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Buen Camino: intervista al Pellegrino Diego Fasolin

Incontro mio fratello il giorno del suo rientro, mercoledì 3 settembre, e parto subito in pressing. Non lo vedo dal 25 luglio, data della sua partenza, ma come insegnano i miei caporedattori Sergio e Angelo, bisogna sempre essere sul pezzo e non mi posso far scappare questa esclusiva visto che ce l’ho proprio in casa.

“Diego, pare che su sia stato il primo di Monte Marenzo a percorrere il Cammino per intero. Ti va di raccontare tutto in un’intervista?”. Diego ci pensa, caratterialmente non è molto incline ad esporsi in pubblico, ma in questo caso accetta: “Ma si dai, questa è un’esperienza che va condivisa”.

Grazie della disponibilità, Diego. Innanzitutto ben tornato: sarai contento, hai vinto una bella sfida con te stesso.

Ciao a tutti, e grazie dell’invito. Sì, molto. Sono contento perché ho raggiunto il mio obiettivo di percorrere tutti i 950 Km circa che mi ero prefissato, e l’ho fatto con la tranquillità necessaria a godere del paesaggio e delle località che di volta in volta mi si presentavano. E’ stata un’esperienza veramente fantastica e quindi sì, sono contento e anche soddisfatto.

Descrivici un po’ il percorso.

Sono partito da Saint Jean Pied de Port in Francia, ho attraversato i Pirenei e praticamente tutta la Spagna per giungere a Santiago de Compostela prima e Finisterre poi. Il mio obiettivo infatti era raggiungere l’oceano.

E’ un percorso complicato?

I primi tre-quattro giorni sono particolarmente impegnativi, con salite anche piuttosto ripide. Il resto del percorso è abbastanza pianeggiante anche se ovviamente qua e là sono disseminati tratti in salita. Ne ricordo una in particolare, vicino ad un paese chiamato Fromista, definita la “salita stronca pellegrini”: effettivamente, piuttosto dura!

Hai viaggiato da solo?

Quando ho capito che sarebbe stato l’anno buono per fare il Cammino, ho pensato fosse meglio affrontarlo da solo. Poi ho proposto la cosa a Daniele Gambino, un mio amico di Seveso, che ne è rimasto subito entusiasta ed ha accettato di seguirmi in quest’avventura: tra di noi si è creata una bella sintonia, resteranno memorabili le nostre lunghissime chiacchierate! Durante il Cammino hai modo comunque di conoscere un sacco di gente: a tal proposito vorrei citare Carol Hoffmann, che è stata spesso nostra ottima compagna di viaggio e ci hai poi ospitato per qualche giorno a Barcellona.

Riprendo la tua risposta per chiederti proprio come ti è venuta l’idea di fare questo viaggio?

E’ una cosa che mi ha sempre intrigato, ci pensavo già da qualche tempo. Quest’anno, vista la mia situazione lavorativa diciamo “difficoltosa”, mi sono deciso. Avevo bisogno di un periodo tutto per me, e me lo sono preso.

Dacci qualche dettaglio più “pratico”: come erano suddivise le tappe, a che ora ti svegliavi e coricavi, come mangiavi.

Avendo a disposizione circa 40 giorni tra il volo di andata (su Lourdes, poi con pullman ci si sposta a Saint Jean Pied de Port) e quello di ritorno (da Barcellona, che si raggiunge in pullman da Finisterre), mi sono preparato per fare tappe da 25-30 km al giorno. In questo modo mi sono tenuto lo spazio per passare alcuni giorni a Barcellona, città che non avevo mai visitato.

Ho trovato su internet del materiale interessante per poter pianificare il percorso, ma riservandomi la facoltà di modificarlo all’ultimo in base alle esigenze del momento.

Il Cammino è ricco di posti in cui alloggiare: strutture di frati o monaci, ostelli, case di privati messe a disposizione anche gratuitamente (i cosiddetti “donativi”). In alcuni di questi ci sono delle zone attrezzate dove si può cucinare qualcosa e dove ci si ritrova a condividere i pasti con persone di nazionalità la più diversa possibile.

Dormire in stanze da 40-50, in alcuni casi anche 80 persone non è semplice, e nemmeno i tappi possono molto, per cui io e Daniele tendenzialmente partivamo molto presto la mattina, intorno alle 6. Alla sera a letto presto, anche perché le varie strutture chiudono non oltre le 22, salvo rare eccezioni.

Durante il giorno ci cibavamo più che altro di frutta, verdura, cereali e tortilla (frittata): credo che per un po’ starò lontano dalle gallette di riso!

Con che spirito va affrontato questo viaggio?

Ognuno ha la sua filosofia. Personalmente non mi sono ostinato a macinare km sopra km, ma al Cammino ho cercato di affiancare una conoscenza dei posti che attraversavo fermandomi dove ritenevo opportuno fermarmi.

Il secondo aspetto è il rapporto con le persone che si incontrano: ciascuno ha una storia da raccontare ed è bello e coinvolgente starle a sentire. In questo modo il Cammino diventa anche un momento di condivisione delle esperienze, che si traduce in una sicura crescita personale.

Immagino si respiri un’aria particolarmente “solenne”.

Ma devo dire che la realtà è invece molto semplice, si attraversano luoghi ognuno con la sua quotidianità e non è che ovunque ci sia tutta questa solennità. Certo, il tema religioso ricorre spesso e molte volte l’atmosfera che si percepisce ti invita a fermarti un attimo, pensare e perché no, pregare.

Quali sono le sensazioni che hai provato quando finalmente hai raggiunto Santiago de Compostela?

Santiago veramente non mi ha provocato emozioni particolari, anche se è stata un’esperienza diversa. Per raggiungere la città in tempo ad evitare la grande massa di persone che percorre solo gli ultimi 100 km, abbiamo fatto una tappa notturna: siamo partiti poco prima delle 2 del mattino e siamo arrivati alle 6.30. A parte la particolarità della camminata notturna, per me è stata una tappa come un’altra: certo, la città è bella, la basilica è bellissima, l’atmosfera è unica, c’è un sacco di gente in giro ed in più, quel giorno, era il 25 agosto, c’era anche la visita della Cancelliera Angela Merkel!

A Santiago ho fatto un po’ di più il turista “classico”, ma il mio sguardo era già rivolto all’oceano: è li che volevo arrivare.

E quando sei arrivato, cos’hai provato?

Per un attimo mi sono sentito l’uomo più felice del mondo!

Eravamo lì, seduti, dopo aver camminato per quasi 1000 km, a guardare l’immensità dell’oceano: ho provato una sensazione bellissima, non so come dire, un misto di pace, emozione, appagamento. E senso di libertà.

E’ un po’ difficile da spiegare a parole, è una sensazione veramente unica, che ti resta dentro.

Pensi in futuro di fare qualche altro pellegrinaggio?

Credo proprio di sì, ci sono molti cammini interessanti in giro per il mondo.

Ti sentiresti di consigliare ai nostri lettori di intraprendere questo viaggio?

Sicuramente sì. Anche se è un viaggio un po’ inusuale e che necessita di un po’ di spirito di adattamento, lascia il segno, quindi ne vale la pena. Anzi, se qualche lettore volesse qualche informazione in più, si metta pure in contatto con me attraverso la redazione di unpaeseperstarbene.it. Sarò ben felice di dare qualche buon consiglio!

Hola Diego, e buen camino!

2 pensieri su “Buen Camino: intervista al Pellegrino Diego Fasolin”

  1. Grande Diego!!!! Mi hai dato una lezione di vita e di determinazione!!! GRAZIE !!!! Pensavo che saresti tornato stanco almeno un po… No?..
    Invece hai una energia incredibile che l’hai trasmessa in casa e ne stiamo beneficiando tutti GRAZIE ANCORA DIEGO !!!!!!!!! Di sicuro questa esperienza ti accompagnerà per tutta la vita!!!!

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