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Sul rispetto del referendum sull’acqua pubblica esigiamo coerenza e trasparenza anche in Provincia

COMUNICATO  STAMPA DEL COMITATO LECCHESE ACQUA PUBBLICA E BENI COMUNI

In relazione alla recente Conferenza dei Comuni che ha deciso la soppressione solo formale della “remunerazione del capitale investito”, inequivocabilmente sancito dall’esito referendario, esprimiamo pubblicamente le nostre valutazioni.

Non ci convince affatto la scelta a livello provinciale di sopprimere solo formalmente  questa delicata “voce” facendone  confluire  il pari importo in un fondo speciale, per finanziare investimenti urgenti in tema di depurazione o simili, in attesa che a livello nazionale venga stabilito un nuovo  metodo di calcolo tariffario.

Il pieno rispetto dell’esito referendario impone invece  di procedere con coerenza e trasparenza alla restituzione alla cittadinanza della relativa quota di pertinenza maturata a partire dal 21/7/2011.

I preposti organismi provinciali assumano poi con chiarezza decisioni tariffarie, anche eventualmente impopolari ma trasparenti, che consentano di coprire tutti gli investimenti del sistema idrico, perlomeno quelli definiti prioritari e non procrastinabili. Tutto questo nell’attesa della traduzione in legge della proposta d’iniziativa popolare del Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica che prevede cospicue quote di spesa idrica a carico della fiscalità generale.

Il gioco delle tre carte non ci piace anche se lo si dipinge come rispettoso della “sostanza” referendaria che, lo ricordiamo, ha inequivocabilmente sancito che  “l’acqua deve stare fuori dal mercato e che i profitti (remunerazione del capitale investito) devono stare fuori dall’acqua”. E a tal proposito ci preme confutare l’affermazione che l’esito referendario sostanzialmente non riguarderebbe la provincia di Lecco in quanto gli utili vengono reinvestiti. Tale interpretazione non ha nessun riscontro, il referendum aveva per oggetto l’eliminazione della remunerazione del capitale DA CHIUNQUE VENGA APPLICATA.

A lato  apprezziamo sicuramente la decisione presa di non dar corso agli aumenti tariffari previsti e nemmeno al puro adeguamento ISTAT ma tutto ciò ci sembra più derivabile, va detto con chiarezza, dal grado solo parziale di effettiva realizzazione degli investimenti previsti (circa il 63 %, aggiornato a  pochi mesi fa) che pure gravano in modo completo sulla tariffa. Se davvero la motivazione, come sostenuto, fosse quella di venire incontro alle difficoltà delle famiglie, visto l’attuale stato di pesante crisi economica, a maggior ragione si dovrebbe prevedere la tempestiva restituzione loro della quota di “remunerazione” cancellata dal referendum. Del resto l’importo complessivo di quest’ultima (circa 2,8 milioni di euro, per l’anno in corso) è sostanzialmente simile a quello a cui si dice di voler rinunciare (2,6 milioni) non applicando gli aumenti previsti.

Abbiamo anche sentito che detta restituzione produrrebbe, nei fatti , un “pesante buco” negli investimenti ma a questo proposito facciamo notare che per garantire effettivamente gli investimenti può essere sufficiente una corretta gestione finanziaria che deve prescindere dall’utile impropriamente previsto per una società d’erogazione di servizio pubblico.

Chiunque riterrebbe infatti perlomeno contraddittorio prevedere in 3 anni “risultati prima delle imposte” pari a circa 11 milioni di euro (ed un “utile d’esercizio”  di circa 6,6 ) per  poi “perderne”, agli effetti degli investimenti,  come “imposte sul reddito d’esercizio” circa 4,8 milioni. Visto peraltro che si sostiene che essendo questa una gestione pubblica non si può parlare di vero e proprio profitto (in quanto reinvestito nell’attività).

Quindi in sintesi estrema chiediamo un percorso che preveda il pieno rispetto referendario (restituzione ai cittadini della “remunerazione del capitale investito” sin qui maturato ed una sua immediata cancellazione reale) in assoluta e trasparente sostenibilità con un rinnovato e coerente conto economico pluriennale ed un adeguato piano degli investimenti infrastrutturali che tenga effettivamente conto delle urgenze.

La prima auspicabile azione di ricerca di una migliore efficienza anche e soprattutto nel settore pubblico, che ricordiamo è l’unico che può coerentemente tutelare la “funzione sociale” sottesa a servizi di primaria importanza quali quelli idrici, passa anche attraverso la razionalizzazione dei piani pluriennali.

Rammentiamo infine a tutti la nostra proposta di un “Tavolo Tecnico”, che preveda anche la presenza di esponenti dei Movimenti per l’acqua pubblica, per approfondire nell’ambito della ricerca del modello migliore d’affidamento dei servizi idrici provinciali (in scadenza ad ottobre) l’ipotesi da noi caldeggiata di un’Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico (che non deve fare utili ed aperta alla partecipazione della cittadinanza).

 

Comitato Lecchese per l’Acqua Pubblica e i Beni Comuni

c/o Arci Provinciale, via C.Cantù 18 -23900 Lecco

h2olecco@gmail.com

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