formazione marxiana è continuamente indotta a ritenere. Però uno dei capisaldi del materialismo storico insegna come bisogna fare analisi concrete da situazioni concrete. Il capitale per ora ha vinto storicamente, quindi è bene partire da questo dato della realtà e interrogarci sul tema dei temi: il rapporto tra accumulazione della ricchezza e la responsabilità sociale del danaro.

La sopravvivenza delle società occidentali è minata proprio da questo dilemma non risolto. Da una parte pochi straricchi si mangiano quasi tutto (forse anche le nostre anime), mentre i poveri aumentano ad un ritmo geometrico e non vedono più il futuro come luogo fisico e metafisico per stare bene. La trama economica, politica, sociale e ideale che ha retto le nostre società per oltre mezzo secolo si è sfilacciata in più parti, ha buchi che non vengono rammendati. Il collasso non arriverà dai barconi che attraversano il Mediterraneo, ma con le nostre mani daremo fuoco alla miccia dell’implosione.

So di non dire nulla di inedito. Ormai sono in molti che vedono il piano inclinato sul quale scivoliamo verso l’abisso, ma tanti governanti e capitalisti dei paesi occidentali sono diventati ciechi e tentano sussulti di sopravvivenza seminando qua e là guerre, ingiustizie e miserie. Sementi sterili che non daranno mai frutti e i nostri campi diverranno deserti.

Almeno proviamo ad additare i 250 miliardari firmatari come seminatori di speranze. Hanno capito quale può essere la cura della cecità e invitano i potenti della Terra a vaccinarsi.

In molte università si comincia ad affiancare alle discipline economiche corsi di filosofia, di letteratura, di politica, perché abbiamo bisogno di saperi ampi che costruiscano un avvenire dove lo scambio di danaro, materico o virtuale, sia regolato da comportamenti etici, solidali, misurato sui bisogni umani.

Non siamo più al tempo dove il mondo era diviso rigorosamente in quattro spicchi: Est – Ovest, Nord – Sud. Adesso le decisioni capaci di mutare il corso della storia sono globali e in mano a più attori, alcuni dei quali da comparse hanno assunto il ruolo di protagonisti, rendendo il tutto più complesso ma decisamente più affascinante.

Noi, Italia ed Europa, abbiamo un grande avvenire dietro le spalle, nel senso che tutto quello di brutto e di bello sperimentato in oltre due millenni di storia ci deve indicare le rotte da seguire. Come saper rinascere e dialogare in ogni direzione, come essere autorevoli senza essere autoritari, ricchi senza essere egoisti e suprematisti, consapevoli dei nostri valori senza pretendere di sostituirli ai valori d’altri.

Chiudo con una curiosità. Nei 250 miliardari pronti a pagare più tasse, ci sono italiani? Ci sono: sono tre.

MARTINO CORTE. Nipote del fondatore di Amplifon e CEO del programma Citybility, uno strumento di “cashback solidale” che permette alle persone di sostenere il proprio territorio. Successivamente ha concertato l’attività su una tematica ben precisa: l’infanzia, e nello specifico nel dare sostegno ai servizi all’infanzia nel soddisfare i loro bisogni e, assieme a questi, quelli delle famiglie.

I FRATELLI GIORGIANA E GUGLIELMO NOTARBARTOLO DI VILLAROSA. Ricchi, nobili rampolli di una delle più antiche e illustri famiglie siciliane. Guglielmo, tra l’altro, è fondatore di Anya Capital, con un portafoglio da 35 milioni di euro. Sostiene che “L’accumulazione di ricchezza oltre una certa soglia è una forma di disconnessione dalle proprie priorità umane e dalla realtà sociale che ci circonda. Chi ha denaro e chi gestisce denaro è depositario di una responsabilità verso il collettivo: il ritorno sociale e ambientale deve essere incluso in ogni calcolo finanziario che anticipi un investimento”.

Si confida che altri si incamminino sulla strada della conversione.

Angelo Gandolfi

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