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La Costituzione raccontata ai ragazzi

L’appuntamento era al ristorante del Borgo, domenica 18 dicembre alle ore 18.

Il luogo non è consueto per un evento particolarmente impegnativo come la consegna della Costituzione Italiana, però i protagonisti sono i giovani di Monte Marenzo che hanno raggiunto la maggiore età quest’anno (ritorna ancora il 18, se non è cabala questa…) che si è ritenuto più a loro agio qui rispetto al palazzo municipale.

L’idea è venuta al Gruppo Progetto Giovani del comune, pienamente condivisa dall’Amministrazione.

Nel momento in cui si diventa ufficialmente adulti, ha detto Daniel Fasolin consigliere con delega alle politiche giovanili rivolgendosi ai diciottenni, “…vuol dire essere artefici di scelte importanti per la propria vita e per la società, vuol dire maturità consapevole e costruttiva, vuol dire continuare ad adoperarsi per una vera democrazia. Con la maggiore età si acquista a tutti gli effetti lo status di cittadino della nostra Repubblica con tutti i suoi doveri ma soprattutto con i suoi diritti: e il libro fondamentale della cittadinanza è la Costituzione”.

La parola è passata al sindaco Gianni Cattaneo, che in forma ufficiale (cioè indossando la fascia tricolore), ha brevemente raccontato la storia della Costituzione italiana. Dalla dittatura fascista alla Resistenza, dalla Repubblica all’Assemblea Costituente, sino alla nascita della nazione libera e democratica che conosciamo oggi (alla fine dell’articolo il testo integrale della interessante comunicazione del sindaco).

Breve il saluto di Elio Bonanomi, presidente della sezione alpini di Monte Marenzo, che ha ricordato i sacrifici degli alpini per l’indipendenza e la dignità del Paese, ben rappresentati alla Costituzione. Il compito di Riccardo Secomandi, componente del Gruppo Progetto Giovani, è stato quello di svolgere una vera e propria lezione di diritto sugli articoli più importanti della Costituzione, soffermandosi sull’aspetto giuridico più incisivo delle costituzioni dei paesi democratici, quello che stabilisce le regole per impedire che i governi esercitino nei confronti dei cittadini un potere dispotico e illiberale.

A termine un buffet per tutti i presenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto voglio ringraziarvi di aver accettato il nostro invito. E’ la prima volta che il Gruppo di Lavoro Progetto Giovani organizza un incontro con i diciottenni per parlare della Costituzione Italiana.
E’ un evento importante, che penso sia da ripetere ogni anno, perché sono convinto faccia bene al senso civico e alla democrazia della comunità di Monte Marenzo.
Riccardo vi illustrerà gli articoli della Costituzione, io voglio solo richiamare la vostra attenzione sui valori ideali che rappresenta e sulla collocazione storica in cui è maturata.
La Carta costituzionale non è una semplice legge: è il pilastro fondamentale sul quale è stata costruita l’Italia che conosciamo e nella quale viviamo da oltre mezzo secolo. Se siamo qui come donne e uomini liberi, in una comunità solidale, uniti in un progetto comune e all’interno di istituzioni democratiche, gran parte del merito va a questo testo che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948.
Pensate a cos’era l’Italia nel periodo in cui è nata la Costituzione, cioè nel 1947 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ovunque macerie, feriti, orfani, dispersi, morti. Pensate alla disperazione ed al dolore nel vedere tutto distrutto. Venti anni di dittatura fascista e la successiva occupazione nazista, avevano sopratutto devastato la dignità di un popolo, la libertà e le regole della democrazia. Così come devastata era stata l’idea stessa di poter convivere pacificamente e nel rispetto dei diritti inalienabili della persona. Diritti propri dell’essere umano e diritti come cittadino.
In quei vent’anni nel corpo vivo della nostra società era stata immessa una tale quantità di violenza, di razzismo, di ingiustizie, di discriminazioni, che i nostri nonni si ritrovarono davanti un compito gigantesco, che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque non avesse vissuto patimenti inenarrabili.
La questione si poteva riassumere in due esigenze:
1. la prima era avviare una ricostruzione morale, civile e materiale del Paese, che fosse un nuovo progetto di vita in comune, un nuovo ordine politico e sociale fondato sulla solidarietà reciproca e sull’idea di cittadinanza;
2. la seconda era costruire una architettura economica, istituzionale, politica e culturale capace di guardare molto lontano, che tra l’altro impedisse per il futuro la rinascita di mostruosità come il nazifascismo.
Così è nata la Repubblica italiana, con questo spirito è stata scritta e promulgata la Costituzione.
Badate bene che quello che avvenne fu un vero e proprio miracolo. I 75 deputati eletti dall’Assemblea costituente per scrivere la Costituzione appartenevano a partiti e schieramenti molto diversi fra di loro. C’erano cattolici e laici, comunisti e liberali, monarchici e repubblicani, socialisti e rappresentanti delle realtà locali. Nonostante queste diversità, lavorarono assieme per dieci mesi.
Ogni parola, ogni concetto venivano discussi per ore ed ore. Alla fine della discussione ogni articolo veniva votato; se veniva approvato si passava ad un altro, altrimenti si ricominciava a discutere. Tutti gli articoli furono approvati globalmente il 2 dicembre 1947 quasi all’unanimità: 453 favorevoli e soltanto 62 contrari.
Non voglio anticipare quanto dirà Riccardo. Vi invito solo a considerare la straordinaria lungimiranza e la profondità culturale dei Principi fondamentali contenuti negli articoli che vanno dal 1° al 12°, nonché la parte che riguarda i Diritti e i Doveri, articoli dal 13° al 54°.
In questi articoli ci sono alcune parole chiave che devono guidare il nostro commino. Parole che non sempre sono state riempite di contenuti, che ancora spettano di essere pienamente acquisite nel senso quotidiano.
La Repubblica fondata sul lavoro non è ancora compiuta perché per molti il lavoro non c’è.
Ancora pesano le discriminazioni e le disparità sociale per motivi razziali, di sesso, di religione, nonché per le diverse condizioni economiche.
Di frequente trascuriamo di promuovere la cultura e la ricerca, o abbandoniamo il nostro patrimonio storico e artistico, o distruggiamo il paesaggio, come ci chiede l’art. 9.
Non sempre l’Italia ha ripudiato la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, come stabilisce l’art. 11.
Mi fermo qui. Volevo solo farvi comprendere come la nostra Costituzione ha sessant’anni, ma mantiene intatta la sua carica rivoluzionaria, la sua forza morale, e ancora oggi rappresenta la più limpida garanzia per consentirci di vivere come donne e uomini liberi, portatori di diritti e di doveri. Il problema non è quello di svecchiarla, come sostengono alcuni, semmai è quello di attuarla pienamente.
L’atto costitutivo della nostra storia recente, che oggi vi consegniamo, è il dono straordinario di una generazione che, attraverso una lotta di popolo chiamata Resistenza, che fu un autentico atto d’amore nei confronti del proprio Paese, ci ha condotto fuori dalla dittatura e dalla guerra e ha voluto metterci al riparo, attraverso la Costituzione, da questi rischi mortali. Per queste ragioni difendiamola da ogni aggressione, perché un’offesa ai suoi principi avrebbe conseguenze devastanti sulle nostre libertà, sulla nostra dignità, sulla Repubblica democratica e solidale che ci consente oggi di essere qui a parlare, a confrontarci, a ragionare sul futuro che ci appartiene.
Questo compito gigantesco è nelle vostre mani perché il tempo che verrà è il vostro tempo. Se riuscirete a dare piena attuazione alla Costituzione, questo vorrà dire che gran parte dei problemi e dei limiti che oggi viviamo li avremo risolti.

Un pensiero su “La Costituzione raccontata ai ragazzi”

  1. bellissima l’iniziativa di donare la costituzione ai ragazzi che hanno compiuto i 18 anni,mi rammarica il fatto che SOLO in 12 su 32, hanno accolto l’invito del gruppo di lavoro giovani e dall’amministrazione, e noi pensiamo che questi saranno coloro che ci guideranno in futuro? complimenti ai 18enni che hanno accolto questa opportunità e per gli altri…. dobbiamo così lavorare.

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