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La comunità degli elefanti

Si dice pedofilia e non pensi accada vicino a te, o almeno lo speri.

Poi fatti odiosi succedono e ti investono come un’auto in corsa guidata da un pirata.

La lettura dei giornali locali sconvolge le persone che iniziano ad interrogarsi, a chiedere.

La cosa che più fa arrabbiare è che qualcuno chiede se è proprio accaduto qui, o se magari le persone coinvolte sono un po’ più lontano da noi, o che siano gente venuta da altri paesi, da altre terre.

Quasi ad allontanare la possibilità che invece ciò che accade è proprio qui in paese e coinvolga gente insospettabile.

Un atteggiamento di autoprotezione o già un seme razzista? Il fatto è odioso di per sé. Al di là di chi lo compie.

Non ci interessano le cronache, non vogliamo alimentare la molla voyeristica che sempre scatta in questi frangenti.

Ma non abbiamo neppure le parole per cercare di analizzare questo fenomeno, non abbiamo gli strumenti culturali sufficienti per dare equilibrio alle nostre argomentazioni.

Quel che temiamo è che vi sia la corsa ad individuare il colpevole e gettare inevitabilmente altro dolore sulle vittime.

Gli abusi sui minori sono purtroppo sempre avvenuti e raramente uscivano dall’omertà, perché allora come ora avvenivano di frequente in famiglia. E’ ancora così o è cambiato qualcosa?

Chi compie questi gesti è un malato o è una persona malvagia?

Possiamo prevenire questi comportamenti? Con quali metodi, attraverso quali percorsi?

I mezzi di comunicazione su vicende di questo genere fanno più danni o contribuiscono ad accrescere l’attenzione e consapevolezza?

I servizi pubblici cosa possono fare, oltre a sostenere il sostegno ai minori dopo gli abusi?

Si può fare prevenzione?

Una comunità come può essere solidale senza scadere nella curiosità morbosa, o in un perbenismo di facciata?

In Redazione Angelo e Sergio discutono su questi temi e come dare risposta a questi quesiti.

Più che la nostra discussione può magari essere utile parlare con chi ne sa più di noi, con chi, per il suo lavoro, ha gli strumenti adatti per dare qualche risposta.

Ci viene in mente Rocco Briganti, che da alcuni anni  segue un progetto di prevenzione contro gli abusi sui minori promosso da Retesalute e la Cooperativa Sociale Onlus “Specchio Magico”, che tratta un argomento spesso difficile da affrontare, spinoso, e che da qui prende il nome di “Porcospini”.

 

Dar voce, non sprecare fiato!

Molto umilmente provo a raccogliere l’invito di Sergio rispetto a questo tema così spinoso.

Da diversi anni la mia coop Specchio Magico porta nelle scuole il progetto Porcospini, bambini e genitori insieme per prevenire l’abuso sessuale, progetto premiato a livello regionale più volte e lo scorso anno vincitore del bando Daphne III della Commissione Giustizia della Comunità Europea come miglior progetto europeo di prevenzione all’abuso sui minori. 2000 studenti ad oggi hanno seguito il progetto.

Tutto nasce grazie al Lions Club Val San Martino e al direttore scientifico Alberto Pellai, ideatore e creatore del modello che noi abbiamo adottato e reso “europeo”.

Il progetto ha quale obiettivo primario lo sviluppo delle LIFE SKILLS: autostima, conoscenza, consapevolezza, pensiero critico, autoaffermazione e autodeterminazione. Obiettivo indiretto, risultato o impatto è l’emersione del “non detto”.

Molto difficile confessare un abuso subito e solo il soggetto vittima ha questa possibilità. Quella di parlare.

Purtroppo del fenomeno si sparla, per voyerismo, per miserrima incapacità di empatia e comprensione del fenomeno, per una dimensione culturale moderna in cui la televisione anestetizza tutto e confonde realtà e finzione.

L’abuso sui minori è un problema reale e a noi vicino. Di pochi giorni fa un arresto proprio nel nostro territorio, arresto avvenuto grazie a chi ha avuto il coraggio di parlare!

La prima vittimizzazione è inevitabile, purtroppo, e solo bambini pronti e capaci di chiedere aiuto, di dire no, di affermarsi sono la chiave per una drastica diminuzione del fenomeno.

Il nostro paese vive una ipocrisia di fondo, costante e radicata nell’affrontare i temi di affettività e sessualità e questa ipocrisia è l’alleato principe della pedofilia.

La prevenzione si fa creando “la comunità degli elefanti”. Come gli elefanti si deve fare cerchio attorno ai bambini per farli crescere bene e in sicurezza e come i porcospini comprendere poi la giusta distanza tra protezione e autonomia nel mondo “dei grandi”.

La prevenzione è determinante, un pedofilo non è incentivato a muoversi in una comunità coesa, attenta e preparata.

Una comunità ha la responsabilità di sostenere e sostenersi vicendevolmente, non scadendo nell’inutile caccia alle streghe o ricerca di nomi e cognomi. Di fronte ad un caso nel proprio territorio si deve parlare della pedofilia e dell’abuso, non è interessante parlare della vittima specifica, perché non serve a nessuno, tantomeno proprio alla vittima.

Però è necessario discutere, approfondire e capire. Questo lo si fa conoscendo e preparando i propri figli a rapportarsi valorizzando la reciprocità, la condivisione e il rispetto di sé e degli altri.

 

Rocco

 

Le fiabe non raccontano ai bambini

che i draghi esistono

I bambini sanno già che i draghi esistono

Le fiabe raccontano ai bambini

che i draghi possono essere sconfitti

 

Fairy Tales are more than true;

not because they tell us that dragons exist,

but because they tell us that dragons can be beaten

 

Gilbert Keith Chesterton

4 pensieri su “La comunità degli elefanti”

  1. Ritengo il progetto:”Porcospini” un ottimo percorso per informare i bambini sull’abuso sessuale senza allarmare.Consiglio alle colleghe di proporlo agli alunni delle quinte della scuola primaria!

  2. Due anni fa con mio marito abbiamo partecipato ad una interessantissima giornata di studio, sul progetto Porcospini e più in generale sugli abusi sessuali sui minori: https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/porcospini-bambini-e-genitori-insieme-per-prevenire-labuso-sessuale/

    Mi piacerebbe se riusciste a riproporre la giornata.

    Le ricette giuste per evitare questi abusi temo non le abbia in tasca nessuno, ma affrontando l’argomento (non facile perché fa nascere tanta rabbia dentro, e senso di impotenza) e accettando l’idea che l’abuso possa esistere molto vicino a noi (ma senza farsi morbosamente angosciare da quest’idea), possiamo avere e dare ai bambini degli strumenti per difendersi, strumenti come la fiducia, l’amore, la sicurezza che se hanno un disagio possono raccontarcelo, noi li difenderemo e li aiuteremo sempre, e nessuno potrà mai fare loro del male.

  3. Da genitore ho seguito questo progetto. Approfondire una materia così delicata x bambini della scuola primaria è stato un grosso supporto, non solo x i nostri figli, ma anche x noi genitori.
    Complimenti allo Specchio Magico che porta nella nostra scuola questo ottimo progetto.

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