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Consigli di lettura per ottobre

bompianiUn post recente di questo sito mi ha fatto venire in mente Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino che vive in Francia. Ieri sono andato a riprendermi e a rileggere in poco più di mezz’ora (è un  libro minuscolo nelle dimensioni, ma grandioso nel suo contenuto) l’edizione apparsa da Bompiani nel 1998. Lo scrittore spiegava alla sua bambina di dieci anni che cos’è il razzismo, come nasce, perché è un fenomeno così tristemente diffuso, dando vita a un dialogo capace di trascendere i confini dell’occasione intima e famigliare e porsi come lezione di vita per tutti i lettori.

Il libro è scritto in maniera semplicissima. Ha l’obiettivo di far capire anche ai ragazzi questo tema difficile.

 Per superare l’atteggiamento anche istintivo di paura dello straniero o di presunta superiorità, la figlia chiede al padre: “Allora cosa si può fare?”. Il padre risponde: “Imparare. Educarsi. Riflettere”.

Chiaro no? Assolutamente da leggere o rileggere.

 

 

laterzaSono razzista ma sto cercando di smettere. Con questo titolo ironico, Guido Barbujani e Pietro Cheli nei Saggi Tascabili Laterza per i libri di Festival della Mente ed. 2008, provano a dare un contributo alla chiarezza sul tema del razzismo, così diffuso ormai in Italia. Ne riporto un passo illuminante:

L’intolleranza va analizzata e compresa, non si può sperare di batterla con un’intolleranza speculare, limitarsi a etichettare il razzismo come una manifestazione di istinti bassi e primitivi dei quali ogni cittadino di buon senso può solo scandalizzarsi.

C’è ovviamente anche chi si scandalizza, chi invece preferisce minimizzare, e infine chi (fra cui noi) vuole capire perché. La questione più importante, secondo noi, riguarda le conseguenze di tutto questo. Non solo quelle immediate: il problema è a lunga gittata, generazionale. I bambini delle elementari, i ragazzi delle medie, stanno crescendo in un Paese, in cui manifestazioni verbali di razzismo sono diventate comuni, sono state “sdoganate”, secondo un gergo giornalistico non privo di una sua efficacia. Quali guasti procura in chi sta crescendo, questa semina? Per chi dovrà fare i conti con un mondo ancora più multietnico dell’attuale, tutti questi begli esempi non sono certo d’aiuto. Specie in certe aree del nord del Paese, oggi si può parlar male di chi è diverso da noi senza vergogna, si possono nobilitare pensieri brutali con richiami alla tradizione e alle radici. E sappiamo tutti che quando un pensiero diventa pensabile, ci vuole poco perché diventi anche praticabile; non facciamoci cogliere di sorpresa, come gli ebrei ferraresi del Giardino dei Finzi-Contini.

 

il-giardino-dei-finzi-continiE visto che è stato citato il Giardino dei Finzi-Contini, è giunto il momento, per chi non l’ha ancora fatto, di leggere questo capolavoro di Giorgio Bassani.

All’epoca delle leggi razziali, un gruppo di giovani ebrei benestanti di Ferrara si trova escluso dai circoli sportivi, dalle biblioteche e dai luoghi di ritrovo pubblici: è l’occasione che spinge gli alteri Finzi Contini a sciogliere il proverbiale riserbo, mettendo il loro leggendario giardino a disposizione dei giovani, ebrei e non, coetanei dei figli Alberto e Micol. Il giardino diventa così un luogo sospeso, a-storico, dove lo spensierato snobismo dei suoi nobili abitanti sembra voler cancellare con la noncuranza e il disinteresse quanto sta avvenendo oltre le mura secolari che ne delimitano i confini.

 

Perchè questi suggerimenti?

Monte Marenzo è a pochi kilometri da Como e Lugano. In questi giorni una campagna pubblicitaria svizzera nel Canton Ticino, tratteggia gli immigrati come tre topi che rappresentano un piastrellista italiano, il ratto Fabrizio, che viene da Verbania; un poco raccomandabile simil-ladro romeno, il ratto Bogdan, con tanto di mascherina stile Banda Bassotti, e infine il ratto Giulio con riferimento al ministro Tremonti, con uno scudo riferito allo scudo fiscale, osteggiato da chi non voleva il ritorno di capitali nel nostro Paese. In aggiunta alle foto vi sono parole d’ordine come: “Lavoro: no all’invasione del frontalierato”, e “Sicurezza: no alla delinquenza d’importazione” “I ratti ‘invadono’ la Svizzera italiana”. Insomma i padani sono ratti e gli svizzeri usano gli stessi slogan dei padani nostrani contro di noi.

4 pensieri su “Consigli di lettura per ottobre”

  1. Ho letto recentemente un libro bellissimo di Giuseppe Pontiggia, dal titolo “Nati due volte”, c’è in biblioteca.

    Parla di diversità, diversità date da disabilità, nel suo caso, ma che si potrebbero applicare a tutte le cose che ci rendono diversi (cultura, tradizioni, religione, caratteristiche fisiche, carattere, sesso, eccetera) che permettono di discriminare.
    Vi ricordo che “discriminare”, ovvero cogliere le differenze, non sempre è negativo, significa anche cogliere le qualità che valorizzano una persona e che permettono un miglioramento di tutti, ad esempio uno studente più portato per la matematica può efficacemente aiutare un amico più portato per le materie umanistiche e viceversa.
    Pertanto le differenze non vanno negate, è inutile, perché ci sono, ma non per questo devono dar luogo a maltrattamenti o vessazioni di qualsiasi tipo.
    Vanno valorizzate affinché ci arricchiscano vicendevolmente.

    Vi cito una frase di quel libro che trovo molto pertinente: “Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde ‘razza umana’, non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.”

  2. D’accordissimo… in questo paese siamo abituati a generalizzare un po troppo le cose ed i fatti… non si accusa piu il singolo ma si finisce sempre col colpevolizzare l’insieme quando magari il 90% buono dell’insieme è completamente estraneo ai fatti. Viviamo in un mondo immerso nell’ipocrisia e purtroppo siamo anche circondati da falsi ideali che spingono le menti giovani a commettere illeciti facendo finta di perseguire idee fasulle, prive di senso e, ancor meglio, prive di responsabilità e senso civico. VERGOGNA

  3. I consigli per la lettura mi hanno ricordato uno storia e suggerito un commento (alla storia).

    «Io non sono razzista, ma cosa diresti tu se un gruppetto di donne e bambini zingari ti sfilano 70.000 lire dal portafoglio? Mi è capitato alcuni anni fa all’autogrill Foglia sull’A14.»
    «Quindi?»
    «Quindi, dico che è giusto mandarli via.»
    «Ti faccio io una domanda. Se chi ti sfila i soldi fossero brianzoli, piuttosto di zingari, come ti comporteresti?»
    «Cosa c’entra, chi mi ruba il portafoglio lo denuncio; possono essere brianzoli o romani».
    «Vedi, la differenza è proprio tutta qua. Un atteggiamento razzista è quello che fa ricadere la colpa di un singolo su tutto il popolo a cui appartiene (in questo caso i Rom), che è chiamato nella sua totalità ad espiare la pena. Mentre, se a commettere una mala azione è un componente del gruppo a cui appartiene il signore con atteggiamento razzista, quest’ultimo non si sognerebbe mai di chiedere una punizione esemplare per tutti.»

    E’ un dialogo assolutamente verosimile, che però non è avvenuto perché a vedersi sfilare le lire in quel modo è stato il sottoscritto e la Carla. Eravamo seccati, senza dubbio, ma non abbiamo nemmeno per un istante imprecato contro tutti i Rom e i Sinti del mondo, né tantomeno invocato una loro deportazione in massa.

    Come invece avviene di questi tempi a Parigi e a Milano. Nel capoluogo lombardo con impressionante frequenza il vicesindaco De Corato, petto in fuori e pancia in dentro (quest’ultima con qualche difficoltà), convoca la stampa e legge i bollettini della sua guerra ai nomadi: sgomberato il campo di via Triboniano, abbattute 74 baracche e 35 tende in Via Rubattino, eseguito 282 sgomberi su 346 programmati, 64 con l’impiego delle forze dell’ordine e gli altri a cura della polizia locale, e così via in un crescendo tripudio per le vittorie riportate (le piace giocare facile, eh?).

    I Rom vedono con angoscia avvicinarsi le elezioni comunali, perché sanno che la propaganda elettorale più efficace è passare con le ruspe sopra le loro masserizie. Soverchiate dallo sferragliare dei cingoli e dal rombo dei diesel si consumano le sofferenze dei bambini e delle donne. Le maestre rincorrono i loro scolari sparpagliati nella metropoli per riportarli a scuola e continuare i progetti educativi, i volontari non abbandonano le partorienti, la Caritas e altre associazioni ricercano ostinatamente con le istituzioni qualche accordo, per non far sprofondare la nostra umanità e la nostra civiltà al di sotto del minimo etico.

    Tutto questo dispiegamento di forze, di mezzi, di propaganda, è contro poche migliaia di persone che, storicamente e sotto qualsiasi latitudine, non hanno mai fatto una guerra, non hanno mai messo in pericolo alcun stato, non hanno mai svolto azioni terroristiche, non hanno mai invaso e affamato altri popoli. Se vogliamo dirla tutta, dobbiamo ammettere che non hanno mai rubato, non riusciranno mai a rubare, quanto sono riusciti a fare in pochi anni alcuni rispettabili e rispettati signori che operano nei santuari della finanza mondiale e nazionale.

    Non ho un finale ad effetto per questo commento, nemmeno uno consolante, oppure di poche speranze, mi interessava solo far sapere da che parte sto.

  4. su questo argomento, nello scaffale novità della biblioteca potete trovare anche
    -“NEGRI, FROCI E GIUDEI:L’ETERNA GUERRA CONTRO L’ALTRO”, di G.A. Stella,
    -“NO!- la storia di Rosa Parks”,
    -“GRAZIE! – ECCO PERCHE’ SENZA GLI IMMIGRATI SAREMMO PERDUTI” di R. Staglianò

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